ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISOLE

Cluster : ARCIPELAGO EOLIANO

Sottobacino : SICILIA

Panarea

Scritto daSalvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio

Data di creazione : 27/05/2021

Per citare questa versione :  PASTA, S., LO CASCIO, P. (2021). Foglio dell’isola : Panarea – Sottobacino : Sicilia. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/panarea/

Panarea (Bing Maps)
Comune Lipari
Arcipelago Aeolian Archipelago
Area (ha) 340
Costa (metri) 7200
Distanza dalla costa (miglio nautico) 0.01
Altitudine massima (metri) 420
Coordinate geografiche Latitudine 38,636408
Longitudine 15,066478
Proprietà della terra /

 

Organo di gestione /
Stato di protezione nazionale /
internazionale /

Descrizione


Panarea è la più piccola e la meno elevata delle Eolie, con una superficie di 3,34 km2 e un’altezza massima di 421 m s.l.m. (a Punta del Corvo). L’isola è posta a 40 km di distanza dalla Sicilia e a 14 km dall’isola più vicina (Stromboli). Attualmente (dicembre 2015) si contano 438 residenti, che però in buona parte trascorrono sull’isola soltanto la stagione turistica, trasferendosi durante l’inverno l’inverno a Lipari o nei vicini centri costieri della Sicilia nord-orientale. Il centro abitato si divide in tre nuclei residenziali principali: S. Pietro, Drauto e Iditella.

Insieme agli isolotti satelliti (Basiluzzo, Lisca Bianca, Bottaro, Dattilo), Panarea costituisce la porzione emersa di un vasto apparato vulcanico che si eleva da fondali di circa –1700 m e ha un diametro di 18 km, disposto lungo un sistema tettonico regionale orientato in direzione NE-SW che è stato soggetto a un notevole sollevamento vulcano-tettonico, tuttora in corso.

L’isola non presenta la classica morfologia tronco-conica degli edifici vulcanici, poiché la sua edificazione è dovuta in prevalenza alla sovrapposizione di duomi lavici, i più antichi dei quali si sono formati a partire da 155.000 anni fa; le ultime fasi eruttive dell’apparato si collocano tra 54.000 e 24.000 anni fa. A Panarea sussiste un’attività vulcanica secondaria, rappresentata da un campo fumarolico nella spiaggia della Calcara, con temperature costanti intorno a 100 °C; queste esalazioni gassose hanno origine idrotermale e sono composte prevalentemente da vapore acqueo (93-98%) e diossido di carbonio (2-6%), insieme a minori quantità di acido solfidrico, azoto, metano, idrogeno, argon, elio, neon, idrocarburi pesanti e composti eterociclici. Un campo fumarolico più vasto (circa 2 km2 di superficie) è presente invece nell’area a Est dell’isola, in corrispondenza degli isolotti satelliti, con una ventina di punti di emissione gassosa, sorgenti termali acide con temperature fino a 155 °C e diffuse esalazioni nei fondali della zona; nel novembre 2002, l’intensificazione del processo di degassamento in questa zona, alimentato da fluidi magmatici che risalgono da sacche profonde e interagiscono con il sistema idrotermale più superficiale, hanno dato luogo a diversi eventi esplosivi e all’apertura di nuove bocche sottomarine.

Le prime tracce di frequentazione antropica risalgono alla fine del IV millennio a.C., ma un vero e proprio insediamento è attestato per il millennio successivo (il villaggio di Piano Quartara); durante il Bronzo Antico l’isola continua ad essere abitata da genti afferenti alla cultura di Capo Graziano, mentre tra il XV e il XIII secolo a.C. nuovi colonizzatori di origine siciliana si insediano a Punta Milazzese, in un villaggio arroccato in posizione difensiva. In seguito, l’isola rimane disabitata fino all’età greca; di tale periodo – così come della successiva occupazione romana – sono note solo tracce sporadiche, mentre una presenza stabile è documentata su alcuni isolotti (Basiluzzo) dove, probabilmente, si protrae fino all’età bizantina. Dopo la conquista normanna, Panarea – come le altre isole – viene assimilata alle proprietà ecclesiastiche; la fase di antropizzazione più intensa si registra a partire dal XVII secolo, con la realizzazione di vasti sistemi agricoli a terrazze. Sempre su iniziativa della curia, durante il XVIII secolo vengono piantumati oltre 3.000 ulivi, una coltura particolarmente adatta alle caratteristiche fisiografiche e microclimatiche dell’isola, tanto che alla fine dell’Ottocento se ne contano quasi 13.000. La crisi economica che segna il passaggio tra il XIX e il XX secolo determina un rapido spopolamento dell’isola: dalle 790 unità censite nel 1911 si scende a sole 272 nel 1961. A partire dagli anni Sessanta, l’isola è divenuta meta di un turismo d’élite che, pur scongiurando fenomeni di speculazione edilizia, ha finito per eclissarne rapidamente l’identità originaria.

Stato delle conoscenze


In seguito alle esplorazioni botaniche ottocentesche, che si devono essenzialmente a G. Gussone e M. Lojacono-Pojero, le indagini sulla flora e vegetazione di Panarea sono state riprese a partire dagli anni Ottanta del XX secolo da S. Brullo e collaboratori e, un decennio dopo, da S. Pasta. Non è tuttavia ancora disponibile una trattazione omogenea ed esaustiva dei dati floristici, sebbene in molte sedi sia stato evidenziato il carattere peculiare dei popolamenti vegetali dell’isola nel contesto dell’arcipelago.

L’avifauna risulta la componente faunistica per la quale si dispone di conoscenze più approfondite, grazie ai censimenti effettuati da S. Allavena, S. Frugis ed E. Moltoni (anni Sessanta-Settanta) e ai loro più recenti aggiornamenti (A. Corso, B. Massa e collaboratori), a quelli relativi alla colonia di Falco eleonorae (1977: B. Massa; 1996-1999 e 2012-2015: P. Lo Cascio; 2007-2010: A. Corso) e al monitoraggio dei transiti di rapaci migratori effettuati dai volontari della LIPU a partire dal 2005. Mentre la fauna a vertebrati può ritenersi sufficientemente nota, le conoscenze su quella a invertebrati si presentano ancora incomplete, come testimoniano i ritrovamenti di elementi endemici dell’arcipelago avvenuti solo di recente.

Dopo le prime segnalazioni riportate da G. Libertini, gli studi archeologici hanno preso avvio in forma sistematica grazie agli scavi diretti da L. Bernabò Brea e M. Cavalier a partire dal 1950, che hanno portato alla scoperta del villaggio di tarda età del Bronzo di Punta Milazzese, del sito cultuale della Calcara e di numerose altre testimonianze preistoriche in diverse località dell’isola; ulteriori approfondimenti sulle fasi di insediamento preistorico nell’isola si devono a M.C. Martinelli durante gli ultimi decenni.

Le conoscenze geo-vulcanologiche sono state sostanzialmente rivisitate durante gli ultimi decenni, attraverso la realizzazione di una carta geologica aggiornata, di studi sui terrazzi marini, sulla morfologia sottomarina dell’apparato di Panarea e delle attività di monitoraggio dei fenomeni secondari che interessano l’area craterica sommersa tra questa e gli isolotti antistanti; oggi si dispone pertanto di un quadro conoscitivo molto approfondito, anche in termini di valutazione del rischio connesso alla presenza di sacche di gas magmatico e alla loro interazione con il sistema idrotermale più superficiale.

Interesse


Lungo la costa, sulle scogliere rocciose, risultano particolarmente diffusi nuclei di vegetazione casmofitica aeroalina, riferibili all’habitat 1240 e caratterizzati dalla presenza di Limonium minutiflorum (Guss.) O. Kuntze, endemico dell’arcipelago e di Capo Milazzo. La maggior parte del versante orientale dell’isola è occupato da terrazzamenti abbandonati, dove si osserva un mosaico di formazioni forestali e pre-forestali termofile riferite all’habitat 5330 e praterie xeriche riferite all’habitat 6220. Il versante occidentale e settentrionale, invece, si presenta scarsamente accessibile e ospita formazioni riferibili all’habitat 8130 (ghiaioni e conoidi detritiche), o esempi di vegetazione casmofitica riferibili all’habitat 8210. Questi ultimi rappresentano l’aspetto floristico-vegetazionale di maggiore interesse e rivestono notevole importanza sotto il profilo biogeografico e conservazionistico; vi partecipano infatti numerose entità endemiche dell’arcipelago come Centaurea aeolica Guss. ex Lojac. subsp. aeolica e Silene hicesiae Brullo & Signorello, o endemiche regionali come Seseli bocconii Guss. e Matthiola incana (L.) R.Br. subsp. rupestris (Raf.) Nyman, o ancora specie ad areale centro-mediterraneo rare sul territorio nazionale e regionale, come Iberis semperflorens L. e Lomelosia cretica (L.) Greuter & Burdet. In particolare, oltre ad essere stata descritta su quest’isola, Silene hicesiae conta qui la parte più cospicua della sua popolazione globale, stimata in 500-600 individui.

Un altro aspetto distintivo dell’isola nel contesto dell’arcipelago è costituito dagli aspetti di vegetazione psammofila effimera nelle dune sabbiose di Cala dei Zimmari, dove crescono due specie rare sul territorio nazionale e regionale, Wahlenbergia lobelioides (L. f.) Link subsp. nutabunda (Guss.) Murb. e Malcomia ramosissima (Desf.) Gennari; questi aspetti rappresentano inoltre l’esempio più rappresentativo dell’habitat 2230 (praterie dunali dei Malcomietalia) riscontrabile alle Eolie. Tuttavia, nel sito è stato recentemente impiantato un vigneto che ha indubbiamente provocato una grave compromissione di tale habitat.

Panarea riveste una cruciale importanza per la migrazione primaverile dei rapaci, oggetto di campagne di monitoraggio della LIPU durante l’ultimo decennio: il transito dei contingenti più cospicui che attraversano il Tirreno riguarda Pernis apivorus (L.), Circus aeruginosus (L.) e Milvus migrans (Boddaert); oltre alle specie regolarmente censite (più di una ventina), sono state segnalate anche accidentali di notevole interesse conservazionistico, come Aquila heliaca Savigny e Accipiter brevipes (Servertsov). L’avifauna nidificante comprende invece Falco eleonorae Gené, presente con 15-17 coppie, Falco peregrinus Tunstall e Sylvia undata Boddaert, la cui consistenza non è stata stimata, mentre è dubbia la nidificazione di Calonectris diomedea (Scopoli).

La fauna vertebrata terrestre non annovera alcun elemento di rilievo e non si distacca da quella comune alle altre isole dell’arcipelago. Gli invertebrati comprendono invece diversi endemiti eoliani, come i coleotteri Firminus massai Arnone, Lo Cascio & Grita, Catomus aeolicus Ponel, Lo Cascio & Soldati e Anthaxia flaviae Lo Cascio & Sparacio, il lepidottero Hipparchia leighebi Kudrna, l’omottero cicadellide Adarrus aeolianus D’Urso, i molluschi gasteropodi Hypnophila incerta (Bourguignat) e Helicotricha carusoi Giusti, Manganelli & Crisci.

Pressioni


Panarea passa da una pressoché totale latenza invernale, stagione nella quale i residenti effettivi non superano la cinquantina, a un picco di presenze concentrato tra luglio e agosto che risulta difficilmente quantificabile, perché coinvolge non soltanto le strutture alberghiere ed extra-alberghiere locali e le numerose “seconde case”, ma anche un vasto numero di imbarcazioni da diporto che transitano e stazionano nei pressi dell’isola. Un dato che permette di comprendere meglio le proporzioni del fenomeno è quello relativo ai rifiuti solidi urbani: da una produzione mensile media di 20-30 tonnellate si passa a quella di 186 tonnellate nel mese di agosto, che vengono trasferite sulla terraferma; la produzione annua di r.s.u. per abitante è pari a 1223 kg (la media regionale è di 550 kg/abitante). La pressione antropica si distribuisce principalmente entro il perimetro urbano e lungo quello costiero, mentre le aree interne, poste oltre i 100-150 m s.l.m., non vengono coinvolte da tale massiccia affluenza.

Certamente, tale fenomeno stagionale costituisce un fattore di disturbo diretto e/o indiretto per la colonia di Falco eleonorae Gené, localizzata su falesie prospicienti una delle zone più frequentate dal turismo nautico, che nel corso degli ultimi due decenni ha registrato la perdita di 1/3 delle coppie nidificanti; a questo si aggiunge il disturbo indotto dal transito di elicotteri utilizzati per il trasporto passeggeri, teoricamente interdetto nell’ambito della ZPS ITA030044, ma di fatto non controllato né ostacolato: una delle compagnie che operano indisturbate nei collegamenti tra l’isola e la terraferma si chiama “Air Panarea” e ha la propria sede a 150 m in linea d’aria dalla colonia.

Generalmente gli interventi di risistemazione a verde delle numerose residenze estive non determinano impatti sui contesti naturali o semi-naturali, poiché vengono effettuati in ambito urbano; in un caso, tuttavia, questi hanno causato la grave compromissione di un habitat (2230), presente in un’area privata a ridosso di un litorale sabbioso, dove la vegetazione spontanea è stata rimossa e il terreno livellato per impiantarvi un vigneto.

Un fattore di minaccia potenziale potrebbe essere rappresentato dall’espansione delle specie vegetali alloctone introdotte a scopo ornamentale nei giardini privati, anche se finora – a eccezione di Ailanthus altissima (Mill.) Swingle, infestante nelle aree a margine dei popolamenti dell’endemica Silene hicesiae Brullo & Signorello – la presenza di specie aliene non sembra minacciare la fisionomia dei consorzi vegetali locali.

In passato si sono verificati ripetuti incendi dolosi, che hanno influenzato la composizione e la struttura di alcune formazioni pre-forestali (p.e., favorendo l’espansione di Cistus monspeliensis L.); negli ultimi due decenni, tuttavia, non sono stati registrati nuovi episodi e il fenomeno può essere pertanto considerato un fattore di minaccia potenziale ma relativamente contenuto.

Gestione e Conservazione


Panarea ricade in buona parte (263 ha) nel perimetro della ZPS ITA030044 “Arcipelago delle Eolie – area marina e terrestre” e della ZSC ITA030025 “Isola di Panarea e scogli viciniori”, per i quali è stato redatto un Piano di Gestione approvato dall’Assessorato al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con D.D.G. n. 120 dell’08/03/2013. Nell’isola è stata designata una Riserva Naturale Orientata con Decreto Assessoriale n. 483 del 25/07/1997, affidata alla gestione dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. L’area protetta è ripartita in una zona A, con una superficie di 154 ha, e una zona B (pre-riserva) estesa 128 ha; nella perimetrazione il promontorio di Capo Milazzese risulta inspiegabilmente individuato come Riserva Naturale Integrale (per la quale il regolamento prevede limiti di accesso) senza tenere conto del fatto che lo stesso ospita uno dei siti archeologici più visitati dell’arcipelago e, soprattutto, che la competenza gestionale spetta alla Soprintendenza BB.CC.AA. di Messina e al Museo Archeologico Eoliano. Nel complesso, va osservato come la gestione dell’area protetta di Panarea risenta dell’assenza di personale dedicato e di un presidio locale.

L’assenza di un’Area Marina Protetta non consente di regolamentare efficacemente il traffico e lo stazionamento di natanti e imbarcazioni nei luoghi sensibili, p.e. il tratto della costa nord-occidentale dove è ubicata la colonia di Falco eleonorae Gené; soltanto per Cala Junco, una baia nella costa meridionale, un’ordinanza dell’Ufficio Circondariale Marittimo dispone l’interdizione dell’accesso da parte dei mezzi nautici.

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