ISSN 2970-2321
ISSN 2970-2321
Sottobacino : Sicilia
Scritto da : Salvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio
Data di creazione : 15/12/2017
Per citare questa versione : PASTA, S., LO CASCIO, P. (2021). Foglio di cluster : Ciclopi Archipelago – Sottobacino : Sicilia. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/clusters/ciclopi-archipelago/
Composizione del cluster : isole | ? |
Composizione del cluster : arcipelaghi | ? |
Isole con almeno uno stato di protezione nazionale | ? |
Isole con almeno una protezione internazionale | ? |
Isole con almeno un ente gestore | ? |
Questo cluster raggruppa scogli di piccole dimensioni localizzati nel settore centrale della costa ionica siciliana a latitudini comprese tra 56°33’41’’ e 56°33’31’’ N. Tali scogli sono situati nel tratto di mare antistante la costa di Acitrezza, una frazione del Comune di Acicastello (CT), e fanno da cornice al porto in cui lo scrittore Giovanni Verga ambientò il famoso romanzo “I Malavoglia”. Procedendo da nord verso sud, gli scogli che rivestono un certo interesse naturalistico sono Isola Lachea, Faraglione Grande (‘Faragghiuni ranni’), Faraglione di Mezzo (‘Faragghiuni d’o menzu’) e Faraglione Piccolo o degli Uccelli (‘Faragghiuni di l’acieddi’). Nel tratto di mare situato fra questi ultimi due faraglioni emergono altri due piccoli scogli, entrambi privi di flora, denominati ‘zu Janu di Terra’ e ‘zu Janu di Rintra’ (= ‘di dentro’, cioè più vicino alla costa); lo spazio di mare fra Lachea e il Faraglione Grande conta altri tre scogli afitoici, il maggiore dei quali è noto con il nome di La Lunga (’a Longa). Il settore nordoccidentale del braccio di mare compreso tra la costa siciliana e gli scogli dei Ciclopi conta infine diversi piccoli corpi rocciosi, localmente noti con il nome collettivo di ‘Pietrazze’, mentre a sud-ovest degli Scogli sono presenti altri due corpi emersi bassi e afitoici chiamati ‘i Faragghiuneddi’; a causa della costruzione delle infrastrutture del porto di Aci Trezza, tutti questi scogli sono oggi vicinissimi alla costa, mentre gli Scogli dei Ciclopi distano appena 150 m dall’isola maggiore, dalla quale li separa un braccio di mare la cui profondità massima è compresa fra -20 e -40 m.
Il gruppo delle Isole dei Ciclopi risulta molto omogeneo da un punto di vista geomorfologico, geologico ed ecologico. La messa in posto dei prodotti etnei più antichi, che costituiscono oggi l’Isola Lachea e i Faraglioni dei Ciclopi, miticamente interpretati come i massi lanciati dal ciclope Polifemo contro la nave di Ulisse in fuga, risale a mezzo milione di anni fa, quando il margine orientale dell’ampio golfo, digradante verso il bacino del mar Ionio, che allora occupava la parte meridionale dell’area dove oggi si sviluppa l’edificio vulcanico etneo, fu interessato da un’intensa attività vulcanica in ambiente sottomarino. Tali antiche manifestazioni effusive sono contemporanee alla sedimentazione dei livelli più recenti di argille marnose del Pleistocene medio, oggi affioranti estesamente a sud dell’edificio etneo e lungo la costa ionica. Nell’Isola Lachea e nei Faraglioni dei Ciclopi sono esposti magnifici esempi di queste manifestazioni effusive, i cui prodotti risultano intercalati alla successione argillosa. Queste masse sono state interpretate come intrusioni vulcaniche a giacitura orizzontale (laccoliti) costituite da lave massicce e/o colonnari affioranti sotto una sottile copertura di sedimenti. Il successivo sollevamento dell’area ha esposto i basalti ai processi esogeni, la cui azione ha portato all’attuale assetto morfologico dell’area. Tali processi sono tuttora in corso, provocando una continua erosione e talora l’arretramento dei versanti degli scogli, come dimostrano crolli recenti al Faraglione Grande e l’instabilità di alcuni spuntoni rocciosi dell’Isola Lachea.
Le argille marnose sono di colore bianco crema e giallastro mentre le intrusioni di vulcaniti basiche sono di colore grigio-nero, a luoghi rossastro. Le prime appartengono all’unità delle Argille Grigio-Azzurre del Pleistocene inferiore e affiorano prevalentemente sull’Isola Lachea e sulla sommità del Faraglione Grande. Si tratta di rocce a granulometria finissima, sciolte o fortemente cementate, talora caratterizzate da un’intricata rete di fratture. Le vulcaniti sono invece rappresentate da basalti tholeiitico-transizionali a struttura microcristallina. Di particolare interesse è la presenza di minerali secondari quali l’Analcime, NaAlSi2O6 × (H20), minerale di colore generalmente biancastro appartenente al gruppo delle zeoliti, Natrolite e Calcite.
Per via delle ridotte dimensioni e della morfologia aspra, gli scogli minori del cluster non recano alcuna traccia di presenza permanente dell’uomo né vestigia di attività pregresse. Fanno eccezione Lachea, abitata almeno saltuariamente sin dalla preistoria e sino al XIX secolo, e il Faraglione Grande, sul cui versante ovest è stata eretta negli anni Cinquanta del secolo scorso una statua dedicata alla Madonna della Buona Nuova.
Sulla base dei valori medi annui dei dati misurati nelle stazioni di rilevamento termo-pluviometrico più vicine, cioè Acireale e Catania Osservatorio Astronomico, l’area in cui ricadono gli isolotti dei Ciclopi è soggetta ad un bioclima con termotipo termomediterraneo inferiore ed ombrotipo subumido superiore, con precipitazioni comprese tra 720 e 804 mm, temperature di 17-18 °C ed un periodo di stress termo-idrico che si protrae per 4-5 mesi.
Ulteriori prospezioni si rendono necessarie per verificare l’eventuale inclusione nell’inventario PIM di alcuni scogli di piccole dimensioni ubicati nelle vicinanze di Ognina (Catania) e nelle frazioni di Stazzo e Pozzillo (Acireale).
Per lungo tempo gli scogli dei Ciclopi sono stati meta ambita di poeti, artisti, paesaggisti, storici, curiosi colti dal fascino della leggenda omerica, ma anche luogo di raccolta di campioni e di dati e fonte d’ispirazione per generazioni di geologi di prim’ordine provenienti da tutta l’Europa, non ultimi i padri fondatori della moderna geochimica, ovvero il francese Déodat Gratet de Dolomieu, che visitò il sito nel 1787, e della moderna geologia, l’inglese Charles Lyell, che vi si recò due volte nel 1828 e nel 1858. L’area di Acitrezza rappresenta dunque uno dei siti geologici più lungamente e intensamente indagati del pianeta.
Il primo inventario della flora vascolare delle Isole dei Ciclopi fu redatto da A. Musmarra negli anni Quaranta del XX secolo; fatto alquanto singolare, tale pubblicazione è frutto di una delle pochissime – se non l’unica – indagini floristiche svolte sul campo in Sicilia nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Oltre 50 anni dopo G. Siracusa ha aggiornato le conoscenze floristico-vegetazionali sull’arcipelago, censendo 95 taxa. Un aggiornamento molto dettagliato della flora vascolare e della vegetazione del cluster è stato pubblicato nel 2017 a seguito di indagini multisciplinari effettuate in diverse stagioni durante il biennio 2015-2016 da S. Sciandrello, G. Sturiale e P. Minissale.
Sulla base di quanto emerge dalla consultazione della letteratura scientifica disponibile, le indagini sulla fauna terrestre effettuate sino ad oggi si sono concentrate sulla sola Isola Lachea.
Ancora agli inizi del XX secolo questo cluster includeva diversi altri scogli prossimi alla costa, alcuni tuttora individuabili a Santa Maria La Scala in territorio di Acireale, altri cancellati dall’espansione urbana e dalle infrastrutture portuali di Ognina, San Giovanni Li Cuti e Catania. L’urbanizzazione è la principale responsabile della scomparsa di Limonium catanense, una pianta che cresceva esclusivamente sulle scogliere della città di Catania. Questo caso emblematico di estinzione, recente e documentata, di una specie endemica, sottolinea l’importanza della salvaguardia delle Isole dei Ciclopi, che rappresentano uno dei settori costieri meglio preservati del comprensorio.
A prescindere dalla rilevante importanza degli ambienti sommersi ancora integri, la porzione emersa delle Isole dei Ciclopi presenta un certo interesse naturalistico e un indiscusso valore paesaggistico. La vicinanza alla terraferma, la recente separazione dall’isola maggiore, le modeste dimensioni, l’assenza pressoché totale di suolo e l’esposizione alla salsedine e alle burrasche invernali rendono questi scogli piuttosto poveri sotto il profilo floristico e biologico in genere e giustificano la netta predominanza delle terofite (52% della flora complessiva). Sulla base del più recente censimento, l’intero arcipelago conta 102 taxa vegetali: si tratta perlopiù di piante vascolari nitrofile e ruderali legate agli ambienti disturbati, di specie alofile-subalofile ad ampia distribuzione e di esotiche naturalizzate – spesso invasive – come Ailanthus altissima.
Le scogliere rocciose (habitat 1170) emergono da fondali duri e incoerenti o molli, e offrono substrati duri e compatti alle comunità bentoniche (alghe, animali e concrezioni coralligene). La vegetazione marina delle scogliere, la cui zonazione si articola in funzione della profondità e della disponibilità di luce, è molto ricca ed estremamente diversificata. Le numerose comunità sessili tipiche dei substrati rocciosi che caratterizzano il piano sopralitorale della fascia costiera della ZSC, riferite alla classe Entophysalidetea, sono talora in contatto catenale con consorzi litofili aeroalini molto semplificati riferibili ai Crithmo-Limonietea (habitat 1240).
Su superfici più o meno pianeggianti con pochi centimetri di suolo, nei piccoli spazi aperti all’interno dell’arbutesto alonitrofilo (Suaedo verae-Atriplicetum halimi, habitat 1420), sia all’Isola Lachea sia al Faraglione Grande si osservano consorzi terofitici alo-nitrofili tipici delle coste rocciose (habitat 1310), riferiti alle asociazioni Trifolio scabri-Catapodietum balearici e Parapholido incurvae-Spergularietum bocconei.
Gli arbusteti subalo-nitrofili (habitat 1430) sono localmente rappresentati dalle associazioni Suaedo verae-Atriplicetum halimi e Atriplici halimi-Artemisietum arborescentis. Il sensibile incremento dei gabbiani reali sull’Isola Lachea registrato negli ultimi decenni ha favorito la diffusione di Artemisia arborescens e Suaeda vera, specie legate a suoli ricchi di nitrati.
Nella parte sommitale dell’Isola Lachea e del Faraglione Grande si rinvengono nuclei di macchia sclerofilla sempreverde riferiti all’associazione Asparago acutifolii-Oleetum sylvestris Bacchetta et al. 2003 (habitat 5330).
Le piccole radure della macchia ospitano comunità di erbe annue termo-xerofile e sub-nitrofile riferibili all’Echio plantaginei-Galactition tomentosae. In alcuni settori dell’Isola Lachea a tali consorzi, legati al disturbo indotto dagli uccelli marini nidificanti, partecipano anche piante caratteristiche delle preterie xeriche perenni (Lygeo-Stipetea, habitat 6220).
Tra i vertebrati oltre agli uccelli, presenti sia con specie stanziali che di passo, alcune delle quali d’interesse conservazionistico ai sensi della Direttiva 2009/147 ‘Uccelli’ dell’UE quali Alcedo atthis, frequente durante le fasi migratorie pre- e post- riproduttiva e come svernante, Falco peregrinus, Larus melanocephalus, Hydroprogne caspia e Thalasseus sandvicensis si registra la presenza di Podarcis siculus, il cui popolamento locale è stato per qualche tempo riferito alla subsp. ciclopicus, entità di scarso valore sistematico ritenuta endemica esclusiva dell’Isola Lachea e del Faraglione Grande.
Considerando il divieto di sbarco su tutti gli scogli minori, essi risultano teoricamente al riparo da qualsiasi minaccia connessa con l’attività antropica. Tale divieto non viene tuttavia rispettato rigorosamente dai diportisti; inoltre, l’accesso occasionale dei bagnanti e dei fedeli in visita alla statua della Madonna sul Faraglione Grande costituisce un potenziale fattore di disturbo stagionale per la flora e la fauna locale. Ancora, la disseminazione ornitocora del fico d’India, Opuntia ficus-indica, specie esotica invasiva, ha pesantemente alterato la flora e la vegetazione di alcuni scogli. La gran parte degli aspetti di criticità riscontrati nel cluster si concentrano sull’Isola Lachea. Qui l’introduzione volontaria di numerose piante esotiche ornamentali, alcune delle quali estremamente invasive come Ailanthus altissima, interferisce pesantemente sulla struttura e sul funzionamento degli habitat naturali.
La massiccia affluenza di bagnanti nonché il transito e la sosta di imbarcazioni da diporto nel mare di Acitrezza durante la stagione turistica costituisce un significativo fattore di disturbo per gli uccelli stanziali e migratori, così come l’abbandono di ami e lenze connesso con attività di pesca praticate dalle barche o lungo il litorale.
La forte alterazione della struttura e della funzione di alcuni habitat (1430, 5330, 6220) presenti su alcuni isolotti dipende in primo luogo dal ruolo sempre più preponderante delle succitate piante esotiche invasive. Altri importanti fattori di minaccia di origine biotica sono il Gabbiano reale e il Ratto nero, specie che sfruttano gli avanzi di cibo ed i rifiuti connessi alle attività balneari. Nel corso degli ultimi decenni si è registrato un significativo incremento numerico della locale colonia di Gabbiano reale, capace di sfruttare le risorse alimentari praticamente illimitate delle vicine discariche, sicché oggi essa rappresenta una costante minaccia e riduce le possibilità di sosta e nidificazione per altre specie ornitiche. Tale colonia influisce inoltre in maniera significativa sulla composizione floristica e la struttura della vegetazione e la qualità-integrità degli habitat. I gabbiani provocano infatti un intenso disturbo da calpestio, un accumulo di rifiuti solidi organici ed inorganici ed alterano le caratteristiche chimiche del suolo, favorendo la diffusione di specie alo-nitrofile quali Artemisia arborescens e Suaeda vera. Il Ratto nero (Rattus rattus) è un opportunista onnivoro; la sua dieta si basa principalmente su materiale di origine vegetale ma dall’analisi delle sue feci effettuata sull’Isola Lachea sono emersi anche resti di insetti, uccelli e crostacei. Consumando i frutti di Opuntia ficus-indica esso sottrae una quota significativa delle risorse trofiche a Podarcis siculus, e non si può escludere l’eventualità che arrivi a predare occasionalmente la lucertola stessa.
L’iter di approvazione delle misure di tutela delle valenze naturalistiche della porzione sommersa ed emersa degli scogli di questo cluster ha avuto una storia alquanto lunga e travagliata; di conseguenza, anche il locale regime dei vincoli appare piuttosto complesso ed articolato.
Già l’art. 31 della L. 979 del 31 dicembre 1982 (Suppl. ordinario G.U. n. 16 del 18.01.1983), relativa alle disposizioni per la difesa del mare, nel prevedere la nascita delle riserve marine indicava le Isole dei Ciclopi tra le aree marine per le quali disporre accertamenti al fine di assegnare il vincolo di protezione.
Nell’agosto 1983, l’Assessorato regionale per la cooperazione, il commercio, l’artigianato e la pesca istituì una zona di tutela biologica nel tratto di mare antistante Acitrezza, comprendente le isole dei Ciclopi, vietandovi la pesca di qualsiasi genere, allo scopo esplicito di consentire il ripopolamento in una zona soggetta ad un prelievo ittico eccessivamente intenso.
Il Decreto Interministeriale del 7 dicembre 1989 (GU n. 86 del 12.04.1990) istituì la Riserva Naturale Marina “Isole Ciclopi”, che prevedeva la suddivisione del territorio in aree diverse (A, B e C) sottoposte a differenti vincoli in modo da coniugare il principio della tutela e quello della fruibilità pubblica dell’area. L’istituzione della riserva marina è stata approvata definitivamente con D.M. 17 maggio 1996 (GU n. 263 del 9.11.1996) ed istituita formalmente con D.A. 614/44 del 4.11.1998.
Nel 1996 si fece anche un primo passo verso l’individuazione dei responsabili della gestione della riserva terrestre: fu infatti costituito il Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali e degli Agro-ecosistemi (CUTGANA), cui fu affidata con Decreto Assessoriale n. 614 del 4 novembre 1998 la gestione della Riserva Naturale Integrale “Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi”, ampia 3,14 ha, istituita per tutelare, oltre alla porzione emersa delle isole, la sua flora e fauna, anche la vegetazione algale e la fauna della fascia di mare dal sopralitorale all’infralitorale.
La designazione dell’ente cui affidare la gestione della Riserva marina è stata piuttosto travagliata; dopo lungo dibattere, e in considerazione delle disposizioni di legge (L. 979/1982 e 426/1998), la scelta si orientò verso un’autorità che potesse rappresentare sia l’istituzione scientifica (CUTGANA per conto dell’Università di Catania) sia gli Enti locali del territorio di pertinenza (il Comune di Acicastello). Fu così costituito il consorzio di gestione dell’Area Marina Protetta “Isole Ciclopi”, cui fu ufficialmente affidata la gestione del sito con Decreto Ministeriale del 27 febbraio 2001.
Il Sito di Interesse Comunitario ITA070006 ‘Isole dei Ciclopi’ ha una superficie di circa 2,5 ha e comprende esclusivamente le porzioni emerse dell’Isola Lachea, dello scoglio detto ‘La Longa’ e del Faraglione Grande. Infine la superficie del SIC ITA070028 ‘Fondali di Acicastello (Isola Lachea – Ciclopi)’ coincide con quella dell’AMP ‘Isole Ciclopi’, istituita con D.M. 09/11/2004 (G.U. n.16 del 21.01.2005) e suddivisa in zona A, B e C, e si estende per 623 ha nel tratto di mare antistante Aci Trezza e include le Isole dei Ciclopi ed il tratto di mare compreso tra Capo Mulini e Punta Aguzza nel comune di Aci Castello. Essa è gestita da un consorzio che comprende il Comune di Acicastello e l’Università di Catania. I due SIC, con l’approvazione e il recepimento delle Misure di conservazione e del Piano di gestione, (DDG ARTA n. 375 del 24 maggio 2019) sono diventate ZSC, con Decreto 26 febbraio 2020 (GU Serie generale n. 122 del 13/05/2020).
Infine, l’area è stata individuata come Sito d’interesse geologico con il nome di “Vulcaniti dell’arcipelago dei Ciclopi e Acitrezza”, tutelato con D.A. 20 luglio 2016 (cfr. G.U.R.S. del 2 settembre 2016).
L’aspetto critico resta quello di conciliare il massiccio afflusso di turisti e bagnanti durante la stagione balneare con la fruizione sostenibile e consapevole del mare e degli scogli.
Nonostante le norme e le regole in materia di transito, sbarco e ancoraggio e la fruizione del mare e delle coste siano sempre meglio rispettate, il turismo di massa continua ad esercitare un impatto significativo e non del tutto sotto controllo. Particolarmente urgente in tal senso appare la necessità di mettere a norma le discariche dell’hinterland (in primis quella di Carlentini) e ridurre o eliminare altre fonti diffuse di foraggiamento (es.: mercato ittico di Aci Trezza) per i gabbiani reali mediterranei, principali attori della rete trofica locale.
Vanno infine proseguite ed incentivate le attività di formazione ed informazione degli stakeholder locali, in particolare indirizzando le attività di pesca verso forme più sostenibili e rispettose delle coste e dei fondali locali.
Branca S., Coltelli M. & Groppelli G., 2001. Geological evolution of a complex basaltic stratovolcano: Mount Etna, Italy. Italian Journal of Geosciences, 130 (3): 306-317.
Tableau récapitulatif des clusters et îles du sous-bassin
NOMBRE DEL CLUSTER | NOMBRE DE LAS ISLAS E ISLOTESNOME DELLE ISOLE E DEGLI ISOLOTTI | NOME DELL’ARCIPELAGO | Area (ha) | Altitudine massima (metro) | Linea costiera (metri) | Distanza dalla costa (miglio nautico) | Coordinate geografiche | Proprietà | Isole con almeno uno status protetto | Presenza di un manager | |
Latitudine | Longitudine | ||||||||||
Ciclopi Archipelago | Scoglio del Porto Turistico di Ognina | 0,01 | 37,56145 | 15,166292 | Commune d’Aci Castello et Université de Catane, consortium Isole dei Ciclopi | ||||||
Lachea | 20 | 35 | 680 | 0,07 | 37,559686 | 15,165356 | Commune d’Aci Castello et Université de Catane, consortium Isole dei Ciclopi | ||||
Isola dei Ciclopi | 260 | 0,0800001 | 37,560647 | 15,165914 | Commune d’Aci Castello et Université de Catane, consortium Isole dei Ciclopi | ||||||
a Petra Longa,a Longa | 180 | 0,01 | 37,560067 | 15,166617 | Commune d’Aci Castello et Université de Catane, consortium Isole dei Ciclopi | ||||||
a Pitrudda | 70 | 0,03 | 37,560089 | 15,165281 | Commune d’Aci Castello et Université de Catane, consortium Isole dei Ciclopi | ||||||
Faraglioni di Acitrezza | 37,558853 | 15,162839 | |||||||||
Faragghiuni d’o Menzu,Faraglione di Mezzo | 0,06 | 37,558514 | 15,161781 | ||||||||
Faraglione degli Uccelli,Faragghiuni d’aceddi,Faraglione Piccolo | 0,04 | 37,558769 | 15,162481 | ||||||||
Zu Janu ‘i Fora | 0,05 | 37,558836 | 15,162142 | ||||||||
Zu Janu ‘i Tera | 0,04 | 37,559039 | 15,160958 | ||||||||
L’Isolotto | 0,01 | 37,618672 | 15,175061 | ||||||||
Scoglio a Sud di Petra â Sarpa | 0,01 | 37,618464 | 15,175185 |