ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISOLE

Cluster : ARCIPELAGO EOLIANO

Sottobacino : SICILIA

La Canna

Scritto da : Salvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio

Data di creazione : 27/05/2021

Per citare questa versione :  PASTA, S., LO CASCIO, P. (2021). Foglio dell’isola : La Canna– Sottobacino : Sicilia. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/la-canna/

Comune Lipari
Arcipelago Aeolian Archipelago
Area (ha) 0,35
Costa (metri)
Distanza dalla costa (miglio nautico) 0,800001
Altitudine massima (metri) 225
Coordinate geografiche Latitudine 38,582222
Longitudine 14,521353
Proprietà della terra /
Organo di gestione /
Stato di protezione nazionale /
internazionale /

Descrizione


La Canna è un faraglione colonnare posto a 1,6 km di distanza dalla costa occidentale dell’isola di Filicudi; raggiunge un’altezza massima di 71 m s.l.m. e ha una superficie di 3.480 m2, circoscritta entro un perimetro costiero di circa 225 m. Formato da lave brecciate nella parte esterna e massive in quella più interna, sulle quali si osservano tracce di attività fumarolica post-eruttiva, La Canna rappresenta il neck di un centro eruttivo la cui età, secondo le più recenti datazioni radiometriche, viene stimata intorno a 29000 anni; i processi erosivi che lo hanno smantellato, dunque, sono stati particolarmente rapidi e incisivi, poiché oltre al faraglione sussistono pochi frammenti emersi di colate laviche basaltiche e basaltico-andesitiche massive o di tipo “aa”, corrispondenti ai vicini scogli Montenassari e Scoglietto. Questo gruppo micro-insulare ricade nell’isobata di –50 m ed è stato in connessione con Filicudi durante l’ultima regressione eustatica del livello marino (MIS 5). Le ripide pareti rocciose sono interrotte soltanto da una piccola cengia, posta a circa 50 m s.l.m. sul versante orientale e non più ampia di 5 m2, dove si accumula uno pseudo-suolo formato da detriti grossolani e incoerenti.

L’aspra fisiografia lo rende accessibile soltanto a chi pratica alpinismo: la prima scalata è stata compiuta nel giugno del 1973 e, da allora, l’impresa è stata ripetuta da parecchi amatori, tanto da fare includere il faraglione tra le ascensioni di maggiore interesse in Sicilia, con passaggi di media difficoltà (III grado) e uno solo più complesso (V).

Stato delle conoscenze


A partire dagli anni Settanta, gli aspetti geologici e petrografici del centro eruttivo della Canna sono stati oggetto di numerose indagini, le ultime delle quali hanno portato ad una sostanziale riconsiderazione dell’età del faraglione e degli scogli circostanti; questa, infatti, risulta sensibilmente inferiore a quella dell’isola maggiore (formatasi tra 246000 e 64000 anni fa) e la stessa ubicazione del centro, posto a Ovest di Filicudi, costituisce un’anomalia nel contesto evolutivo di tale apparato, la cui attività è progressivamente migrata da Ovest verso Est. 

A causa della sua inaccessibilità, il faraglione è rimasto invece inesplorato dal punto di vista biologico fino alla prima scalata, organizzata nel 1972 da alcuni alpinisti di Macugnaga, durante la quale è stata scoperta la presenza di una popolazione di lucertole. Nuove scalate, in particolare quelle effettuate da Sergio Cucchiara del Club Alpino Siciliano, hanno permesso la cattura degli esemplari che sono stati studiati e descritti in un primo tempo da Maria Gabriella Di Palma come nuova sottospecie di Podarcis siculus; negli anni Ottanta, nuove indagini su base elettroforetica condotte da Massimo Capula hanno invece permesso di riferire le lucertole della Canna a P. raffonei. Infine, l’associazione Nesos ha organizzato nel 2014 una nuova scalata, finalizzata alla raccolta di dati ecologici e demografici su questa popolazione. Nel corso della prospezione, compiuta da Livia Guarino e Claudia Speciale, sono stati raccolti anche dati aggiornati sulla modesta florula del faraglione. Un primo censimento della colonia di Falco eleonorae è stato condotto da Bruno Massa alla fine degli anni Settanta. Nuovi censimenti e uno studio della dieta della specie nel periodo estivo sono stati realizzati da Pietro Lo Cascio alla fine degli anni Novanta; nel corso dell’ultimo decennio, la consistenza della colonia è stata ripetutamente monitorata da questi e da Andrea Corso.

Interesse


La Canna rappresenta un caso estremo di microinsularità. La copertura vegetale è scarsa e la flora vascolare comprende soltanto 4 taxa, localizzati quasi esclusivamente sulla cengia del versante orientale: Malva veneta (Mill.) Soldano, Banfi & Galasso, Umbilicus horizontalis (Guss.) DC., Hyoseris lucida L. subsp. taurina (Pamp.) Peruzzi & Vangelisti e Dactylis glomerata L. subsp. hispanica (Roth) Nyman. La fauna vertebrata, tuttavia, riveste grande interesse per la presenza di una delle popolazioni di Podarcis raffonei (Mertens), Lacertide endemico dell’arcipelago e incluso nella Lista Rossa dell’IUCN come critically endangered (CR), per la quale recenti stime indicano una probabile consistenza di 80 individui. Un’altra specie di notevole rilievo conservazionistico è Falco eleonorae Gené, presente con 3-5 coppie nidificanti. Sul faraglione nidifica anche qualche coppia di Larus michahellis (Naumann). Gli unici dati disponibili sulla fauna invertebrata, presumibilmente scarsa, derivano dall’analisi delle feci delle lucertole e permettono di documentare la presenza di Imenotteri Formicidi, Ragni, Pseudoscorpioni, tuttavia non identificabili a livello specifico, oltre a quella del Crostaceo Isopode Lygia italica F., piuttosto frequente nella zona intertidale.

Pressioni


Trattandosi di un contesto disabitato e pressoché inaccessibile, La Canna risulta sottoposta soltanto a un modesto disturbo, principalmente connesso al traffico nautico e allo stazionamento di natanti e imbarcazioni nei pressi del faraglione, che registra un picco massimo in corrispondenza del periodo riproduttivo di Falco eleonorae; tuttavia, i dati su questa piccola colonia indicano una consistenza costante nell’arco degli ultimi due decenni, che permette di escludere un’incidenza significativa per tale fattore. L’accesso degli alpinisti può costituire invece una sensibile fonte di disturbo per la specie, ma nel complesso si tratta di episodi sporadici e non necessariamente coincidenti con la sua stagione riproduttiva; d’altra parte, le poche informazioni floristiche e faunistiche disponibili sull’isolotto si devono a iniziative di questo tipo, senza le quali oggi l’esistenza della lucertola probabilmente sarebbe rimasta ignota.

Gestione e Conservazione


La Canna ricade nel perimetro della ZPS ITA030044 “Arcipelago delle Eolie – area marina e terrestre”, per la quale è stato redatto un Piano di Gestione approvato dall’Assessorato al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con D.D.G. n. 120 dell’08/03/2013, mentre curiosamente non è inclusa in quello della ZSC ITA030024 “Isola di Filicudi”. L’isolotto è stato designato Riserva Naturale Integrale con Decreto Assessoriale n. 485 del 25/07/1997 e affidato alla gestione della Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana; di fatto, non è soggetto ad alcun tipo di controllo e di gestione da parte di tale ente, che non dispone di personale dedicato né di un presidio sulla vicina isola di Filicudi.

Bibliografia


  1. Bettineschi L., Jacchini F., Jacchini C., Pala M. & Pironi L., 1973. Cinque guide di Macugnaga sopra “La Canna” di Filicudi nelle Isole Eolie. Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 94 (11): 797-798.
  2. Corso A. & Gustin M., 2009. Status e migrazione pre-riproduttiva del falco della regina Falco eleonorae in Sicilia. Alula, 16 (1-2): 205-207.
  3. Cucchiara S., 1975. La seconda scalata alla “Canna” di Filicudi. Lo Scarpone, 45 (16): 6.
  4. Di Palma M.G., 1980. La lucertola del faraglione “La Canna” nelle Isole Eolie: Podarcis sicula cucchiarai subsp. nova (Reptilia, Lacertidae). Naturalista siciliano, 4 (1-2): 3-12.
  5. Lo Cascio P., 2000. Note sul Falco della regina, Falco eleonorae, nell’Arcipelago Eoliano (Sicilia). Rivista italiana di Ornitologia, 69 (2): 187-194.
  6. Lo Cascio P., Grita F., Guarino L. & Speciale C., 2014. A little is better than none: new insights into the natural history of the Aeolian wall lizard Podarcis raffonei from La Canna stack (Squamata Sauria). Naturalista siciliano, 38 (2): 203-214.
  7. Lo Cascio P. & Pasta S., 2020. Bio-ecological survey on the vascular flora of the satellite islets of the Aeolian Archipelago (south-eastern Tyrrhenian Sea, Italy). Pp. 21-46 in: Carapezza A., Badalamenti E., La Mantia T., Lo Cascio P., Troia A. (eds.), Life on Islands. 1 Biodiversity in Sicily and surrounding islands. Studies dedicated to Bruno Massa. Palermo: Danaus.
  8. Lucchi F., Santo A.P., Tranne C.A., Peccerillo A. & Keller J., 2013. Volcanism, magmatism, volcano-tectonics and sea-level fluctuations in the geological history of Filicudi (western Aeolian archipelago). In: Lucchi F., Peccerillo A., Keller J., Tranne C.A. & Rossi P.L. (eds.), The Aeolian Islands Volcanoes. Geological Society, Memoirs 37, London, pp. 113-153.
  9. Maurici G. & Manfrè Scuderi R., 2001. Guida ai monti d’Italia. Sicilia. CAI-TCI, Milano, 367 pp.
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ISSN 2970-2321

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Cluster : ARCIPELAGO EOLIANO

Sottobacino : SICILIA

Scoglio Faraglione

Scritto da : Salvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio

Data di creazione : 27/05/2021

Per citare questa versione :  PASTA, S., LO CASCIO, P. (2021). Foglio dell’isola : Scoglio Faraglione – Sottobacino : Sicilia. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/scoglio-faraglione/

Scoglio Faraglione (Bing Maps)
Comune Malfa
Arcipelago Aeolian Archipelago
Area (ha) 0,58
Costa (metri) 300
Distanza dalla costa (miglio nautico) 0,2
Altitudine massima (metri) 33
Coordinate geografiche Latitudine 38,579417
Longitudine 14,800797
Proprietà della terra /
Organo di gestione /
Stato di protezione nazionale /
internazionale /

Descrizione


Scoglio Faraglione sorge al centro della baia di Pollara, a 300 m circa dalla costa occidentale dell’isola di Salina; il suo toponimo, riportato nella cartografia dell’I.G.M., non corrisponde a quello vernacolare e in uso presso i locali, che è invece “Faragghiuni d’a Puddara”.

L’isolotto si estende per una superficie di 5765 m2, ha un perimetro costiero di 330 m e raggiunge un’altezza massima di 33 m s.l.m.; il versante orientale è costituito da una ripida falesia, interrotta in un tratto da un cumulo di massi franati, mentre quello occidentale digrada più dolcemente verso il mare con basse scogliere nella parte basale. 

Scoglio Faraglione rappresenta una porzione della colata di andesiti prodotta dalla prima eruzione del centro vulcanico di Punta Perciato, avvenuta intorno a 30000 anni fa; successivamente l’isolotto è stato coinvolto dagli eventi eruttivi che hanno interessato l’area, tra i quali l’episodio conclusivo dell’attività di Salina, verificatasi intorno a 13000 anni fa con l’eruzione idromagmatica del cratere di Pollara. 

La sua definitiva individualizzazione è dunque relativamente recente ed è dovuta sia all’innalzamento del livello marino che si è verificato nell’ultima fase post-glaciale, sia ai processi erosivi che hanno demolito in larga parte la formazione geologica del Perciato.

Stato delle conoscenze


Le prime informazioni di carattere naturalistico sull’isolotto sono state fornite da Luigi Salvatore d’Asburgo Lorena alla fine del XIX secolo; si tratta di un elenco floristico, piuttosto scarno, che viene ripreso da R. Mertens a proposito della descrizione della ssp. alvearioi, attualmente riferita al ciclo di popolazioni di Podarcis raffonei. La maggior parte dei dati attualmente disponibili sui popolamenti vegetali e animali di Scoglio Faraglione sono stati raccolti e pubblicati a partire dagli anni Novanta, in particolare per quanto riguarda la presenza di siti riproduttivi di Calonectris diomedea e Hydrobates pelagicus, la consistenza della popolazione, l’ecologia e lo stato di conservazione di P. raffonei.

I dati sulla geologia dell’isolotto si inquadrano in quelli complessivamente disponibili relativamente all’isola di Salina, recentemente aggiornati con la pubblicazione della nuova carta geologica ad opera dei vulcanologi dell’Università di Bologna diretti da P.L. Rossi.

Interesse


L’isolotto presenta nella parte sommitale una discreta copertura vegetale, con formazioni epi-litorali caratterizzate dalla presenza di entità endemiche della Sicilia e della Calabria come Dianthus rupicola Biv. subsp. aeolicus (Lojac.) Brullo & Minissale, della Sicilia come Matthiola incana (L.) R. Br. subsp. rupestris (Raf.) Nyman, o dell’area tirrenica come Jacobaea maritima (L.) Pelser & Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord. & Greuter, Hyoseris lucida L. subsp. taurina (Martinoli) Peruzzi & Vangelisti e Helichrysum litoreum Guss. Sulle scogliere rocciose e i cumuli di massi franati si insediano comunità di casmofite aeroaline, tra le quali Limonium minutiflorum (Guss.) O. Kuntze, endemica dell’arcipelago e del vicino promontorio di Capo Milazzo.

Scoglio Faraglione ospita una piccola colonia di Calonectris diomedea (Scopoli), la cui consistenza è stimata in 8-15 coppie, e di Hydrobates pelagicus (L.), con 1-2 coppie accertate; viene inoltre frequentemente utilizzato come posatoio da Falco eleonorae Gené, presente con una piccola colonia posta a 500 m in linea d’aria dall’isolotto sull’isola di Salina.

Una presenza faunistica di rilievo è quella di Podarcis raffonei (Mertens), Lacertide endemico dell’arcipelago; recenti stime indicano una consistenza di 200-400 individui, che rendono tale popolazione la più cospicua tra quelle riferite alla ssp. alvearioi (Mertens), distribuita – oltre che in questo sito – sul faraglione La Canna e in progressiva, costante rarefazione sull’isola di Vulcano. Sull’isolotto sono state osservati comportamenti di commensalismo tra le lucertole e Falco eleonorae, fenomeno riscontrato in poche altre località del Mediterraneo.

Tra gli invertebrati, si segnala la presenza di Tetramorium punctatum Santschi, Imenottero Formicidae noto in Italia esclusivamente per le Eolie, la Sicilia e la Calabria, il mollusco Igromiide Helicotricha carusoi Giusti, Manganelli & Crisci, appartenente all’unico genere endemico dell’arcipelago, e Monojapyx simplex (Verhoeff), solo rappresentante finora noto per le Eolie del primitivo ordine dei Dipluri.

Pressioni


Scoglio Faraglione sorge al centro di una delle baie più intensamente frequentate delle Eolie durante la stagione estiva; nel periodo compreso tra giugno e settembre, si contano quotidianamente persino centinaia di natanti e imbarcazioni che sostano nello specchio acqueo che circonda l’isolotto, dove l’accesso dei visitatori peraltro risulta abbastanza agevole e non soggetto ad alcuna limitazione. Il disturbo connesso alla massiccia presenza di bagnanti e mezzi nautici potrebbe essere una delle cause dello scarso successo riproduttivo accertato per Hydrobates pelagicus durante l’ultimo decennio.

Uno studio sullo stato di conservazione di Podarcis raffonei ha indicato come l’incremento di Larus michahellis (Naumann), che tra il 1995 e il 2005 ha raddoppiato il numero di coppie nidificanti sull’isolotto, rappresenti una potenziale minaccia per la specie; per quanto non soggetta a disturbo diretto, l’aumento dei nidi e il calpestio prodotto dai gabbiani ha infatti determinato un sensibile deterioramento della struttura della vegetazione nella parte sommitale, favorendo l’ingresso erbe annuali (perlopiù Asteracee e Poacee) e di specie ipernitrofile come Mesembryanthemum nodiflorum L., che si consorziano dando vita a prati radi dove le lucertole risultano maggiormente soggette al rischio di predazione (p.e. da parte di Falco tinnunculus L.).

La presenza dei gabbiani costituisce una potenziale minaccia anche per gli uccelli marini nidificanti nell’isolotto (Calonectris diomedea e soprattutto Hydrobates pelagicus), che possono subire episodi di predazione.

Gestione e Conservazione


L’isolotto non è stato incluso nel perimetro delle Zone Speciali di Conservazione designate per la vicina isola di Salina, e addirittura nemmeno in quello della ZPS ITA030044 che copre buona parte della superficie terrestre e marina dell’arcipelago; nonostante tale anomalia sia stata evidenziata più volte in letteratura e ribadita nel Piano di Gestione dei suddetti siti della Rete Natura 2000 (approvato dall’Assessorato al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con D.D.G. n. 120 dell’08/03/2013), ad oggi non è stato adottato nessun provvedimento correttivo per sanare quella che può essere definita a dir poco una situazione paradossale. Allo stesso modo, Scoglio Faraglione non ricade nel perimetro dell’area protetta designata per Salina, la Riserva Naturale Orientata “Le Montagne delle Felci e dei Porri”. Il sito, pertanto, non risulta sottoposto a nessun vincolo e a nessun tipo di gestione.

Bibliografia


  1. Delaugerre M., Grita F., Lo Cascio P. & Ouni R., 2012. Lizards and Eleonora’s Falcon (Falco elonorae Gené, 1839), a Mediterranean micro-insular commensalism. Biodiversity Journal, 3 (1): 3-12.
  2. Fasciolo A., Blasi M., Massa B. & Dell’Omo G., 2014. Spostamenti di foraggiamento delle berte maggiori nidificanti nelle Isole Eolie. In: Tinarelli R., Andreotti A., Baccetti N., Melega L., Roscelli F., Serra L. & Zenatello M. (eds.), Atti XVI Convegno Italiano di Ornitologia. Scritti, Studi e Ricerche di Storia Naturale della Repubblica di San Marino, pp. 354-356.
  3. Lo Cascio P., 2006. Aspetti ecologici e problemi di conservazione di una popolazione di Podarcis raffonei (Mertens, 1952) (Reptilia: Lacertidae). Naturalista siciliano, 30 (3-4): 495-521.
  4. Lo Cascio P., 2007. Nuovi dati sulla nidificazione di Hydrobates pelagicus nell’Arcipelago Eoliano (Tirreno meridionale). Rivista italiana di Ornitologia, 77 (1): 59-60.
  5. Lo Cascio P., 2016. Marine birds of the Aeolian Archipelago, South Tyrrhenian Sea: present status and conservation. In: Yésou P., Sultana J., Walmsley J. & Azafzaf H. (eds.), Conservation of marine and coastal birds in the Mediterranean. Proceedings UNEP-MAP-RAC/SPA Symposium (Hammamet, 20-22 February 2015). RAC/SPA-AAO-BirdLife Tunisia-Medmaravis, pp. 96-99.
  6. Lo Cascio P. & Navarra E., 2003. Guida naturalistica alle Isole Eolie. La vita in un arcipelago vulcanico. L’Epos, Palermo, 265 pp.
  7. Lo Cascio P. & Pasta S., 2020. Bio-ecological survey on the vascular flora of the satellite islets of the Aeolian Archipelago (south-eastern Tyrrhenian Sea, Italy). Pp. 21-46 in: Carapezza A., Badalamenti E., La Mantia T., Lo Cascio P., Troia A. (eds.), Life on Islands. 1 Biodiversity in Sicily and surrounding islands. Studies dedicated to Bruno Massa. Palermo: Danaus.
  8. Lucchi F., Gertisser R., Keller J., Forni F., De Astis G. & Tranne C.A., 2013. Eruptive history and magmatic evolution of the island of Salina (central Aeolian archipelago). In: Lucchi F., Peccerillo A., Keller J., Tranne C.A. & Rossi P.L. (eds.), The Aeolian Islands Volcanoes. Geological Society, Memoirs 37, London, pp. 155-211.
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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
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ISLA

Cluster : Cap Creus

Subcuenca : ESPAÑA

Illa de Massa d'Or

Autores :

Gerard CARRION (Parque Natural de Cap de Creus)

Fecha de creación : 31/12/17

 

Para citar esta versión : CARRION, G. (2017). Ficha isla : Isla de Massa d’Or– Subcuenca : España. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/iles/fiche-ile-illa-de-massa-dor/

illa Massa d'Or
Ayuntamiento Cadaques
Archipiélago
Superficie (ha) 0.7449
Lineal costero (metros) 338
Distancia a la costa (Millas Náuticas) 0.40226
Altitud máxima (metros) 16
Coordenadas geográficas Latitud 42,319869
Longitud 3,331938
Propiedad Privada , Pública
Organismo gestor Institución pública ‘Parque Natural del Cabo Creus’
Figura de protección nacional Parque natural (ES), 1998

Reserva marina (ES), 1998

internacional ASPIM, 2001

Lugar de Importancia
Comunitaria LIC, 1997


Descripción general


La isla de Massa d’Or, o Sa Rata, es una isla con una forma un poco más larga que ancha (130x90m), con un relieve muy particular que da un perfil que tiene una gran semejanza con un roedor, y de ahí viene su nombre lugareño de Sa Rata.  Massa d’Or también tiene su origen en el brillo que les dan las láminas de mica incrustadas con los reflejos del sol.

Se trata del extremo más oriental de la Península Ibérica, sometido a fuertes corrientes, vientos y temporales que lo sacuden por todos lados. Esta ubicación es la que ha dado una protección inmejorable a la isla y sus importantes valores naturales submarinos.

Este roquedo sobresale a la superficie de los 50m de profundidad del entorno próximo.

Estado de conocimiento


Gorgonia roja (Paramuricea clavata), una de las especies que forman estructura en las paredes de la isla. (Autor : Universitat de Barcelona)

El interés principal de esta isla son sus paredes y fondos marinos, y por eso fue incluida en la Reserva Natural Parcial de Cap de Creus a partir de su creación en 1998. La parte emergida está protegida bajo la figura de Reserva Natural Integral, de forma que sólo se puede acceder a ella por finalidades científicas o de gestión.

Medio terrestre : Aunque no tenemos conocimiento de la realización de un inventario sistemático, sí conocemos las especies que lo pueblan, que veremos en el siguiente apartado.

Hasta la fecha no se ha realizado un monitoreo sistemático, pero sí visitas puntuales para poder detectar la presencia de animales y plantas.

 

Medio marino: Es la que tiene un mayor interés, con unos fondos rocosos y unas corrientes que determinan el hábitat inmejorable para formaciones de coralígeno con gorgonias y unas poblaciones de peces que hacen de la inmersión en esta isla una cita ineludible para los aficionados al buceo.

La parte occidental tiene una pendiente mucho más suave que la oriental, donde llegamos a profundidades de unos 50 m entre el litoral y la isla, y a unos 70m en su cara externa.

El Parque Natural realiza un monitoreo sistemático de los diversos elementos biológicos de interés.

Valores relevantes


PRESENCE DE BATI PATRIMONIAL - non

Colonias de coral rojo (Corallium rubrum), especie explotada desde hace milenios por su interés en joyería. (Autor : Universitat de Barcelona)

Culturales : El fondo de la isla aloja todavía algunos barcos hundidos que amplían el patrimonio arqueológico sumergido de la zona de Cap de Creus; algunos datan de tiempos de los romanos, otros medievales, y hasta un submarino alemán que fue torpedeado durante la Primera Guerra Mundial.

 

Geológicos : La isla, como la zona circundante, es un conjunto metamórfico con numerosos ejemplos de erosión alveolar y micropliegues de las rocas filonianas que se encuentran en medio de los esquistos.

 

Biodiversidad terrestre : Hemos detectado la nidificación de gaviota patiamarilla (Larus michahellis) y vencejo pálido (Apus pallidus). Durante el periodo de migración podemos encontrar sedimentados un gran número de especies que se encuentran en paso y que encuentran aquí un punto de descanso tranquilo, como reyezuelo (Regulus regulus), codorniz (Coturnix coturnix), aves limícolas, críalo (Clamator glandarius)… No hay rastros de ocupación de mamíferos ni de reptiles, y tampoco se encuentran plantas vasculares de forma permanente.

 

Biodiversidad marina : Se trata de una zona de pendientes importantes que rápidamente llega a profundidades considerables superiores a los 70 m, poblados de comunidades de coralígeno, con unas formaciones de gorgonias en muy buen estado de conservación. Podemos encontrar importantes comunidades piscícolas de especies vulnerables, y también es visitado frecuentemente por algunas especies de peces pelágicos como túnidos, o incluso mamíferos marinos locales como el delfín listado (Stenella coeruleoalba), y otros en migración como el rorcual común (Balaenoptera physalus).

Sin duda, esta biodiversidad tiene relación directa con la ubicación (el extremo oriental de la Península Ibérica) y las importantes corrientes que azotan esta zona. Las corrientes dominantes son la de Levante, también conocida como Agua sucia por los pescadores y buceadores por los nutrientes que aporta del Golfo de León, y la de Ábrego, también conocida como Agua limpia por la población local porque es mucho más pobre en nutrientes.

Massa d’Or también ha destacado por su rico patrimonio en coral rojo (Corallium rubrum), que por su ubicación y riqueza en nutrientes ha dado colonias muy grandes y de gran calidad para su transformación en enseres de joyería. Ha sido explotado desde tiempos de los romanos, pero sobre todo desde mediados del siglo XX, con la aparición de la escafandra autónoma. Se detecta que el recurso en todo el Parque Natural de Cap de Creus está sobreexplotado y con cierta importancia de las capturas furtivas, ya sea por falta de licencia o por picar colonias de medidas inferiores a les permitidas.

Amenazas


Capturas realizadas por un pescador furtivo dentro de Reserva Natural Parcial de Cap de Creus (Autor : Parc Natural de Cap de Creus).

Medio terrestre : No tiene amenazas a destacar, más allá de las visitas que pueda tener aunque esté totalmente prohibido el acceso.

 

Medio marino :

Pesca furtiva : Aunque esté totalmente prohibida la pesca submarina dentro de Reserva Natural Parcial, se detectan algunas afectaciones por pesca furtiva con esta técnica, como la desaparición de algunos individuos de especies vulnerables.

Pesca recreativa con caña : Aunque está permitida la pesca desde embarcaciones, se detectan numerosos residuos de esta actividad como sedales, plomos…

Extracción de coral rojo: Se trata de un recurso pesquero muy reglamentado pero que tiene una afectación importante por furtivismo, extracción de tallas pequeñas, eliminación del sustrato (que elimina la posibilidad de recuperación de la colonia), que desemboca en una situación de sobreexplotación del recurso en el conjunto del Parque Natural de Cap de Creus.

Gestión y conservación


 

La vigilancia es fundamental para proteger les valores del espacio (Autor: Cos d’Agents Rurals). (esta imagen no está tomada en esta isla)

Medio terrestre : Desde la aprobación de la ley de declaración del Parque, en 1998, la isla goza de la figura de protección de Reserva Natural Integral, cosa que prohíbe su acceso excepto por motivos pedagógicos, científicos o de gestión.

Medio marino: Desde 1998 la zona circundante está protegida bajo la figura de Reserva Natural Parcial. De forma recurrente se realizan estudios de seguimiento de las comunidades que habitan esta zona del Parque. Es indispensable disponer de una buena vigilancia mediante guardería marina fija a lo largo de todo el año.

Bibliografía básica de consulta


  1. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2007. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2001-2005.

  2. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2010. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 1950-2000.
  3. Plujà i Canals, Arnald; Albertí i Maurici, Joan. 2012. Les illes del Cap de Creus.
  4. Pozo, M., Reviriego, B., Llop, J., Mena, I. i Mir, F., 2012. “Seguiment de la
  5. Biodiversitat Marina al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter i al Parc Natural de Cap de Creus 2009-2012. Memòria de resultats 2012” Contracte nº A 04.09.018 amb la Generalitat de Catalunya. Departament de Medi Ambient i Habitatge. Servei de Parcs. Centre Balear de Biologia Aplicada, Mallorca.
  6. Hereu B, Romero J, Díaz D, Aspillaga E, Capdevila P, García-Rubies A, Garrabou J, Linares C, López-Sendino P, Martínez-Ricart A, Mascaró O, Montero I, Pérez M, Sanmartí N, Zabala M. 2014. Seguiment de la biodiversitat marina al Parc Natural de Cap de Creus i al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter. Informe 2014. Contracte nº AG-2014-654 amb la Generalitat de Catalunya. Departament d‘Agricultura, Ramaderia, Pesca, Alimentació i Medi Natural. Servei d’Espais Naturals Protegits.
  7. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2015. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2006-2010.

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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISLA

Cluster : Cap Creus

Subcuenca : ESPAÑA

Isla Messina

Autores :

Gerard CARRION (Parque Natural de Cap de Creus)

Fecha de creación : 31/12/17

 

Para citar esta versión : CARRION, G. (2017). Ficha isla : Isla Messina – Subcuenca : España. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/iles/fiche-ile-isla-messina/

illa Messina
Ayuntamiento Cadaques
Archipiélago
Superficie (ha) 0.6334
Lineal costero (metros) 331
Distancia a la costa (Millas Náuticas) 0.478942
Altitud máxima (metros)
Coordenadas geográficas Latitud 42,291747
Longitud 3,308724
Propiedad Privada , Pública
Organismo gestor Institución pública ‘Parque Natural del Cabo Creus’
Figura de protección nacional Parque natural (ES), 1998
internacional ASPIM, 2001

Lugar de Importancia
Comunitaria LIC,


Descripción general


Se trata de un conjunto de diez islotes situados a un quilómetro del litoral. La isla mayor también es conocida como Illa Plana en Cadaqués. Debido a su ubicación ha sido causa de accidente para muchos buques, aunque su principal interés se encuentra en los fondos submarinos de su entorno.

Estado de conocimiento


Esponja (Aplysina aeromorpha) y estrella de mar roja (Echinaster sepositus), algunas de las especies presentes en los fondos de la isla (Autor: Universitat de Barcelona)

De gran importancia por su riqueza submarina, fue incluida al Parque Natural de Cap de Creus a partir de su creación en 1998.

 

Medio terrestre : Aunque no tenemos conocimiento de la realización de un inventario sistemático, sí conocemos la nidificación de más de diez parejas (en 2015) de gaviota patiamarilla (Larus michahellis).

 

Medio marino : Tenemos conocimiento de las formaciones del fondo y las paredes de la cara externa del pequeño archipiélago

Valores relevantes


PRESENCE DE BATI PATRIMONIAL - non

Cormoranes moñudos (Phalacrocorax aristotelis) junto a gaviotas patiamarillas (Larus michahellis). (Autor : Parc Natural de Cap de Creus)

Culturales : Ha sido un punto de interés para la pesca, como muestra su toponimia: con nombres como las modalidades pesqueras utilizadas (Peixet del Moro, por ejemplo) o el personaje que la frecuentaba (como la Punta del Bisbe). Además, ha sido la causa que muchas embarcaciones se hayan ido a pique desde la Antigüedad, de forma que los fondos circundantes cuentan con diversos restos arqueológicos subacuáticos de una amplio abanico cronológico: desde la Época Clásica hasta la Moderna, pasando por la Medieval.

 

Geológicos : Formada por rocas metamórficas esquistosas con biotita y filita, que presentan un elevado grado de erosión de tipo alveolar por su exposición al mar y la tramontana.

 

Biodiversidad terrestre : En su parte emergida no tenemos conocimiento de la presencia de animales pero sí la nidificación de gaviota patiamarilla (Larus michahellis). También tiene importancia como punto de reposo nocturno o durante las migraciones de diversas especies de aves. En verano también es utilizado como punto de recogimiento por grupos de hasta 100 ejemplares de cormorán moñudo (Phalacrocorax aristotelis).

En cuanto a la flora, existen algunas especies adaptadas a la sal, el viento, y el guano, como el blet (Chenopodium album) y la verdolaga (Portulaca oleracea), pero mayoritariamente tiene un carácter pétreo.

 

Biodiversidad marina : Se trata de una zona que, entre el litoral y la isla, atañe profundidades de 30-35m, con unas formaciones de Maërl que son escasas en el resto del Parque. En la cara externa de las islas podemos encontrar algunas paredes verticales submarinas pobladas de comunidades de precoralígeno y, en menor medida, coralígeno, con unas formaciones de briozoos en buen estado de conservación. Podemos encontrar especies piscícolas de interés, algunas con carácter vulnerable, pero no tanto como en las zonas protegidas bajo la figura de Reserva Natural Parcial próximas.

Amenazas


Los artes de pesca abandonados son una de las presiones que encontramos en la zona (Autor : Universitat de Barcelona).

Medio terrestre :

No tiene amenazas a destacar, seguramente debido al escaso interés que puede tener y la dificultad de acceso.

 

Medio marino :

Sobreexplotación de la Pesca : Ni la pesca profesional artesanal (trasmallo) ni la deportiva desde embarcación (fusil submarino, fondo, curricán, volantín…) cuenta con regulación específica efectiva para el área. Es posible que ésta sea una de las causas por las que la ictiofauna no alcance mayor importancia. Además, se acumulan residuos de esta actividad como sedales, plomos, arpones… es una de las zonas donde se puede extraer coral rojo (Corallium rubrum) por personas con licencia específica cumpliendo la normativa sectorial.

Gestión y conservación


Isla Messina, también llamada Illa Plana, para algunos tiene forma de dragón (Autor : Parc Natural de Cap de Creus).

Medio terrestre : Desde la aprobación de la ley de declaración del Parque, en 1998, la isla y su entorno goza de la figura de protección de Parque Natural.

 

Medio marino : Desde 1998 la zona circundante está protegida bajo la figura de Parque Natural. De forma recurrente se realizan estudios de seguimiento de las comunidades que habitan esta zona del Parque. Es indispensable disponer de una buena vigilancia mediante guardería marina fija.

Bibliografía básica de consulta


  1. Plujà i Canals, Arnald. 1996. Estudi del Cap de Creus. La costa. Diccionari toponímic, etimològic i geogràfic.
  2. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2007. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2001-2005.
  3. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2010. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 1950-2000.
  4. Plujà i Canals, Arnald; Albertí i Maurici, Joan. 2012. Les illes del Cap de Creus.
  5. Pozo, M., Reviriego, B., Llop, J., Mena, I. i Mir, F., 2012. “Seguiment de la
  6. Biodiversitat Marina al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter i al Parc Natural de Cap de Creus 2009-2012. Memòria de resultats 2012” Contracte nº A 04.09.018 amb la Generalitat de Catalunya. Departament de Medi Ambient i Habitatge. Servei de Parcs. Centre Balear de Biologia Aplicada, Mallorca.
  7. Hereu B, Romero J, Díaz D, Aspillaga E, Capdevila P, García-Rubies A, Garrabou J, Linares C, López-Sendino P, Martínez-Ricart A, Mascaró O, Montero I, Pérez M, Sanmartí N, Zabala M. 2014. Seguiment de la biodiversitat marina al Parc Natural de Cap de Creus i al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter. Informe 2014. Contracte nº AG-2014-654 amb la Generalitat de Catalunya. Departament d‘Agricultura, Ramaderia, Pesca, Alimentació i Medi Natural. Servei d’Espais Naturals Protegits.
  8. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2015. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2006-2010.
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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
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ISLA

Cluster : Cap Creus

Subcuenca : ESPAÑA

Illa de Portaló

Autores :

Gerard CARRION (Parque Natural de Cap de Creus)

Fecha de creación : 31/12/17

 

Para citar esta versión : CARRION, G. (2017). Ficha isla : Illa de Portaló – Subcuenca : España. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/iles/fiche-ile-illa-de-portalo/

Ayuntamiento Cadaques
Archipiélago
Superficie (ha) 0.926
Lineal costero (metros) 582
Distancia a la costa (Millas Náuticas) 0.0345572
Altitud máxima (metros) 27.9
Coordenadas geográficas Latitud 42,332781
Longitud 3,286272
Propiedad Privada , Pública
Organismo gestor Institución pública ‘Parque Natural del Cabo Creus’
Figura de protección nacional Parque natural (ES), 1998
internacional ASPIM, 2001

Lugar de Importancia
Comunitaria LIC, 1997


Descripción general


Con unas medidas de 150×120 metros, se trata de una de las islas más escarpadas de Cap de Creus, situada a unos 100 m de la costa en el punto más próximo a ella. Situada en la Mar d’Amunt de Cap de Creus, en término de Cadaqués, ha sufrido una gran erosión producida por el mar y la tramontana.

Estado de conocimiento


Fondos de gorgonia blanca (Eunicella singularis), una de las especies formadoras de hábitat (Autor: Universitat de Barcelona)

De gran interés, primero por la pesca en la bahía que le da nombre y después por su paisaje, fue incluida en la Reserva Natural Integral de Cap de Creus a partir de su creación en 1998.

Medio terrestre: aunque no tenemos conocimiento de la realización de un inventario sistemático, sí conocemos las especies que lo pueblan. No sabemos de la presencia de especies animales establecidas, ni la nidificación de aves.

Medio marino: no conocemos con precisión las formaciones del fondo, más allá de la gran profundidad a la que se llega a poca distancia: hasta 80m a menos de 100m de la isla. Cabe destacar el gran interés que tiene por sus comunidades de coralígeno y especies asociadas, como las gorgonias, a partir de cierta profundidad.

Valores relevantes


PRESENCE DE BATI PATRIMONIAL - non

Hinojo marino (Crithmum maritimum), una de las pocas especies que pueden vivir en las duras condiciones de esta isla (Autor : Parc Natural de Cap de Creus)

Culturales : Se trata de uno de los topónimos más antiguos de Cadaqués y que hace referencia a su geografía, puesto que deriva de Porto Longo o Port Calo. Desde tiempos inmemoriales Portaló ha sido una zona de gran interés para la ancestral pesca de l’encesa por los pescadores de Cadaqués, la bahía siempre era de las áreas más preciadas durante los sorteos para decidir dónde podían ir a pescar. Su plataforma sumergida, a gran profundidad, cuenta con gran cantidad de pecios romanos y griegos, así como otros ocurridos posteriormente (como la galera L’Annunziata, de 1654, o el Woodside, una goleta naufragada en 1884 en su viaje de Francia a Gran Bretaña, i que se conserva en el fondo como biótopo artificial cubierto de gorgonias).

 

Geológicos : Formada por rocas metamórficas esquistosas con un elevado grado de erosión de tipo alveolar por su exposición al mar y la tramontana que la hace muy escarpada y con unas rocas afiladas como cuchillos.

 

Biodiversidad terrestre : En su parte emergida sólo tenemos conocimiento de la presencia de cormorán moñudo (Phalacrocorax aristotelis), y algunos inviernos es un punto de descanso para los cormoranes grandes (Phalacrocorax carbo); no hemos detectado la nidificación de aves. Sí existen algunas especies de flora adaptadas a la sal y el viento, como la salsona (Inula crithmoides) o el fonoll marí (Crithmum maritimum); asimismo podemos encontrar especies adaptadas a una elevada concentración de nitrógeno, como la malva d’arbre (Lavatera arborea), que debe su nombre a las medidas que puede llegar a tener, el blet blanc (Chenopodium album) y la verdolaga (Portulaca oleracea), y otras ruderales como la cosconilla (Reichardia picroides) o el lletsó fi (Sonchus tenerrimus).

 

Biodiversidad marina : Se trata de una zona que rápidamente atañe profundidades considerables superiores a los 50m, de forma que el sustrato de roca tiene unas pendientes importantes pobladas de comunidades de precoralígeno y coralígeno, con unas formaciones de briozoos en muy buen estado de conservación, así como gorgonias rojas (Paramuricea clavata) y esponjas. Asimismo, también se encuentra uno de los bancos de Maërl del Parque. Podemos encontrar especies piscícolas de interés como el sargo real (Diplodus cervinus), la mojarra (D. vulgaris) o la cabrilla (Serranus cabrilla), entre muchos otros, así como decápodos.

Amenazas


Medio terrestre : No tiene amenazas a destacar, seguramente debido a su relevo y situación geográfica.

Los artes de pesca abandonados son una de las presiones que encontramos en la zona (Autor : Universitat de Barcelona).

Medio marino :

Sobreexplotación de la Pesca : Ni la pesca profesional artesanal (trasmallo) ni la deportiva desde embarcación (fusil submarino, fondo, curricán, volantín…) cuenta con regulación específica efectiva para el área. Es posible que ésta sea una de las causas por las que la ictiofauna no alcance mayor importancia. Además, se acumulan residuos de esta actividad como sedales, plomos…

Gestión y conservación


Las tareas de información a los usuarios son fundamentales para que los usuarios conozcan las regulaciones imperantes en una zona de alta protección del medio natural (Autor : Parc Natural de Cap de Creus).

Medio terrestre : Desde la aprobación de la ley de declaración del Parque, en 1998, la isla goza de la figura de protección de Reserva Natural Integral, cosa que prohíbe su acceso excepto por motivos pedagógicos, científicos o de gestión.

 

Medio marino : Desde 1998 la zona circundante está protegida bajo la figura de Parque Natural. De forma recurrente se realizan estudios de seguimiento de las comunidades que habitan esta zona del Parque.

Bibliografía básica de consulta


  1. Plujà i Canals, Arnald. 1996. Estudi del Cap de Creus. La costa. Diccionari toponímic, etimològic i geogràfic.

  2. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2007. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2001-2005.
  3. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2010. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 1950-2000.
  4. Plujà i Canals, Arnald; Albertí i Maurici, Joan. 2012. Les illes del Cap de Creus.
  5. Pozo, M., Reviriego, B., Llop, J., Mena, I. i Mir, F., 2012. “Seguiment de la
  6. Biodiversitat Marina al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter i al Parc Natural de Cap de Creus 2009-2012. Memòria de resultats 2012” Contracte nº A 04.09.018 amb la Generalitat de Catalunya. Departament de Medi Ambient i Habitatge. Servei de Parcs. Centre Balear de Biologia Aplicada, Mallorca.
  7. Hereu B, Romero J, Díaz D, Aspillaga E, Capdevila P, García-Rubies A, Garrabou J, Linares C, López-Sendino P, Martínez-Ricart A, Mascaró O, Montero I, Pérez M, Sanmartí N, Zabala M. 2014. Seguiment de la biodiversitat marina al Parc Natural de Cap de Creus i al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter. Informe 2014. Contracte nº AG-2014-654 amb la Generalitat de Catalunya. Departament d‘Agricultura, Ramaderia, Pesca, Alimentació i Medi Natural. Servei d’Espais Naturals Protegits.
  8. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2015. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2006-2010.
  9. http://marenostrum.org/buceo/pecios/woodside/indexc.htm

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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISLA

Cluster : Cap Creus

Subcuenca : ESPAÑA

Illa de Portlligat

Autores :

Eduardo MINGUEZ (Consultor – Programma PIM) & Maria GUIRADO (Técnica de Patrimoni Natural de la diputació de Girona)

Fecha de creación : 31/12/17

 

Para citar esta versión : GUIRADO, M., MINGUEZ, E. (2017). Ficha isla : Isla de Portlligat– Subcuenca : España. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/iles/fiche-ile-illa-de-portlligat/

fotografia general de la isla de Portlligat
Ayuntamiento Cadaques
Archipiélago
Superficie (ha) 7.7968
Lineal costero (metros) 2176
Distancia a la costa (Millas Náuticas) 0.0145788
Altitud máxima (metros) 18.2
Coordenadas geográficas Latitud 42,292508
Longitud 3,295234
Propiedad Pública
Organismo gestor Gestión de la isla: Parque natural de Cap de Creus i Diputació de Girona (somos propietarios y gestionamos el espacio conjuntamente con el Parque), 2000
Figura de protección nacional Parque natural (ES), 1998
internacional ASPIM, 2001

Lugar de Importancia
Comunitaria LIC, 1997


Descripción general


En el extremo oriental del Cap de Creus, en la bahía de Portlligat, a unos 30 m de la línea de costa, se encuentra la Illa de Portlligat, de forma triangular y con una superficie de 8,9ha. con una altitud media de unos 10m y sin superar los 18,2m de cota. Antiguamente se la conocía en Cadaqués como l’Illa del Correu, pues vivía en ella un cartero. Desde 1847 hasta 1995 la isla fue privada y sometida a producción agrícola y ganadera, habiendo una casa, y otras edificaciones. En 1995 la Diputació de Girona la compra con la finalidad de preservar sus valores naturales de la especulación urbanística del momento, puesto que todavía no existía la figura del Parque Natural.  Posteriormente, en 1997, la Diputació de Girona derriba los edificios existentes. No es hasta el año 2006 que se inician inventarios florísticos de la isla por encargo del Parc Natural de Cap de Creus. A partir del año 2008, la Diputació de Girona gracias a un convenio de colaboración con la Fundación Bancaria “la Caixa”, pone en marcha un proyecto de regeneración paisajística y recuperación de la vegetación autóctona. 

Estado de conocimiento


Antiguas edificaciones de la isla y embarcadero (años 70-80), desaparecidos en la actualidad.

Isla privada hasta 1995. Es a partir de la adquisición por parte de la Diputació de Girona cuando se realizan los primeros estudios (PLUJÀ, A., 1996; GUIRADO, 2006, PLUJÀ &  ALBERTÍ, 2012) y actuaciones de gestión (TRUYOL, 2008; GÓMEZ et al., 2010; BISBE, 2012, GUIRADO 2014). 

Valores relevantes


PRESENCE DE BATI PATRIMONIAL - non  

 

 

 

 

 

 

 

Armeria ruscinonensis es una de las especies mas representativas del Hábitat de Interés Comunitario 1240 presente en la Isla.

Culturales : A partir de 1930 el pintor Salvador Dalí va adquiriendo en la bahía de Portlligat unas barracas de pescadores que acondiciona y junta para crear la casa en la que residió hasta 1982 (actual Casa Museo de Salvador Dalí). El pintor consideraba la cala como <<l’indret més bonic del món>> (PLUJÀ, 1996), y lidera lo que tal vez sea la primera iniciativa para la conservación en Cap de Creus, creando un Patronato de Protección y la declaración de  Paisaje Pintoresco (BOE nº 332, 28-11-1953).

La Illa de Portlligat perteneció al Comte d’Empúries, y tras pasar por diversas manos privadas fue adquirida por la Diputació de Girona. Hasta entonces se alzaban en la isla varios edificios: en el embarcadero, una casa de dos plantas, una caseta para el aguardo de embarcaciones y una torre cilíndrica de piedra. Más adentro había un corral y otro edificio. Todos ellos fueron derribados.

 

Geológicos : Esquistos y fillitas. Al norte, frente a la Illa Farnera, biotitas y esquistos verdes, con algún mármol. Betas de cuarcita.

 

Biodiversidad terrestre :

Fauna : Por su proximidad con la costa comparte fauna con la península: Musaraña común (Crocidura russula), Topillo mediterráneo (Microtus duodecimcostatus), lagartija colilarga (Psammodromus algirus), Salamanquesa común (Tarentola mauritanica),  Culebra bastarda (Malpolon monspessulanus). Entran a la isla garduñas (Martes foina) y jabalies (Sus scrofa) que depreda en la colonia de gaviotas patiamarillas (Larus michaellis). La Curruca mirlona (Sylvia hortensis) nidifica en la isla.

Flora : Pese a que la isla es bastante plana, presenta una gran diversidad de calas y microambientes. La flora endémica fue relegada por la invasora Uña de gato (Carpobrotus edulis) a la parte norte y oeste de la Isla, donde se concentran las poblaciones de Armeria ruscinonensis i diversos Limonium. Debido a las labores agrícolas de hasta mediados del s.XX, la isla apenas cuenta con maquias desarrolladas, aunque quedan ejemplares dispersos de Enebro (Juniperus oxycedrus) y lentisco. A pesar de la gran ocupación de los hábitats naturales de la isla por parte de la especie invasora Carpobrotus sp., los inventarios florísticos realizados entre el 2006 y el 2010 muestran una gran diversidad de flora autóctona, mucha de ella de gran interés de conservación. Cabe destacar unas 190 matas de Armeria ruscinonensis, en la cara norte, entre Ses Coves y la Punta de Massabous, 230 rosetas vivas y 69 muertas de Limonium tremolsii (al oeste, entre Massabous y Ses Boquelles), y un único individuo de Juniperus oxycedrus subsp. Macrocarpa (Bisbe 2013).

 

Biodiversidad marina : En los fondos de mar adentro de Illa sa Farnera e Illa de Portlligat se han encontrado poblaciones de la escasa alga feofícia Cystoseira zosteroides.

Amenazas


Regenerado por germinación de la especieinvasora Carpobrotus edulis, un año después de su eliminación.

Gestión en propiedad : Dado que la Diputació de Girona es la propietaria de la parte emergida de la isla y es una institución con competencias en Medio Ambiente, su capacidad de actuación es grande.

Alta frecuentación : No existe regulación del uso público en la isla.

 

Dominio terrestre :

Especies introducidas : Son varias las especies animales introducidas a lo largo de su historia. En 1928 la isla era una reserva de caza, explotándose el conejo, pavos reales y otras aves de granja introducidas. Hasta principios de los 70’ la isla era explotada agrícolamente, labrándose con un tractor. La isla mantenía una pequeña cabaña ganadera (vacas y cabras).  Hoy en día pasan a la isla jabalíes y corzos.

Probablemente introducidas en los años 70 con motivos ornamentales, cerca de las edificaciones (hoy derruidas) había en la isla, dispersas en el interior, varias especies vegetales exóticas : Agave americana, Eucalyptus sp., Carpobrotus sp., Aloe, sp., Senecio inaequidens, Ailanthus altissima, y cañas Arundo donax , que proliferaron por germinación de semillas o vegetativamente (tabla 1). Actualmente la mayor parte de estas especies se han retirado. Hay también 5 pies de cipreses Cupresus macrocarpa, y unos pinos (Pinus halepensis y Pinus pinea).

Entre 2004 y 2006 se realiza el estudio “l’efecte de la invasió de Carpobrotus ssp. en la diversitat d’espècies vegetals a l’illa de Portlligat”  (GUIRADO, 2006), donde se demuestra que las parcelas con Carpobrotus edulis y Carpobrotus acinaciformis tenían un 40% menos de riqueza florística. En ese mismo periodo se intenta la revegetación de algunas parcelas experimentales donde se extrajeron los pies de Carpobrotus sp. mediante la siembra de alveólos germinados de Brachypodium retusum, pero con poco éxito.

En 2008, la ocupación de uña de gato es de unas 5ha (Truyol 2008), con una cobertura superior al 50% en más del 70% de esta extensión. Entre 2009 y 2010 se retiraron 412.720 kg en peso fresco (134.723 kg en peso seco) tras 4 meses de trabajo.

Tabla 1. Flora exótica encontrada en la Illa de Portlligat (2004-2012)
 

Agave americana

Ailanthus altissima

Aloe maculata

Arundo donax

Boussingaultia cordifolia

Carpobrotus acinaciformis

Carpobrotus edulis

Eucalyptus sp.

Iris germanica

Lampranthus sp.

Nerium oleander

Opuntia sp.

Oxalis pes-caprae

Senecio inaequidens

Dominio marino :

Navegación recreativa : La Bahía de Portlligat cuenta con algunas calas y caletas, por lo que la navegación recreativa es muy intensa alrededor de la isla en verano. No obstante, las pequeñas embarcaciones llegan a las pequeñas calas orientadas a a oeste y sud-oeste, aunque las embarcaciones grandes no pueden llegar a la isla dado que la profundidad de calado es escasa en las playas, y el sector más profundo está mal orientado y es rocoso.

Gestión y conservación


Trabajos de eliminación de la especies invasora Carpobrotus edulis en la isla, año 2011.

Figuras de protección : La Isla pertenece a la Diputación de Girona, pero está integradan dentro del Parc Natural Cap de Creus y a la LIC ES5120007

 

Dominio terrestre :

En los años 70 la isla queda deshabitada y la casa se ocupa por una comunidad “hippie”. En los años 80 el ayuntamiento de Cadaqués impidió un intento de urbanización de la isla. En 1995 la Diputació de Girona compra la isla. A partir de 2009 comienzan las labores de control de especies exóticas vegetales y restauración del paisaje en la Illa de Portlligat que aún hoy continúan gracias a la organización de campos de trabajo veraniegos y a contrataciones anuales por parte de la Diputació de Girona. En 2011 se consigue erradicar la especie de flora exótica Carpobrotus edulis, que ocupaba 7 de las 9 ha. emergidas de la isla. Otras especies de flora exóticas, especialmente presentes en la zona del embarcadero donde se encontraba la vivienda, como Opuntia sp, Agave americana, Arundo donax, Aloe maculata… también han sido eliminadas. El coste de ejecución del proyecto de erradicación de flora exótica en la Illa de Portlligat fue de 115.000€. Se hizo en parte con medios mecánicos (una mini-excavadora) y también manualmente. En las zonas acantiladas se utilizaron cuerdas y arneses para eliminar los rodales de Carpobrotus. Tambien se utilizó un herbicida de contacto para eliminar el regenerado de Carpobrotus sp. en el sector donde previamente había porcentajes del 100% de ocupación de esta especie invasora, de forma experimental en 100m2. La regeneración natural de la flora autóctona se realizó a partir de los bancos de semillas acumulados en el suelo. El objetivo era mejorar las poblaciones de flora endémica amenazada que había en la isla, en regresión como consecuencia de la expansión de Carpobrotus : Armeria ruscinonensis, Limonium geronense, Limonium tremolsii y Juniperus oxycedrus macrocarpa.

La regeneración de los hábitats naturales tras la eliminación de la uña de gato entre 2008 y 2011 ocasionó un aumento en la cobertura vegetal de la flora original, un aumento en la riqueza específica y en la biodiversidad. Tras las especies pioneras Trifolium angustifolium o Trifolium scabrum aparecieron especies perennes. Carpobrotus parece haber sido un gran competidor de recursos hídricos y por el espacio, y tras su eliminación otras especies como el lentisco mejoraron su desarrollo. En los sectores con mayor y más antiguo desarrollo de Carprobrotus son las especies ruderales (Chenopodium album, C. murale, Hordeum murinum o Chrysanthemum segetum ) las primeras que ocuparon el área donde Carprobrotus fue eliminado.

Tras los tres primeros años de las primeras retiradas del bàlsam (como se llama en Cataluña), se incrementaron en un 60% los efectivos de Armeria ruscinonensis y Limonium spp. se incrementó en un 96%. También mejoraron su condición física algunos camefitos como Plantago subulata.

 

Estrategia de Gestión

Tras la erradicación de Carpobrotus es necesario revisar anualmente la vegetación para evitar rebrotes, pero una vez que comienza a establecerse de nuevo la vegetación original tras varios años, apenas hay riesgo de regeneración del bàlsam. Por lo tanto, es necesario realizar revisiones periódicas en las zonas de erradicación y en los montones de las plantas que se arrancaron, incluso de aquellos que fueron quemados.

También cabría acelerar el proceso de restauración vegetal mediante la plantación de brezos (Erica arborea), lentiscos (Pistacia lentiscus), mirtos (Myrtus comunis) y enebros (Juniperus oxycedrus macrocarpa) y la translocación de semillas

Aún quedan restos de las construcciones derribadas, siendo conveniente su evacuación desde la Isla. El patrimonio arquitectónico que queda, como los muros tradicionales de piedra seca o el embarcadero, deberían restaurarse. Durante el año 2015 se han rehabilitado algunos sectores de la area de recepción (colocación de 3 mesas de pícnic, restauración demuros de piedra seca, etc.) (Guirado 2014).

Bibliografía básica de consulta


  1. BISBE, E. 2012.  PLA DE GESTIÓ I MANTENIMENT PER A LA CONSERVACIÓ I MILLORA DE L’ILLA DE PORTLLIGAT. Diputació de Girona. Inédito.
  2. BISBE, E. 2013. Invetario florístico de parcelas experimentales en portlligat. Inèdit.
  3. GÓMEZ,F;PRUNELL,S; SABATÉ, P I SALVADÓ, S. “Pla de gestió de l’illa de Portlligat i diagnosi de la flora a la badia”.2010 Inèdit
  4. GUIRADO, M. 2006. Estudi de l’efecte de la invasió de Carpobrotus spp. en la diversitat d’espècies vegetals a l’illa de Port Lligat (Parc Natural del Cap de Creus ). Seguiment 2004 – 2006. Inèdit
  5. GUIRADO, M. 2014. Treballs de manteniment de la flora exótica invasora present a l’illa de Portlligat. Retirada de runa i brossa present a la platja. Desmuntatge de paviment, jardineres i murs. Consolidació de murs de pedra seca. Diputació de Girona. Inèdit.
  6. PLUJÀ, Arnald. Estudi del Cap de Creus. La Costa, Diccionarii toponímic, etimològic i geogràfic. Edició pròpia. Llançà, 1996.
  7. TRUYOL, M “Control de les espècies vegetals invasores de l’illa de Portlligat (Cadaqués) Projecte executiu, Diputació de Girona, 2008. Inèdit.
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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISLA

Cluster : Cap Creus

Subcuenca : ESPAÑA

Illa de S'Encalladora

Autores :

Gerard CARRION (Parque Natural de Cap de Creus)

Fecha de creación : 31/12/17

 

Para citar esta versión : CARRION, G. (2017). Ficha isla : Illa de S’Encalladora– Subcuenca : España. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/iles/fiche-ile-illa-de-sencalladora/

Ayuntamiento Cadaques
Archipiélago
Superficie (ha) 5.6351
Lineal costero (metros) 2277
Distancia a la costa (Millas Náuticas) 0.04967
Altitud máxima (metros) 29.4
Coordenadas geográficas Latitud 42,322776
Longitud 3,321388
Propiedad Privada , Pública
Organismo gestor Institución pública ‘Parque Natural del Cap Creus’
Figura de protección nacional Parque natural (ES), 1998

Reserva marina (ES), 1998

internacional ASPIM, 2001

Lugar de Importancia
Comunitaria LIC, 1997


Descripción general


Se trata de una isla muy alargada (la más larga de Catalunya con sus 600 m) del extremo oriental del Cap de Creus, situada a unos 150 m de la costa. Situada en la Mar d’Amunt de Cap de Creus, está expuesta especialmente a los temporales de tramontana i levante, que con su altura máxima de 34 metros, hace que quede totalmente batida por el agua de mar.

Tiene un gran interés des del punto de visto geológico, aunque no difiere demasiado de los valores que podemos encontrar en el continente, con rocas metamórficas formadas por procesos termodinámicos (altas presiones y temperaturas) y los plegamientos de las orogenias que formaron la sierra herciniana (hace 300 millones de años) o los Pirineos (hace 65 millones de años).

Estado de conocimiento


Ensopeguera de roca (Limonium tremolsii) es una especie amenazada presente en la isla (Autor : Parc Natural de Cap de Creus)

De gran interés por su paisaje y geología, fue incluida en la Reserva Natural Integral de Cap de Creus a partir de su creación en 1998, de forma que sólo se puede acceder a ella por finalidades científicas o de gestión.

Medio terrestre : Aunque no tenemos conocimiento de la realización de un inventario sistemático, sí conocemos las especies que lo pueblan. Se ha detectado la nidificación de algunas especies de aves, y hay una notable presencia de especies vegetales.

Medio marino: Los fondos entorno a la isla están constituidos por formaciones rocosas, en su mayoría, aunque también podemos encontrar sedimentos de grano medio-grande. La parte entre la isla i el continente, conocida como Es Freu de Sa Claveguera, tiene una profundidad de unos 20m, y está batida por las corrientes. El mar de la cara norte de la isla está protegido como Reserva Natural Integral, y predominan los hábitats de coralígeno con o sin gorgonias con un gradiente batimétrico que llega a superar los 70m de profundidad. Esta zona tiene importancia también por las poblaciones de peces que se guarecen en esta área más tranquila.

El Parque Natural realiza un monitoreo sistemático de los diversos elementos biológicos de interés.

Valores relevantes


PRESENCE DE BATI PATRIMONIAL - non

Erosión alveolar típica de los esquistos de esta zona, batidos por el mar y el fuerte viento de tramontana (Autor : Parc Natural de Cap de Creus)

Culturales : En el fondo del mar de la zona próxima a la isla se encontraron un par de hachas neolíticas que demuestran, por un lado, que la isla había sido visitada desde hace por lo menos diez o quince mil años por los humanos, y por otro lado, que el nivel del mar era mucho más bajo y que entonces no era una isla sino que estaba unida a tierra firme.

Además, los fondos circundantes cuentan con diversos restos arqueológicos subacuáticos de una amplio abanico cronológico: desde la Época Clásica hasta la Moderna, pasando por la Medieval.La isla cuenta también con la cueva de Ses Cambres, que había sido utilizada por gente de Cadaqués como escondite de contrabando.

Probablemente debe su nombre, S’Encalladora, en un número considerable de encallamientos de embarcaciones, aunque no tenemos noticia de ningún pecio todavía presente en la actualidad en el fondo que circunda de la isla, posiblemente por las corrientes que baten la zona.

 

Geológicos : Tiene los mismos elementos físicos que la península de Cap de Creus, con rocas que experimentaron procesos termodinámicos (alta presión y temperatura) a unos 20 Km de profundidad y que ahora se encuentran en superficie. Está formada por rocas metamórficas esquistosas con un elevado grado de erosión de tipo alveolar por su exposición al mar y la tramontana, y pegmatitas (filonianas) más claras con grandes cristales de turmalina, moscovita, biotita y granado, así como algunos afloramientos minoritarios verdosos de amfibolitas. Aloja distintas bandas miloníticas más dúctiles que dieron lugar a las llamadas zonas de tenaza, como la que se ha erosionado en Es Freu de Sa Claveguera.

 

Biodiversidad terrestre : Hemos detectado la nidificación de gaviota patiamarilla (Larus michahellis), paloma bravía (Columba livia) y vencejo pálido (Apus pallidus), y se han instalado cajas para paíños europeos (Hydrobates pelagicus), aunque no hay muestras de su ocupación. No hay rastros de ocupación de mamíferos ni de reptiles.

Sobre la flora, existe cierta variedad de especies adaptadas a la sal y el viento, como la salsona (Inula crithmoides), el fonoll marí (Crithmum maritimum), el armuelle herba molla (Atriplex prostrata), entre otras; asimismo podemos encontrar especies adaptadas a una elevada concentración de nitrógeno en la cara oeste, como blet (Chenopodium album) o la verdolaga (Portulaca oleracea), que indican los lugares donde se suelen parar las gaviotas. Tenemos que destacar la presencia de la especie amenazada Ensopeguera de roca, Limonium tremolsii, así como de la especie protegida Centaurea hanrii.

 

Biodiversidad marina : Se trata de una zona de pendientes importantes que rápidamente llega a profundidades considerables superiores a los 70 m, poblados de comunidades de coralígeno, con unas formaciones de gorgonias en muy buen estado de conservación, así como de otras especies de briozoos. Podemos encontrar importantes comunidades piscícolas de especies vulnerables, aunque no llega a los niveles esperables para su figura de máxima protección seguramente como consecuencia de la escasa entidad de la Reserva en cuanto a superficie.

Esta biodiversidad tiene relación directa con las importantes corrientes que azotan esta zona. Las corrientes dominantes son la de Levante, también conocida como Agua sucia por los pescadores y buceadores por los nutrientes que aporta del Golfo de León, y la de Ábrego, también conocida como Agua limpia por la población local porque es mucho más pobre en nutrientes.

Amenazas


La náutica recreativa es una las presiones importantes en la zona (Autor : Josep Maria Framis Abella)

Medio terrestre : No tiene amenazas a destacar, más allá de las visitas que pueda tener aunque esté totalmente prohibido el acceso.

 

Medio marino :

Pesca furtiva : Aunque esté totalmente prohibida la navegación y el acceso a la parte exterior de la isla, sí se detectan afectaciones por pesca furtiva tanto con caña como submarina, como la desaparición de algunos individuos de especies vulnerables o los residuos como sedales, plomos… estos problemas podrían solucionarse, por lo menos en parte, con una buena vigilancia mediante guardería marina fija.

Gestión y conservación


La presencia y paso de cetáceos, como este rorcual común (Balaenoptera physalus), es habitual en el extremo más oriental de la Península Ibérica (Autor : Josep Maria Framis Abella).

Medio terrestre : Desde la aprobación de la ley de declaración del Parque, en 1998, la isla goza de la figura de protección de Reserva Natural Integral, cosa que prohíbe su acceso excepto por motivos pedagógicos, científicos o de gestión.

 

Medio marino : Desde 1998 la zona circundante está protegida bajo la figura de Reserva Natural: Parcial en la parte sur, e Integral en la parte norte. De forma recurrente se realizan estudios de seguimiento de las comunidades que habitan esta zona del Parque. Es indispensable disponer de una buena vigilancia mediante guardería marina fija.

Bibliografía básica de consulta


  1. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2007. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2001-2005.

  2. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2010. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 1950-2000.
  3. Plujà i Canals, Arnald; Albertí i Maurici, Joan. 2012. Les illes del Cap de Creus.
  4. Pozo, M., Reviriego, B., Llop, J., Mena, I. i Mir, F., 2012. “Seguiment de la
  5. Biodiversitat Marina al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter i al Parc Natural de Cap de Creus 2009-2012. Memòria de resultats 2012” Contracte nº A 04.09.018 amb la Generalitat de Catalunya. Departament de Medi Ambient i Habitatge. Servei de Parcs. Centre Balear de Biologia Aplicada, Mallorca.
  6. Hereu B, Romero J, Díaz D, Aspillaga E, Capdevila P, García-Rubies A, Garrabou J, Linares C, López-Sendino P, Martínez-Ricart A, Mascaró O, Montero I, Pérez M, Sanmartí N, Zabala M. 2014. Seguiment de la biodiversitat marina al Parc Natural de Cap de Creus i al Parc Natural del Montgrí, les Illes Medes i el Baix Ter. Informe 2014. Contracte nº AG-2014-654 amb la Generalitat de Catalunya. Departament d‘Agricultura, Ramaderia, Pesca, Alimentació i Medi Natural. Servei d’Espais Naturals Protegits.
  7. Feliu Latorre, Ponç. Parc Natural de Cap de Creus, 2015. Anuari ornitològic del Parc Natural de Cap de Creus 2006-2010.

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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
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ISLA

Cluster : Columbretes

Subcuenca : ESPAÑA

Islote La Ferrera

Autores :

Diego K. KERSTING (Universitat de Barcelona) & Juan JIMÉNEZ (Generalitat Valenciana)

Fecha de creación : 31.12.17

Para citar esta versión : KERSTING , D., JIMÉNEZ , J. (2017). Ficha isla : Islote La Ferrera – Subcuenca : España. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/iles/fiche-ile-islote-la-ferrera/

colum_ferrera
150722_4325b_Ferrera_Columbretes_Laguna
Ayuntamiento Castellon de la Plana
Archipiélago
Superficie (ha) 1.6379
Lineal costero (metros) 748
Distancia a la costa (Millas Náuticas) 26.5626
Altitud máxima (metros) 46
Coordenadas geográficas Latitud 39,891134
Longitud 0,668085
Propiedad Communidad de Valenciana (100%)
Organismo gestor Secretaría General de Pesca Marina (2000)

Generalitat Valenciana (1986) – Protección de las islas

S.G. Pesca Marítima (1990) – Reserva marina

Figura de protección nacional Parque natural (ES), 1988 / (Isla)

Reserva natural (ES), 1994 / (Isla)

Reserva marina (ES), 1990 / (entorno marino)

internacional ASPIM, 2001

Lugar de Interés Comunitario, 1997

Zona de Protección Especial ZPS (Directiva_aves), 1990


Descripción general


La Ferrera se sitúa a algo más de 1 km al O de l’Illa Grossa y tiene una superficie de 1,53 ha. Tiene forma alargada y perfil de silla de montar al estar coronada por dos montículos, el mayor de los cuales alcanza los 45 m sobre el nivel del mar, con una longitud máxima de 270 m. Le acompañan los islotes Bauzá o Ferrereta (23 m de altura) y los escollos Espinosa, Valdés y Navarrete, ninguno de los cuales alcanza los 9 metros de altura, por lo que están desprovistos de vegetación y no son utilizados por las aves marinas para instalar sus nidos.

Dado el número de islotes y bajos que rodean a La Ferrera, los fondos marinos cercanos a la isla se caracterizan por su complejidad estructural, formados por barreras de roca, túneles, pequeñas cuevas y pendientes de roca que se sumergen hasta los 30 y 40 m de profundidad para dar paso a fondos detríticos y maërl. Al igual que ocurren en el resto de islas e islotes de Columbretes, las algas tienen un carácter dominante tanto en los fondos someros como en los más profundos. 

Estado de conocimiento


PhalacrocoraxCarbo, Valdes

Medio terrestre : Dado su pequeño tamaño y difícil acceso, la Ferrera ha recibido escasas visitas y no ha albergado ninguna instalación, siendo la primera exploración la del archiduque Ludwig von Salvator en 1894. Sólo a partir de los años 80 del pasado siglo ha sido objeto de visitas esporádicas de investigadores

 

Medio marino : Al igual que en el resto de fondos marinos de Columbretes, los primeros trabajos de investigación datan de finales de los años 70, a partir de este momento se realizan trabajos puntuales hasta la década de los 90, momento en el que empieza el seguimiento sistemático y periódico de la langosta roja (Instituto Español de Oceanografía, IEO, cuadro 1). Desde el año 2000 se desarrolla en la reserva marina un extenso programa de seguimiento científico periódico de la flora y fauna de los fondos marinos de Columbretes, incluidos los de La Ferrera, dirigido a la obtención de información de utilidad para su gestión y protección. Durante estos años se ha evaluado, al menos con frecuencia anual, el estado de las principales poblaciones y comunidades, la evolución de las especies invasoras y sus posibles efectos sobre las comunidades autóctonas.

CUADRO 1 : Las Islas Columbretes y la langosta europea

Por Raquel GOÑI (Institut d’Estudis Occitans).


Aunque las Islas Columbretes eran conocidas por los navegantes del Mediterráneo occidental desde tiempos inmemoriales, las referencias escritas a lo largo de la historia apenas aluden a su aislamiento y abundancia de culebras que las poblaban.  Solo la llegada de los primeros fareros a las islas a mediados del siglo XIX y la visita del Archiduque Luis Salvador al final de ese siglo atestiguan la riqueza pesquera de su ecosistema marinos. Así sabemos que el archipiélago de las Columbretes constituye desde hace muchas décadas un rico caladero de, entre otras especies, la Langosta Europea Palinurus elephas, habiendo sido explotada habitualmente por embarcaciones de puertos de Levante y Baleares.

 

La Langosta Europea, perteneciente a la familia Palinuridae, fue descrita por primera vez en 1787 por Fabricius, que le dio el nombre de Palinurus vulgaris. En la actualidad se la conoce como Palinurus elephas, pero se mantiene el nombre antiguo como sinónimo. Es la especie de langosta de mayor interés comercial en aguas europeas y se distribuye a lo largo de las costas atlánticas desde Noruega hasta Marruecos y en la mayor parte del Mediterráneo. Su alto valor y el crecimiento del esfuerzo pesquero desde los años 1980 llevaron al colapso de las pesquerías atlánticas y a la sobreexplotación de las pesquerías mediterráneas, incluyendo la de los ricos fondos de las Islas Columbretes. A pesar de ello, la Langosta Europea constituye todavía el recurso más importante de muchas pesquerías artesanales del Mediterráneo, especialmente en caladeros tradicionalmente menos accesibles como las islas.

 

En el año 1990 se creó la Reserva Marina de las Islas Columbretes, cerrándose a la pesca fondos singulares de roca volcánica, coralígeno y de maërl que abarcan extensas zonas del archipiélago y donde habita la langosta.  Así, la Reserva Marina es el único espacio protegido existente en el Mediterráneo en el que la Langosta Europea es especie dominante del ecosistema bentónico. A pesar de ser un caladero especialmente productivo que atraía embarcaciones de puertos lejanos, a tenor del testimonio de un pescador habitual en la zona, antes de su creación la langosta había dejado de ser principal especie objetivo de estas flotas.

 

A pesar de ello, la Reserva Marina de las Islas Columbretes constituye un caso excepcional de estudio de los efectos de la protección sobre especies explotadas ya que, por su extensión y excelente control de las actividades humanas, no tiene parangón entre las reservas marinas europeas, en las cuales las áreas de protección total son pequeñas o inexistentes.  Al cumplirse 25 años de su creación, la Reserva Marina ha proporcionado a la Langosta Europea protección frente a la pesca durante un periodo equivalente a su edad máxima y por tanto constituye un valioso laboratorio para estudiar los beneficios de la protección y los cambios inducidos por la pesca en las poblaciones explotadas.

 

Las investigaciones realizadas hasta la fecha muestran una recuperación rápida de la población de langosta en la Reserva, cuya abundancia se mantiene estable en años recientes mientras la biomasa continua creciendo gracias al aumento progresivo de la talla individual. El incremento de la biomasa dentro la Reserva ha desencadenado procesos de competencia que repercuten en una emigración neta anual de langostas hacia el caladero adyacente del 6%, aportando cada año a las capturas de la pesquería local beneficios netos del 11%. El aumento de la biomasa de langosta dentro de la Reserva se traduce también en un crecimiento del potencial reproductivo de modo que, ocupando tan solo un 18% del caladero la Reserva Marina es responsable del 80% de la producción de huevos a nivel regional.

 

Los estudios sobre los efectos de la protección realizados en la Reserva Marina de las Islas Columbretes empleando la Langosta Europea como especie modelo han sido y serán en años futuros una referencia sobre la efectividad de las reservas marinas para generar beneficios a largo plazo a las poblaciones explotadas más allá de sus límites, así como de la protección del conjunto de ecosistema y su diversidad genética.

Valores relevantes


PRESENCE DE BATI PATRIMONIAL - non

Banco de seriolas (Seriola dumerili) en los fondos marinos de la Ferrera Autor : Diego K. Kersting.

Culturales : Como en el caso de La Foradada, las más llamativas huellas de la actividad humana en este islote son los restos de proyectiles y los obuses [M.T1] incrustados en las rocas y dispersos por los fondos marinos[d2] , recuerdo de cuando esté y otros islotes fueron utilizados como campo de tiro por la armada y la aviación. El único otro resto de actividad humana son algunos amarres (norays) instalados para la flota que aprovechó intensivamente la riqueza pesquera de las islas hasta su declaración como Reserva Marina en 1990.

 

 

Geológicos : Los materiales volcánicos que conforman La Ferrera son de tipo fonolítico, correspondientes a erupciones mucho más antiguas que las de l’Illa Grossa, por lo que el embate del mar ha reducido y fragmentado el edificio volcánico original que, probablemente, conformaron en su origen los diferentes islotes. La fractura de la corteza terrestre que originó esta isla tienen una orientación N-S, de forma que la Ferrera aparece más o menos alineada con La Foradada y El Carallot, al contrario que L’Illa Grossa cuyas calderas tienen una orientación NE-SO correspondientes a una fractura más reciente.

 

Biodiversidad terrestre : La singularidad de La Ferrera dentro del archipiélago es la de haber conservado los últimos retazos de la maquia mediterránea que debió cubrir las islas antes de la construcción del faro, como sugiere la descripción del capitán Smyth en su visita de 1823. Estos restos se concretan en unos pocos ejemplares de Lentisco (Pistacia lentiscus), Palmito (Chamaerops humilis) y Zarzaparrilla (Smilax aspera) refugiados cerca de la cima, con orientación N. Por lo demás, se asienta en ella una colonia de Halcón de Eleonor (la siguiente en tamaño tras la de Illa Grossa), y comparte la comunidad de aves marinas [M.T3] nidificantes en el resto del archipiélago, pero carece de lagartijas (ALONSO et al., 1987).

 

Biodiversidad marina : Los fondos rocosos fotófilos de La Ferrera albergan frondosas comunidades algales dominadas por (Dictyopteris polypodioides) y varias especies de Cystoseiras. La complejidad estructural de estos fondos permite la aparición de lenguas y pozas de fondos detríticos entre las barras de roca, en las que eran habituales los bivalvos Pinna nobilis y P. rudis. En la actualidad  P. nobilis ya no está presente debido a la mortandad que ha sufrido en todo el Mediterráneo y por la que ha sido incluida en la lista roja de la UICN como en peligro crítico (Kersting et al. 2019). En algunos túneles y oquedades es frecuente la presencia del crustáceo decápodo Scyllarides latus durante la época de reproducción antes del verano. Las partes más profundas de las pendientes de roca albergan fondos de coralígeno bien desarrollado aunque con ausencia prácticamente generalizada de gorgonias. Al igual que ocurre en el resto de fondos del archipiélago es en estas pendientes de roca con coralígeno donde se encuentra mayoritariamente la abundante langosta roja Palinurus elephas (Cuadro 1). Al oeste de La Ferrera, entre esta y el Islote Navarrete, los fondos rocosos de ambas islas dan paso a un canal central de orientación NO-SE formado por fondos detríticos y maërl de gran interés por la diversidad de comunidades mixtas que alberga. En este enclave se localiza una pequeña pradera de la fanerógama marina (Cymodocea nodosa), que se desarrolla sobre un fondo de rodolitos. Las zonas más profundas de este canal están ocupadas por fondos de rodolitos que presentan un denso y peculiar recubrimiento del alga roja calcificada (Tricleocarpa fragilis), formando una comunidad muy característica y poco común. Las dos especies de nacra (P. nobilis y P. rudis) aparecían distribuidas por las distintas comunidades del canal. En la actualidad  P. nobilis ya no está presente debido a la mortandad que ha sufrido en todo el Mediterráneo y por la que ha sido incluida en la lista roja de la UICN como en peligro crítico (Kersting et al. 2019). Los fondos de Columbretes se caracterizan por el buen estado de conservación de sus poblaciones ícticas y La Ferrera no es una excepción, por poner algunos ejemplos, meros (Epinephelus marginatus), sargos (Diplodus sargus) y dentones (Dentex dentex), pero también es frecuente observar grandes pelágicos como algunos túnidos o seriolas (Seriola dumerili) de gran tamaño (TEMPLADO & CALVO, 2002).

Amenazas


 

Medio terrestre: La isla es de acceso prohibido y difícil, por lo que la presencia humana es prácticamente nula, excepto ocasionales visitas de investigadores y guardas. No se conoce ninguna amenaza en el medio terrestre.

Gestión y conservación


Medio terrestre : La isla funciona de hecho como una reserva integral, por lo que su gestión se centra en vigilar la prohibición de desembarcar en ella y no se interviene en los procesos naturales.

 

Medio marino : Los fondos de La Ferrera están englobados en una de las zonas de usos restringidos (superficie: 269 ha) de la Reserva Marina de las Islas Columbretes (superficie: 5.543 ha), creada en 1990 por la Secretaría General de Pesca (MAGRAMA). En esta zona no se permite ningún tipo de actividad extractiva, ni el uso de anclas. Está permitido el amarre a la única boya existente al noroeste de la isla y la actividad de buceo con escafandra autónoma únicamente desde este punto de amarre, previa autorización y en base a los cupos establecidos en la normativa (cupo anual según normativa para toda la reserva marina: 9500 buzos, el uso de este cupo no suele llegar al 30 %).

 

Estrategia de gestión : Mantenimiento de la prohibición de desembarcar y garantizar un monitoreo continuado de sus comunidades.

Bibliografía básica de consulta


  1. L.A. ALONSO MATILLA, J.L. CARRETERO y A.M. GARCIA-CARRASCOSA (eds.), 1987. Islas Columbretes: Contribución al estudio de su medio natural. Generalitat Valenciana. Consellería de Obras Públicas, Urbanismo y Transportes. Monografías nº 3. Valencia.
  2. Kersting DK, Benabdi M, Čižmek H, Grau A, Jimenez C, Katsanevakis S, Öztürk B, Tuncer S, Tunesi L, Vázquez-Luis M, Vicente N, Otero Villanueva M. 2019. Pinna nobilis. The IUCN Red List of Threatened Species 2019: e.T160075998A160081499. https://dx.doi.org/10.2305/IUCN.UK.2019-3.RLTS.T160075998A160081499.en

  3. TEMPLADO, J. y CALVO, M. (eds.), 2002. Flora y fauna de la Reserva Marina de las Islas Columbretes. Ministerio de Agricultura, Pesca y Alimentación, Museo Nacional de Ciencias Naturales. Madrid.
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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
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ISLA

Cluster : Columbretes

Subcuenca : ESPAÑA

Isla La Foradada

Autores :

Diego K. KERSTING (Universitat de Barcelona) & Juan JIMÉNEZ (Generalitat Valenciana)

Fecha de creación : 31/12/17

 

Para citar esta versión : KERSTING , D., JIMÉNEZ , J. (2017). Ficha isla : Isla La Foradada – Subcuenca : España. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/iles/fiche-ile-isla-la-foradada/

colum_foradada
Ayuntamiento Castellon de la Plana
Archipiélago
Superficie (ha) 1.6942
Lineal costero (metros) 813
Distancia a la costa (Millas Náuticas) 27.1112
Altitud máxima (metros) 55
Coordenadas geográficas Latitud 39,874687
Longitud 0,670816
Propiedad  Communidad de Valenciana (100%)
Organismo gestor Secretaría General de Pesca Marina (2000)

Generalitat Valenciana (1986) – Protección de las islas

S.G. Pesca Marítima (1990) – Reserva marina

Figura de protección nacional Parque natural (ES), 1988 / (isla)

Reserva natural (ES), 1994 / (isla)

Reserva marina (ES), 1990 / (entorno marino)

internacional ASPIM, 2001

Lugar de Interés Comunitario, 1997

Zona de Protección Especial ZPS (Directiva_aves), 1990


Descripción general


La Foradada se sitúa a unos 2.3km al SO de L’Illa Grossa y tiene una superficie de 1,63 ha con una altura máxima de 55m sobre le nivel del mar. Presenta una forma triangular, con una longitud máxima de 240m. Su nombre le viene de un gran arco natural orientado al SO que adorna el pequeño fondeadero de la isla. Muy próximo se localiza el islote de El Lobo, de 0,47has y con 37 metros de altura, separado de La Foradada por un estrecho canal acantilado. Un poco más alejado está el Islote Mendez Núñez, de sólo 11 m de altitud.

Además de las características comunes con el resto de islas de Columbretes, fondos rocosos con un denso recubrimiento algal que acaban en fondos detríticos y maërl, los fondos de La Foradada presentan dos características casi exclusivas: un gran arco sumergido y una extensa pradera de la fanerógama marina (Cymodocea nodosa)

Estado de conocimiento


Medio terrestre : Dado su pequeño tamaño y difícil acceso, La Foradada ha recibido escasas visitas y no ha albergado ninguna instalación, siendo la primera exploración la del archiduque Ludwig von Salvator en 1894. Una peculiar lagartija negra recogida por pescadores en este islote dio el primer nombre a las del archipiélago, bautizadas por Boscá en 1916 como Lacerta muralis atrata, aunque estos ejemplares melánicos son muy raros en Columbretes. El estatus taxonómico de esta lagartija endémica de Columbretes está en discusión entre los que la elevan al rango de especie (Podarcis atrata, CASTILLA et al, 1998) o lo mantienen como subespecie (Podarcis hispanicus atrata, CARRANZA et al, 2004).

 

Medio marino : Al igual que en resto de fondos marinos de Columbretes, los primeros trabajos de investigación datan de finales de los años 70, a partir de este momento se realizan trabajos puntuales hasta la década de los 90, momento en el que empieza el seguimiento sistemático y periódico de la langosta roja (IEO). Desde el año 2000 se desarrolla en la reserva marina un extenso programa de seguimiento científico periódico de la flora y fauna de los fondos marinos de Columbretes, incluidos los de La Foradada, dirigido a la obtención de información de utilidad para su gestión y protección. Durante estos años se ha evaluado, al menos con frecuencia anual, el estado de las principales poblaciones y comunidades, la evolución de las especies invasoras y sus posibles efectos sobre las comunidades autóctonas.

Valores relevantes


  PRESENCE DE BATI PATRIMONIAL - non

Pradera de la fanerógama marina Cymodocea nodosa al oeste de la Foradada Autor : Diego K. Kersting

Culturales : Las más llamativas huellas de la actividad humana en este islote son los restos de proyectiles y los obuses incrustados en las rocas y dispersos por los fondos marinos, recuerdo de cuando esté y otros islotes fueron utilizados como campo de tiro por la armada española desde el siglo XIX y, a partir de mediados del XX, por la aviación. La utilización de las Columbretes como blanco por la fuerza aérea norteamericana en los años 70 y su posible impacto sobre las aves marinas, fue uno de los detonantes de las primeras propuestas de protección.

Otra huella de la actividad humana es el derrumbe de parte del arco natural que da nombre a la isla, que se dice fue realizado por los servicios de guardacostas y hacienda para destruir una cueva donde se escondían alijos de contrabando.

 

Geológicos : Los materiales volcánicos que conforman La Foradada son de tipo fonolítico, correspondientes a erupciones mucho más antiguas que las de l’Illa Grossa.

 

Biodiversidad terrestre : Al ser más pequeña que L’Illa Grossa, La Foradada acoge muchas menos especies de invertebrados y plantas que aquella, aunque tiene alguna singularidad. Aparte de la mencionada población de lagartijas, se encuentra otra en el Islote de El Lobo, descubierta en los años 80 del pasado siglo. Por otra parte, fue aquí donde primero nidificó el Cormorán moñudo en 1991, iniciando la colonización del archipiélago. Por lo demás, se reproducen en esta isla el Halcón de Eleonor y todas las aves marinas de Columbretes, incluyendo ocasionalmente a la Gaviota de Audouin. En cuanto a la vegetación, hay que destacar que en este islote se encontraba la mejor población de la Alfalfa Arborea (Medicago citrina) del archipiélago (ALONSO et al., 1987).

 

Biodiversidad marina : La roca de la cara Este de La Foradada se sumerge abruptamente en el mar, donde los acantilados rocosos pueden llegar a ser prácticamente verticales, penetrando hasta los 30-40m de profundidad, donde empieza el detrítico. Sin embargo, en su vertiente de poniente las paredes de roca alcanzan escasamente los 5-10 de profundidad, dando paso a un fondo de bloques de poca pendiente entre 10 y 20m, que se caracteriza por un denso recubrimiento del alga (Cystoseira balearica). Estos fondos dan paso hacia el este a una gran pradera de la fanerógama marina (Cymodocea nodosa), que se desarrolla hasta sobrepasados los 30m de profundidad sobre sedimento detrítico en las zonas más someras y sobre fondos de maërl en las más profundas. Cabe reseñar la peculiaridad de la combinación de la pradera de C. nodosa con fondos de tipo detrítico o maërl, no descrita en otros lugares excepto en los fondos de Columbretes (TEMPLADO & CALVO, 2002). En el interior de esta pradera se desarrollabann densas poblaciones mixtas de las nacras (Pinna nobilis y P. rudis), siendo esta última especie menos abundante. En la actualidad  P. nobilis ya no está presente debido a la mortandad que ha sufrido en todo el Mediterráneo y por la que ha sido incluida en la lista roja de la UICN como en peligro crítico (Kersting et al. 2019).

Hacia el suroeste el fondo rocoso de poca pendiente va ganando profundidad y alberga comunidades de algas profundas dominadas por (Cystoseira foeniculacea f. latiramosa y Sargassum acinarium). Quizá una de las características más singulares de los fondos de La Foradada sea el gran arco de roca que se localiza al sur de la isla, de orientación y aspecto parecido al gran arco emergido que da nombre a la isla y que se abre entre 5 y 20m de profundidad. Las paredes de este arco están tapizadas por una colorida comunidad esciáfila dominada por esponjas, briozoos y antozoos y entre la que son frecuentes los pequeños reclutas de langosta (Palinurus elephas), que se refugian en pequeñas grietas y agujeros. En la base del arco sumergido y en sus inmediaciones se localizan varias cuevas de distinto tamaño que sirven como refugio al crustáceo decápodo (Scillarides latus) en época de reproducción. El arco da paso a un largo canal poco profundo tapizado por algas fotófilas que discurre entre La Foradada y el Islote El Lobo. Como ocurre de forma generalizada en los fondos de Columbretes las poblaciones de peces se encuentran bien conservadas y con una amplia representación de especies (por ejemplo, meros Epinephelus marginatus, sargos Diplodus sargus, dentones Dentex dentex, escorpas Scorpaena scrofa, corvas Sciaena umbra).

Amenazas


Medio terrestre : La isla es de acceso prohibido por lo que la presencia humana es prácticamente  nula, excepto ocasionales visitas de investigadores y guardas. Sólo se ha señalado una posible relación negativa entre el Halcón de Eleonor y la frecuentación de barcos en verano, al ser la época cuando empieza la reproducción de esta especie. Sin embargo, hay que tener en cuenta que la isla más frecuentada por barcos (l’Illa Grossa) también es la que acoge mayor número de parejas nidificantes de halcones (cuadro 1).

CUADRO 1 : El halcón de Eleonor y el turismo. Por Juan Jiménez (GVA).


Foto : Halcón de Eleonor en Illes Columbretes. Autor : Carlos Pache

La frecuentación de Columbretes se centra en el verano, cuando visitantes y embarcaciones se acercan en mayor número a las islas. Esta temporada coincide con la de la reproducción del Halcón de Eleonor (Falco eleonorae), que pone sus huevos a finales de julio para que los pollos nazcan a final de verano y puedan aprovechar el paso otoñal de aves para alimentarlos.

 

Esta superposición entre la época de mayor sensibilidad para la especie y la de mayor frecuentación de visitantes generó cierta preocupación. En el análisis realizado  por MARTÍNEZ-ABRAÍN ET AL. (2002) se concluía que el aumento de los barcos durante el periodo 1992 a 2000 no había afectado a la población de halcones, pero sí a su distribución, disminuyendo los nidos en una de las islas más frecuentadas como fondeadero (La Foradada).

Sin embargo, si examinamos los datos sobre un periodo más largo, se observa que los halcones no han dejado de aumentar en Columbretes, a pesar de los ascensos y descensos en la frecuentación de barcos (Figura 1). L’Illa Grossa, la más frecuentada pero también la más grande, mantiene la mayor población de halcones (con un promedio de 27,4 parejas para el periodo 2011-14). De las menores, La Ferrera es la menos frecuentada y tiene más parejas (media 17,3 para 2011-14) que La Foradada (media 7,0), más visitada, aunque su población también ha aumentado tras la protección del espacio.

Figura 1: Media interanual de barcos visitantes en verano (julio a septiembre. Fuente: Ministerio de Agricultura) y de parejas de Halcón de Eleonor reproduciéndose en Columbretes (Fuente: GVA).

 

REFERENCIAS :

2002. MARTÍNEZ–ABRAIN, D. ORO, J. CARDA & X. DEL SEÑOR, 2002. Is growing tourist activity affecting the distribution and number of breeding pairs in a small colony of the Eleonora’s Falcon?. Animal Biodiversity and Conservation 25 (2): 47-51

Medio marino : Las amenazas relacionadas directamente con la acción humana están prácticamente excluidas de esta zona por tratarse de una reserva marina con regulación del uso público y vigilancia continua. Existen dos boyas situadas sobre un fondo de 15 metros de profundidad destinadas al buceo de recreo. Cabe mencionar que la espectacularidad del arco sumergido atrae muchas de las inmersiones que se realizan en la Reserva Marina y se han detectado ciertos impactos de la actividad en algunas de las pequeñas cuevas. Las principales amenazas actuales se derivan del cambio global y principalmente por la presencia de especies invasoras. Las algas invasoras Lophocladia lallemandii y Caulerpa cylindracea, están presentes en los fondos de La Foradada desde 2007 y 2015, respectivamente. El paisaje submarino de los fondos más someros se ha visto significativamente modificado por una densa presencia de L. lallemandii. La densa cobertura que desarrollan estas algas invasoras puede tener preocupantes efectos sobre el reclutamiento y supervivencia de muchas especies bentónicas (KERSTING et al., 2014). En 2017, la enfermedad que sufre la nacra P. nobilis acabó prácticamente con la totalidad de ejemplares de esta especie en Columbretes (Kersting et al. 2019).

Gestión y conservación


Medio terrestre : Su gestión se centra en vigilar la prohibición de desembarcar en ella y no se interviene en los procesos naturales. La única excepción es la lucha biológica establecida contra Icerya purchasi, cochinilla que apareció en 1996 en esta isla, probablemente acarreada por aves desde la península, y que ese mismo año mató más la mitad de la población de Alfalfa arbórea y afectó gravemente al resto. Periódicamente se liberan en esta isla ejemplares del coleóptero Rhodolia cardinali, eficaz predador de la plaga.

Medio marino : Los fondos de La Foradada están englobados en una de las zonas de usos restringidos (superficie: 387 ha) de la Reserva Marina de las Islas Columbretes (superficie: 5.543 ha), creada en 1990 por la Secretaría General de Pesca (MAGRAMA). En esta zona no se permite ningún tipo de actividad extractiva, ni el uso de anclas. Está permitido el amarre a las dos boyas localizadas al este y noroeste de la isla y la actividad de buceo con escafandra autónoma únicamente desde estos puntos de amarre, previa autorización y en base a los cupos establecidos en la normativa (cupo anual según normativa para toda la reserva marina: 9500 buzos, el uso de este cupo no suele llegar al 30 % ).

 

Estrategia de gestión : La el medio terrestre de la isla funciona como una efectiva reserva integral, aunque sería deseable un mayor seguimiento de sus comunidades por parte de equipos de investigación.

Bibliografía básica de consulta


  1. L.A. ALONSO MATILLA, J.L. CARRETERO y A.M. GARCIA-CARRASCOSA (eds.), 1987. Islas Columbretes: Contribución al estudio de su medio natural. Generalitat Valenciana. Consellería de Obras Públicas, Urbanismo y Transportes. Monografías nº 3. Valencia.
  2. CARRANZA, S., ARNOLD, E.N. AND AMAT, F. 2004. DNA phylogeny of Lacerta (Iberolacerta) and other lacertine lizards (Reptilia: Lacertidae): did competition cause long-term mountain restriction? Systematics and Biodiversity: 57-77.
  3. CASTILLA, A. M., FERNANDEZ-PEDROSA, V., HARRIS, D.J., GONZALEZ, A., LATORRE, A. & MOYA, A., 1998. Mitochondrial DNA divergence suggests that Podarcis hispanica atrata (Squamata: Lacertidae) from the Columbretes islands merits specific distinction. Copeia, 1998 (4): 1037-1040.
  4. TEMPLADO, J. y CALVO, M. (eds.), 2002. Flora y fauna de la Reserva Marina de las Islas Columbretes. Ministerio de Agricultura, Pesca y Alimentación, Museo Nacional de Ciencias Naturales. Madrid.
  5. KERSTING DK, BALLESTEROS E, DE CARALT S, LINARES C (2014) Invasive macrophytes in a marine reserve (Columbretes Islands, NW Mediterranean): spread dynamics and interactions with the endemic scleractinian coral Cladocora caespitosa. Biological Invasions 16, 1599-1610.
  6. Kersting DK, Benabdi M, Čižmek H, Grau A, Jimenez C, Katsanevakis S, Öztürk B, Tuncer S, Tunesi L, Vázquez-Luis M, Vicente N, Otero Villanueva M. 2019. Pinna nobilis. The IUCN Red List of Threatened Species 2019: e.T160075998A160081499. https://dx.doi.org/10.2305/IUCN.UK.2019-3.RLTS.T160075998A160081499.en

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ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISOLE

Cluster : ARCIPELAGO EOLIANO

Sottobacino : SICILIA

Strombolicchio

Scritto da : Salvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio

Data di creazione : 28/05/2021

Per citare questa versione :  PASTA, S., LO CASCIO, P. (2021). Foglio dell’isola : Strombolicchio – Sottobacino : Sicilia. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/strombolicchio/

Comune Lipari
Arcipelago Aeolian Archipelago
Area (ha) 0,3
Costa (metri) /
Distanza dalla costa (miglio nautico) /
Altitudine massima (metri) /
Coordinate geografiche Latitudine 38,817221
Longitudine 15,251946
Proprietà della terra /
Organo di gestione /
Stato di protezione nazionale /
internazionale /

Descrizione


Strombolicchio è localizzato 1,5 km a NE dell’isola di Stromboli e rappresenta il neck di un antico centro eruttivo, emerso intorno a 204.000 ± 25.000 anni fa e in seguito demolito quasi interamente dall’erosione meteo-marina; i dicchi, le lave e le brecce che lo formano hanno composizione andesitico-basaltica. L’isolotto ricade entro l’isobata di –50 m ed è pertanto stato in connessione territoriale con Stromboli durante l’ultima regressione eustatica del livello marino (MIS5). La superficie si estende per 7.620 m2 e la massima elevazione attuale raggiunge 49 m s.l.m.: alla fine dell’Ottocento, la regia Marina italiana ne ha fatto brillare la parte sommitale, che probabilmente sfiorava i 70 m; sul pianoro è stato edificato un faro, entrato in funzione nel 1926, che fino al 1960 è stato alimentato da bombole a propano e successivamente a tale data da un impianto fotovoltaico. Il perimetro costiero si estende per 440 m ed è interamente costituito da pareti a strapiombo, sulle quali si depositano copiose quantità di aerosol disperso dal moto ondoso, mentre il suolo è scarso e si accumula in piccole cenge e nelle fessure della roccia. Durante il periodo estivo, il versante meridionale è sottoposto a forte insolazione e la salsedine vi amplifica gli effetti dell’aridità, mentre quello settentrionale rimane quasi sempre in ombra.

Stato delle conoscenze


Le prime informazioni sulla flora dell’isolotto sono state fornite da G. Gussone, che osservò da vicino lo scoglio nel maggio del 1828 senza potervi tuttavia salire. Strombolicchio è stato successivamente esplorato da Ludwig Salvator Asburgo-Lorena e da M. Lojacono-Pojero. Le loro visite rivelarono la presenza locale della rara Eokochia saxicola, la cui popolazione è stata oggetto di studi più approfonditi durante gli ultimi due decenni, anche nell’ambito dello svolgimento di un progetto Life-Natura (“Eolife99”). Ulteriori prospezioni sono state compiute tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta del XX secolo da G. Ferro e S. Brullo, mentre un elenco floristico esaustivo si deve alle più recenti indagini di S. Pasta e P. Lo Cascio.

Nel 1952 R. Mertens descrive come razza insulare della lucertola campestre la prima popolazione e dunque la sottospecie nominale di Podarcis raffonei, che sarà oggetto di indagini genetiche e biologiche a partire dagli anni Novanta (M. Capula, P. Lo Cascio, C. Corti e V. Perez-Mellado); contestualmente, vengono raccolti anche i primi dati sull’invertebratofauna, che si aggiungono a quelli già disponibili sull’avifauna, pubblicati da S. Frugis ed E. Moltoni alla fine degli anni Sessanta.

L’isolotto è stato studiato sotto il profilo litologico già alla fine dell’Ottocento, ma le conoscenze più aggiornate sulla sua geologia si inquadrano nell’ambito delle indagini sull’evoluzione e la dinamica di formazione dell’apparato di Stromboli, oggetto di sostanziale revisione con la realizzazione dell’ultima carta geologica pubblicata nel 2013 da L. Francalanci e collaboratori.

BOX 1. La granata rupicola Eokochia saxicola

 

Particolare rilievo a Strombolicchio assume la presenza dell’Amarantacea Eokochia saxicola (Guss.) Freitag & G. Kadereit, considerata una tra le specie più rare della flora europea e inclusa tra quelle “prioritarie” in Allegato 2 alla Direttiva 43/92 “Habitat” dell’Unione Europea. L’isolotto rappresenta infatti l’unica stazione di questo endemita al di fuori della Campania. La specie fu scoperta su uno degli scogli satelliti di Ischia, gli scogli di Sant’Anna, e descritta con il nome di Kochia saxicola. Il popolamento del locus classicus è estinto da oltre un secolo, mentre la specie è tuttora presente a Capri ed è stata recentemente scoperta in due località del Cilento. Strombolicchio ospita una popolazione di circa 35 individui, pari al 13% della consistenza globale della specie, che viene stimata in circa 270 individui. La specie appartiene a un genere monospecifico e ciò, insieme a una distribuzione puntiforme chiaramente relittuale, suggerisce l’ipotesi di una differenziazione piuttosto antica (paleoendemismo). Le parti vegetative e riproduttive di Eokochia saxicola sono dotate di superfici idrorepellenti in grado di proteggerle dai depositi salini e dalle muffe, mentre i frutti possono galleggiare per diversi giorni nell’acqua marina ed essere dunque dispersi anche a notevole distanza. Di contro, un grado di salinità anche moderato inibisce la germinazione dei semi, sebbene tale capacità si riattivi rapidamente a contatto con l’acqua dolce; i semi risultano inoltre caratterizzati da scarsa vitalità, probabilmente a causa delle strutture di protezione dell’embrione, rappresentate soltanto da un sottile tegumento pergamenaceo.

 

Bibliografia

Barone Lumaga M.R., Santangelo A. & Strumia S., 2015. Morpho-functional traits influencing the fitness of highly endangered Eokochia saxicola (Guss.) Freitag & G. Kadereit (Amaranthaceae). Flora, 218: 11-17.

Santangelo A., Croce A., Lo Cascio P., Pasta S., Strumia S. & Troia A., 2012. Schede per una Lista Rossa della Flora vascolare e crittogamica Italiana. Eokochia saxicola (Guss.) Freitag & G. Kadereit. Informatore botanico italiano, 44 (2): 428-431.

Interesse


La flora vascolare, che conta una ventina di specie, comprende alcune entità di notevole interesse biogeografico: l’Amarantacea Eokochia saxicola (Guss.) Freitag & G. Kadereit, endemica molto rara sulle coste del Tirreno meridionale, la Cariofillacea Dianthus rupicola Biv. subsp. aeolicus (Lojac.) Brullo & Minissale, endemica delle Eolie e di alcune località della Sicilia e della Calabria, e l’Asteracea Hyoseris lucida L. subsp. taurina (Martinoli) Peruzzi & Vangelisti, caratterizzata da una distribuzione puntiforme nel settore centro-occidentale del Mediterraneo e rappresentata nell’isolotto da individui di proporzioni eccezionali. Insieme a poche altre, queste formano comunità casmofile riferite all’associazione Hyoseridetum taurinae Brullo, Minissale, Siracusa & Spampinato 1997, della quale rappresentano una facies peculiare, descritta a livello di subassociazione come dianthetosum aeolici. A ridosso del faro e dei muri perimetrali della terrazza sommitale si insediano invece modesti nuclei di vegetazione arbustiva termofila, con Ephedra distachya L., Euphorbia dendroides L., Opuntia ficus-indica (L.) Mill. e alcuni individui di Olea europaea L., verosimilmente nati da semi trasportati dagli uccelli; durante il XIX secolo era stata segnalata anche la presenza Cistus monspeliensis L., che però non è stata successivamente confermata. Sull’isolotto nidificano poche coppie di Larus michahellis (Naumann); è stata anche accertata la nidificazione irregolare di una coppia di Falco eleonorae Géné e la presenza di Falco peregrinus Tunstall. L’elemento faunistico di maggior rilievo è senza dubbio rappresentato dal Lacertide Podarcis raffonei (Mertens), endemico dell’arcipelago. La fauna invertebrata non è molto ricca, anche in conseguenza delle particolari caratteristiche fisiografiche dell’isolotto: tra le poche specie di coleotteri si segnalano i Tenebrionidi Blaps gibba Laporte de Castelnau, Gunarus parvulus (Lucas) e Akis subterranea Solier, quest’ultimo endemico dell’area siculo-calabra e frequente nei contesti antropizzati, i Curculionidi Trachyphloeus laticollis Boheman e Otiorhynchus meligunensis Magnano, il primo largamente diffuso nel Mediterraneo, il secondo endemico esclusivo dell’arcipelago, e l’Anobiide Gastrallus corsicus Schilsky, infeudato nelle parti legnose di Eokochia saxicola, senza tuttavia determinare vere e proprie infestazioni a danno delle piante.

BOX 2. La lucertola delle Eolie Podarcis raffonei

 

Podarcis raffonei (Mertens) è presente esclusivamente su tre isolotti delle Eolie (Strombolicchio, Scoglio Faraglione e La Canna) e nell’isola di Vulcano, dove però appare in costante regressione a causa della competizione con Podarcis siculus; l’arrivo di quest’ultima specie è probabilmente all’origine della sua scomparsa dal resto dell’arcipelago, dove sono stati accertati casi di ibridazione e/o di introgressione genetica. La consistenza globale delle sue popolazioni viene stimata in circa 1000 individui, 500 dei quali presenti a Strombolicchio. Per tale motivo, la specie è stata inclusa nella Lista Rossa dell’IUCN come critically endangered (CR). Attualmente vengono riconosciute due sottospecie: quella nominale, cui appartiene la popolazione di Strombolicchio, si differenzia per le dimensioni mediamente maggiori degli individui, gli arti anteriori in proporzione più corti, la colorazione dorsale più scura e uniforme e la presenza di un allele esclusivo (Pgm-2105); le restanti popolazioni vengono invece riferite alla subsp. alvearioi (Mertens). La biologia e l’ecologia della specie non si discostano molto da quelle di altri Lacertidi del genere Podarcis; negli ambienti micro-insulari, P. raffonei sfrutta al massimo le scarse risorse trofiche disponibili ampliando la propria dieta (prevalentemente insettivora) e il periodo di attività, che può estendersi anche alle giornate invernali più miti e soleggiate.

 

Bibliografia

Capula M., 2006. Population heterogeneity and conservation of the Aeolian wall lizard, Podarcis raffonei. In: Corti C., Lo Cascio P. & Biaggini M. (eds.), Mainland and Insular Lacertid Lizards: a Mediterranean perspective. Firenze University Press, Firenze, pp. 23-32.

Capula M., Corti C., Lo Cascio P. & Luiselli L., 2014. Thermal biology of the Aeolian wall lizard, Podarcis raffonei. What about body temperatures in microinsular lizards? In: Capula M. & Corti C. (eds.) Scripta Herpetologica. Studies on Amphibians and Reptiles in honour of Benedetto Lanza. Monografie della Societas Herpetologica Italica 3, Belvedere, Latina, pp. 39-47.

Pressioni


Strombolicchio è disabitato ma, rappresentando un luogo facilmente accessibile per la presenza di una scala che conduce alla terrazza sommitale, durante la stagione estiva viene visitato giornalmente da decine di turisti. Il disturbo antropico potrebbe rappresentare la causa del carattere irregolare degli episodi di nidificazione da parte di Falco eleonorae, il cui periodo riproduttivo coincide con quello di massima affluenza nel sito. L’accesso incontrollato e la contestuale assenza di adeguata informazione sulle caratteristiche di elevata fragilità dell’ecosistema rappresentano inoltre un rischio potenziale per le altre specie animali e vegetali dell’isolotto. Durante gli ultimi anni, il Servizio Fari della Marina Militare ha effettuato lavori edili ai fini della manutenzione della scala sommitale e dell’edificio del faro senza adottare alcuna precauzione per la tutela dei popolamenti vegetali e animali; lo stesso si verifica in occasione dei periodici interventi di manutenzione dell’impianto elettrico del faro, cui spesso fa seguito l’abbandono di rifiuti ferrosi e di materiale elettrico, anche inquinante, che potrebbe alterare le caratteristiche chimico-fisiche del suolo.

Gestione e Conservazione


Strombolicchio ricade nel perimetro della ZPS ITA030044 “Arcipelago delle Eolie – area marina e terrestre” e della ZSC ITA030026 “Isole di Stromboli e Strombolicchio”, per i quali è stato redatto un Piano di Gestione approvato dall’Assessorato al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con D.D.G. n. 120 dell’08/03/2013. L’isolotto è stato designato Riserva Naturale Integrale con Decreto Assessoriale n. 819 del 20/11/1997 e affidato alla gestione dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana; il regolamento dell’area protetta introduce severi limiti all’accesso, motivato esclusivamente da ragioni scientifiche e autorizzato dall’ente gestore, ma di fatto non esiste alcun controllo, poiché l’ente gestore non dispone di personale dedicato e di una sede.

Bibliografia


  1. Aliquò V., Leo P. & Lo Cascio P., 2006. I tenebrionidi dell’Arcipelago Eoliano: nuovi dati faunistici e lineamenti zoogeografici, con descrizione di una nuova specie del genere Nalassus Mulsant, 1854 (Coleoptera, Tenebrionidae). Naturalista siciliano, 30 (2): 69-90.
  2. Brullo S., Minissale P., Siracusa G. & Spampinato G., 1997. Taxonomic and phytogeographical considerations on Hyoseris taurina (Compositae), a S. Tyrrhenian element. Bocconea, 5 (2): 707-716.
  3. Ferro G. & Furnari F., 1968. Flora e vegetazione di Stromboli (Isole Eolie). Archivio botanico e biogeografico italiano, 12 (1-2): 21-45; (3): 59-85.
  4. Francalanci L., Lucchi F., Keller J., De Astis G. & Tranne C.A., 2013. Eruptive, volcano-tectonic and magmatic history of the Stromboli volcano (north-eastern Aeolian archipelago). In: Lucchi F., Peccerillo A., Keller J., Tranne C.A. & Rossi P.L. (eds.), The Aeolian Islands Volcanoes. Geological Society, Memoirs 37, London, pp. 397-471.
  5. Lo Cascio P., 2000. Note sul falco della regina, Falco eleonorae, nell’Arcipelago Eoliano. Rivista italiana di Ornitologia, 69 (2): 187-194.
  6. Lo Cascio P., 2010. Attuali conoscenze e misure di conservazione per le popolazioni relitte dell’endemica lucertola delle Eolie, Podarcis raffonei (Squamata Sauria). Naturalista siciliano, 34 (3-4): 295-317.
  7. Lo Cascio P. & Pasta S., 2020. Bio-ecological survey on the vascular flora of the satellite islets of the Aeolian Archipelago (south-eastern Tyrrhenian Sea, Italy). Pp. 21-46 in: Carapezza A., Badalamenti E., La Mantia T., Lo Cascio P., Troia A. (eds.), Life on Islands. 1 Biodiversity in Sicily and surrounding islands. Studies dedicated to Bruno Massa. Palermo: Danaus.
  8. Troìa A., Cardinale M., La Manna M., Lo Cascio P., Pasta S., Puglia A.M., Quatrini P. & Voutsinas E., 2005. Preliminary results of EOLIFE99, a project concerning the conservation of four endangered plant species of Aeolian Archipelago (South Tyrrhenian Sea, Italy). Quaderni di Botanica ambientale e applicata, 15 (2004): 173-174.
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