ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISOLE

Cluster : PELAGIE ARCHIPELAGO

Sottobacino : SICILIA

Lampione

Scritto da : Salvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio

Data di creazione : 15/07/2021

Per citare questa versione :  PASTA, S., LO CASCIO, P. (2021). Foglio dell’isola : Lampione – Sottobacino : Sicilia. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/lampione/

Comune Lampedusa e Linosa
Arcipelago Pelagie Archipelago
Area (ha) 3,6
Costa (metri) /
Distanza dalla costa (miglio nautico) 60
Altitudine massima (metri) 36
Coordinate geografiche Latitudine 35,551762
Longitudine 12,321185
Proprietà della terra /
Organo di gestione Communes de Lampedusa et Linosa
Stato di protezione nazionale  /
internazionale /

Descrizione


Localizzato a 17 km di distanza da Lampedusa, Lampione ha una superficie di 21.000 m2, un perimetro costiero di 750 m e raggiunge un’altezza massima di 36 m s.l.m. La sua morfologia è caratterizzata da un vasto pianoro sommitale, che sul lato orientale digrada dolcemente verso il mare, mentre in quello occidentale presenta ripide falesie. Dal punto di vista geologico, l’isolotto rappresenta un frammento calcareo di costa nordafricana, con carbonati dolomitici composti da associazioni di wackestone e packstone riferite alla formazione Halk al-Menzel (46-34 Ma); il suo definitivo isolamento dalla Tunisia e da Lampedusa, avvenuto per il progressivo innalzamento del livello marino, si colloca nella più recente fase post-glaciale.

Lampione è attualmente disabitato, ma in passato ha ospitato un insediamento – forse stagionale – testimoniato dalla presenza dei resti di una cisterna e di ruderi di strutture la cui funzione è tuttora poco chiara, riferite alla tarda epoca romana (IV-V secolo d.C.). Il possibile utilizzo dell’isolotto come scalo nei traffici fra Sicilia e Nordafrica è suggerito dal ritrovamento nei fondali adiacenti di numerosi reperti, tra i quali diversi ceppi di ancore e contromarre e anfore (tipi africana IIa, IIb e IId, Keay LXII) di epoca romana, lingotti di piombo, ancore litiche a tre fori e una macina romana.

Ad oggi non è chiara l’origine dell’appellativo ‘Schola’ con cui l’isolotto veniva indicato su diversi testi, carte e portolani tra il XVI e XVIII secolo. Durante il XX secolo vi è stato edificato un faro, alimentato da un impianto fotovoltaico automatizzato, reso maggiormente accessibile dalla costruzione di un piccolo approdo e di un’ampia scalinata in cemento.

Stato delle conoscenze


Nonostante le esigue dimensioni e la modesta consistenza dei suoi popolamenti vegetali e animali, Lampione ha richiamato l’attenzione di numerosi naturalisti, probabilmente per via della posizione isolata e per quella ‘aura’ di difficile accessibilità che circonda questo piccolo frammento di Africa nel mezzo del Canale di Sicilia. Il primo studioso che mette piede a Lampione è G. Gussone, che vi sbarca nel corso della sua esplorazione delle isole circumsiciliane nell’estate del 1828; ciò gli costerà peraltro un periodo di quarantena al suo successivo arrivo a Malta, poiché a quel tempo le isole disabitate erano ritenute focolai di malattie epidemiche. Durante la seconda metà dell’Ottocento, l’isolotto viene visitato da E.H. Giglioli, cui si devono i primi dati sull’avifauna e l’erpetofauna. Una ripresa dell’esplorazione biologica ha luogo a partire dagli anni Cinquanta, quando E. Zavattari coordina un ciclo di indagini sulla biogeografia delle Pelagie, cui fanno seguito numerose prospezioni autonome: tra il 1955 e il 1958 A. Di Martino compie indagini floristico-vegetazionali, mentre numerosi zoologi (F. Bernard, E. Gridelli, B. Lanza) si occupano di vari aspetti faunistici; nel 1959 J. Kohlmeyer raccoglie nuovi dati sui popolamenti animali e vegetali; le conoscenze botaniche vengono integrate dai risultati di nuove prospezioni compiute nel 1967 e nel 1985, rispettivamente, da F. Catanzaro e S. Brullo e collaboratori, mentre quelle zoologiche hanno un sensibile incremento tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, grazie alle indagini ornitologiche e alle raccolte invertebratologiche condotte principalmente da E. Moltoni e B. Massa. Durante gli ultimi vent’anni, la flora (incluso lo status tassonomico delle popolazioni di alcune specie) e la vegetazione di Lampione sono state oggetto di nuove ricerche coordinate da S. Pasta, mentre l’ecologia e la genetica di Podarcis filfolensis (Bedriaga) e Chalcides ocellatus Forsskål sono state studiate da M. Capula e da P. Lo Cascio e collaboratori; nuovi dati sui Procellariformi nidificanti sono stati raccolti da B. Massa e T. La Mantia, mentre altri studi hanno messo in luce alcuni aspetti biologici e biogeografici relativi all’entomofauna, tuttora in corso di indagine. Una sinossi delle conoscenze floristiche e faunistiche, accompagnata da un’analisi dei problemi di conservazione, è stata presentata da P. Lo Cascio e S. Pasta nel corso del congresso “Insularity and Biodiversity” tenutosi a Palermo nel 2012.

Interesse


La zona intertidale dell’isolotto ospita aspetti particolarmente ricchi ed integri di trottoir a vermeti (habitat 1170). La cintura costiera dell’isolotto è fortemente influenzata dall’apporto di aerosol marino e ospita formazioni casmofitiche aeroaline riferibili al Limonietum albidi (habitat 1240), in fase di forte regressione e localizzata sulla sua estremità settentrionale, e fruticeti alo-xeronitrofili ad Arthrocaulon meridionale Es. Ramírez, Rufo, Sánchez Mata et V. Fuente e Halimione portulacoides (L.) Aellen (habitat 1420). Nelle radure di tali formazioni si osservano Mesembryanthemum nodiflorum L., terofita ipernitrofila ad habitus succulento, ed alcune specie dei Saginetea maritimae (habitat 1310). Sul versante e sul pianoro sommitale si osservano aggruppamenti nitrofili a marcata impronta ruderale dominati da Malva arborea (L.) Webb & Berthel. e piccoli nuclei di arbusteto xeronitrofilo a Lycium intricatum Boiss. e Asparagus horridus L. (habitat 5320). La struttura e la composizione, nonché la distribuzione di tali consorzi sono fortemente condizionate dalla presenza di una grossa colonia di Larus michahellis (Naumann), protagonista di un sensibile incremento numerico durante gli ultimi decenni, la cui consistenza attuale è di circa 300 coppie.

Ciò potrebbe anche spiegare perché, nel corso dell’ultimo mezzo secolo, l’isolotto abbia registrato la perdita del 40% delle specie che componevano la sua flora; attualmente ne ospita 16, tra le quali Bellevalia pelagica C. Brullo, Brullo & Pasta e Limonium albidum Guss., che rappresentano due endemismi esclusivi, presenti con popolazioni di esigua dimensione (rispettivamente 60 e 20-30 individui). Anche la locale popolazione di Pancratium, attribuita a P. maritimum L., presenta peculiari caratteristiche ecologiche, fenologiche e morfologiche che suggeriscono la necessità di un approfondimento tassonomico.

Tra i Vertebrati terrestri, un certo rilievo assume la presenza di Podarcis filfolensis (Bedriaga), Lacertide endemico del distretto pelagico-maltese, la cui popolazione viene riferita alla sottospecie laurentiimuelleri (Fejervary), esclusiva di quest’isolotto e di Linosa, e mostra tipici caratteri microinsulari (elevata densità, dieta parzialmente erbivora). Oltre a L. michahellis, l’avifauna nidificante comprende due specie di notevole interesse conservazionistico: Calonectris diomedea (Scopoli), con 200-250 coppie secondo le stime più recenti, e Falco eleonorae Gené, con 5-7 coppie; la nidificazione di Hydrobates pelagicus subsp. melitensis Schembri deve essere confermata.

Gli invertebrati sono rappresentati da poche specie ma di grande interesse biogeografico. Il gasteropode Lampedusa lopadusae subsp. nodulosa (Monterosato), l’isopode Armadillidium hirtum subsp. pelagicum Arcangeli, i coleotteri Otiorhynchus poggii Di Marco, Osella & Zuppa, Glabrasida puncticollis subsp. moltonii (Canzoneri) e Opatrum validum subsp. rottenbergi Canzoneri sono noti come endemiti esclusivi dell’isolotto, mentre la locale popolazione del coleottero Tentyria sommieri Canzoneri, per lungo tempo considerata endemica di Lampione e di Linosa, appartiene in realtà a una specie distinta, attualmente in corso di descrizione. Anche il popolamento locale del gasteropode Trochoidea cumiae (Calcara) va riferito a una forma endemica esclusiva dell’isolotto, ancora inedita. Lampione inoltre rappresenta una delle poche stazioni italiane (insieme a Isola dei Conigli e Lampedusa) dei coleotteri Eutagenia aegyptiaca subsp. tunisea Normand e (insieme a Lampedusa) Geotrogus vorax Marseul, e addirittura l’unica nota a livello nazionale per il ragno Prodidomus amaranthinus (Lucas) e il coleottero Mordellistena oraniensis Pic. Con Lampedusa e Isola dei Conigli, infine, Lampione rappresenta l’areale del coleottero endemico Machlopsis doderoi Gridelli. Rimane tuttavia da chiarire sia l’effettiva identificazione, sia lo status tassonomico dell’imenottero formicide segnalato come Tetramorium punicum (Smith), dell’embiottero segnalato come Embia ramburi Rimsky-Korsakow, del coleottero Tenebrionidae appartenente al genere Catomus Allard e di alcuni ragni.

Pressioni


Pur ospitando popolamenti animali e vegetali caratterizzati da bassissima ricchezza specifica, Lampione riveste un’importanza veramente notevole sotto il profilo biologico e biogeografico: considerando le sole forme esclusive dell’isolotto, il tasso di endemismo si attesta infatti al 12,5% per la flora vascolare, al 22% per la gasteropodofauna e al 23,5% per la coleotterofauna.

Il disturbo indotto dalla massiccia presenza di Larus michahellis è la più probabile causa della sensibile perdita di biodiversità subita dal contingente floristico nell’arco dell’ultimo cinquantennio, con la scomparsa di Daucus rupestris Guss., apiacea descritta per l’isolotto la cui presenza oggi appare circoscritta a Lampedusa (Punta Grecale); anche la fauna, per la quale mancano tuttavia dati comparabili, potrebbe essere stata coinvolta nel processo di depauperamento dell’originalità biologica del piccolo ecosistema insulare. In particolare, pulli e adulti di Calonectris diomedea risultano esposti al rischio di predazione da parte dei gabbiani. 

Di contro, la posizione geografica piuttosto isolata e la scarsa accessibilità di Lampione, dovuta al frequente verificarsi di condizioni meteo-marine avverse, fanno ritenere trascurabile l’incidenza di un eventuale disturbo antropico, diretto o indiretto. Tra i detrattori ambientali individuati nel Piano di Gestione del Sito Natura 2000, tuttavia, si evidenzia la presenza di accumuli di rifiuti ferrosi e/o altre tipologie di materiale, abbandonati nei pressi del faro dal personale che periodicamente si occupa della sua manutenzione.

Gestione e Conservazione


Lampione ricade interamente nel perimetro della ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie – area marina e terrestre” e della ZSC ITA040002 “Isole di Lampedusa e Lampione”, per le quali è stato redatto un Piano di Gestione approvato dall’Assessorato al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con D.D.G. n. 590 del 25/06/2009 e D.D.G. n. 861 del 15/11/2010. L’isolotto, designato come Riserva Naturale Integrale, ricade  all’interno della Riserva Naturale Orientata “Isole di Linosa e Lampione”, istituita con Decreto Assessoriale n. 82 del 18/01/2000 ed affidata in gestione al Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale (DRSRT); esso ricade inoltre all’interno della ZSC ITA040014 “Fondali delle Isole Pelagie” e nell’ambito della zona C dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie”, istituita con D.M. del 21/10/2002 e gestita dal Comune di Lampedusa e Linosa.

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