ISSN 2970-2321

Cette fiche a été rédigée dans le cadre du projet d’Atlas encyclopédique des Petites Iles de Méditerranée, porté par le Conservatoire du Littoral, l’Initiative PIM, et leurs nombreux partenaires.
This sheet has been written as part of the encyclopedic Atlas of the Small Mediterranean Islands project, carried out by the Conservatoire du Littoral, the PIM Initiative and their numerous partners.
(https://pimatlas.org)

ISOLE

Cluster : South-Eastern Sicilian coast

Sous-bassin : SICILE

Isola di Capo Passero

Contributeur :

Salvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio

Date de création : 15/12/2017

Comune Portopalo di Capo Passero
Arcipelago
Area (ha) 36,52
Costa (metri) 3200
Distanza dalla costa (miglio nautico) 0,1
Altitudine massima (metri) 19
Coordinate geografiche Latitudine 36,686978
Longitudine 15,148458
Proprietà della terra /
Organo di gestione /
Stato di protezione nazionale /
internazionale /

Descrizione


L’Isola di Capo Passero ricade nel territorio comunale di Pachino ed è localizzata nell’estrema punta sud-orientale della Sicilia, dalla quale dista appena 300 m (Portopalo di Capo Passero). È la più grande ed interessante fra le 5 isolette prossime al promontorio di Pachino; ha forma ellittica (lunghezza massima c. 1238 m, larghezza massima c. 675 m) con una stretta appendice nella parte sud-occidentale che si estende nel mare verso Sud, una morfologia pianeggiante e lievemente inclinata verso la linea di costa lungo la direttrice NE-SW, si estende per una superficie di 35,6 ha e raggiunge un’elevazione massima di 21 m s.l.m.

Le rocce affioranti sono di natura prevalentemente carbonatica: la parte settentrionale e nord-orientale dell’isola sono caratterizzate da calcari rosati massivi o con accenno di stratificazione, contenenti rudiste, gasteropodi e macroforaminiferi del Cretaceo superiore (72-66 Ma), mentre la parte sud-orientale consta di calciruditi bianco-rosate a nummuliti del Paleocene-Eocene (60-40 Ma). Il banco calcareo della porzione meridionale dell’isola è coperto da sabbie recenti del Pleistocene superiore-Olocene. Infine, la parte SW dell’isola è costituita da vulcaniti del Cretaceo superiore: più in dettaglio, si tratta di tefriti derivanti da effusioni sottomarine, come attesta la presenza di pillow lavas, ialoclastiti e dicchi intraformazionali.

I depositi sabbiosi prevalgono lungo il breve tratto di costa posto a SW dell’isola, dove la costa si presenta piuttosto bassa e fortemente influenzata dall’azione dei venti provenienti dai quadranti meridionali e occidentali. I tratti costieri della parte nord-occidentale, settentrionale, nord-orientale e sud-orientale dell’isola si presentano rocciosi e frastagliati e sono caratterizzati da falesie, in alcuni punti a strapiombo sul mare, modellate da un intenso dinamismo litorale. Oggi come in passato l’azione erosiva modifica costantemente la linea di costa ed i sistemi dunali retrostanti, nonché la profondità dei bassi fondali che separano l’isola dalla Sicilia sud-orientale. Diverse fonti (portolani, mappe, incisioni, resoconti di comandanti e viaggiatori) attestano infatti che l’isola è stata ripetutamente connessa con l’isola maggiore, assumendo l’aspetto di promontorio roccioso proteso verso E. L’attuale fase di separazione è avvenuta nel corso del XVIII secolo, quando il regime delle correnti locali ha determinato lo smantellamento del cordone sabbioso e la formazione di una canale largo circa 250 m e profondo circa 2,5 m.

Per quanto concerne l’ambiente sommerso, l’andamento delle linee batimetriche segue fedelmente la linea di costa. I fondali rocciosi, costituiti prevalentemente da rocce calcaree, sono ricchissimi di piccole e grandi fessurazioni che in alcuni punti hanno dato vita a caverne sottomarine, anche di discreta ampiezza; sul versante orientale dell’isola sono invece presenti grandi distese sabbiose.

Sulla base dei dati termo-pluviometrici e dei venti della vicina stazione meteorologica di Cozzo Spadaro (51 m s.l.m.), relativi al periodo 1971-2000, le precipitazioni medie annue sono di circa 484 mm, mentre la temperatura media annua è di 22 °C (Atlante Climatico d’Italia del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare), lo stress termo-idrico è molto marcato e si protrae per ben sei mesi l’anno, da Aprile a Settembre. Il termotipo dell’area è di tipo termo-mediterraneo inferiore con ombrotipo secco inferiore. I venti predominanti provengono dal terzo quadrante, cui seguono con frequenza minore quelli del primo quadrante.

Tra le isole della Sicilia sud-orientale, Capo Passero è certamente l’isola che ha maggiormente risentito dell’azione dell’uomo. Essa era già munita di faro in epoca romana.

Nel punto più elevato si erge un castello, edificato tra il 1599 ed il 1610 sotto il regno dell’imperatore Carlo V, allo scopo di prevenire le incursioni corsare lungo le coste di Noto. Dall’inizio del XVII sino alla metà del XIX secolo una guarnigione di 10-25 uomini abitò nel forte, che tra il 1770 ed il 1848 svolse anche il ruolo di carcere. Nel 1871 venne edificato un piccolo faro sullo spigolo di NE, ed il forte ospitò il personale della Marina Militare addetto alla sua accensione notturna e, durante la prima guerra mondiale, anche una squadra di artiglieri dell’Esercito italiano. A partire dagli anni Cinquanta, a seguito dell’automatizzazione del faro, è cessata la presenza umana sull’isola. Piccoli appezzamenti di terreno nelle immediate adiacenze del castello furono coltivati sino al 1910, mentre ancora pochi decenni fa sull’isola venivano raccolte le foglie di Chamaerops humilus L. per ricavarne fibre.

Va segnalata anche la presenza sul lato nord-occidentale dell’isola di edifici un tempo adibiti al ricovero delle barche utilizzate per la pesca del tonno, di pertinenza della tonnara di Capo Passero situata sull’antistante costa siciliana. Tale tonnara esisteva già nel XV secolo; dopo alterne fortune essa registrò un ultimo periodo di attività tra la fine dell’800 e primi anni ’70 del Novecento; il suo ultimo utilizzo risale alla fine degli anni ’90.

Stato delle conoscenze


La flora vascolare dell’Isola di Capo Passero è stata studiata già sul finire del XVII secolo, quando uno dei pionieri della botanica moderna, l’inglese John Ray, compilò una lista delle piante osservatevi in attesa di riprendere il mare dopo un naufragio.

La componente vegetale dell’Isola di Capo Passero è stata indagata in maniera accurata tra il 1909 ed il 1917 in occasione di due visite effettuate da G. Albo, che censì 171 taxa vegetali. Ulteriori contributi alla conoscenza della sua flora e vegetazione sono stati forniti in seguito agli studi effettuati da Pirola negli anni Cinquanta del secolo scorso. Nel 1988, nell’ambito di ricerche promosse dall’Ente Fauna Siciliana I. Galletti ha segnalato alcune novità floristiche. I risultati delle indagini condotte tra il 1997 ed il 2000 da A. Cristaudo (Università di Catania), che hanno permesso di censire ben 264 taxa vegetali, combinati ai rilievi avviati recentemente da P. Minissale (Università di Catania) e S. Sciandrello (CUTGANA), permetteranno di avere a breve un quadro completo ed aggiornato sulla flora e la vegetazione dell’isola.

Le conoscenze faunistiche si devono soprattutto alle indagini condotte a partire dagli anni Novanta, promosse dall’Ente Fauna Siciliana, che hanno riguardato prevalentemente l’entomofauna.

Un censimento regolare dell’ornitofauna è stato condotto nel corso degli ultimi anni da R. Ientile.

Interesse


Secondo l’ultimo censimento disponibile, la flora vascolare dell’Isola di Capo Passero conta 255 taxa, alcuni dei quali rivestono un grande interesse fitogeografico, come Limonium hyblaeum Brullo, endemico dell’area iblea e di Favignana, Senecio pygmaeus DC. presente anche a Malta e Lampedusa, numerose specie comuni nel Mediterraneo orientale ma rarissime in Italia, quali Sarcopoterium spinosum (L.) Spach, Cichorium spinosum L., Senecio glaucus L. subsp. coronopifolius (Maire) C. Alexander, Aeluropus lagopoides (L.) Thwaites e Spergularia heldreichii Foucaud, specie segnalata di recente e di cui l’isolotto rappresenta l’unica stazione nota per la Sicilia.

Le comunità terofitiche psammo-alo-nitrofile pioniere dei Cakiletea maritimae (habitat 1210) caratterizzano l’antiduna, mentre le dune mobili dominate da Ammophila arenaria (L.) Link subsp. australis (Mabille) Lainz (habitat 2210) sono scarsamente rappresentate a causa di fattori di disturbo naturali e antropici. Un ampio tratto della costa meridionale è caratterizzato da formazioni retrodunali Ononis natrix L. subsp. ramosissima (Desf.) Batt. e Centaurea sphaerocephala L. (habitat 2220). Le schiarite della vegetazione psammofila perenne si insediano comunità prative a graminacee annue riferite ai Malcolmietalia (habitat 2230).

Nei contesti rocciosi prospicienti il mare e soggetti all’aerosol marino prevalgono aspetti di vegetazione suffruticosa alo-rupicola dei Crithmo-Limonietea (habitat 1240), in consorzio con comunità subalo-nitrofile dei Saginetea maritimae (habitat 1310) nelle piccole superfici depresse dove si registra l’accumulo di suolo fangoso-sabbioso.

Nelle aree più arretrate e rocciose soggette a sommersione durante l’alta marea o a causa delle mareggiate si insedia una vegetazione ad alofite perenni caratterizzata da Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) K. Koch, Suaeda vera J.F. Gmel., Halimione portulacoides (L.) Aellen e Limbarda crithmoides (L.) Dumort (habitat 1420). Comunità ruderali a terofite succulente come Mesembryanthemum nodiflorum L. e Beta vulgaris L. subsp. maritima (L.) Arcang. occupano estese superfici del settore NE ed E dell’isola, in prossimità del castello. Nella parte centrale, su suoli più maturi e in aree che risentono meno dell’aerosol marino, si osservano aspetti di macchia termo-xerofila con Chamaerops humilis, Pistacia lentiscus e diverse sclerofille sempreverdi riferibili all’OleoCeratonion (habitat 5330) e nuclei di frigana a Sarcopoterium spinosum (habitat 5420). Negli spazi aperti di tali formazioni pre-forestali si rinvengono mosaici di prateria xerica perenne e annua riferibili all’habitat 6220.

La fauna vertebrata terrestre non presenta elementi di particolare rilievo; tuttavia, in considerazione delle modeste dimensioni dell’isola, l’erpetofauna appare piuttosto ricca, e comprende Tarentola mauritanica (L.), Hemidactylus turcicus (L.), Podarcis siculus (Rafinesque-Schmaltz) e Chalcides ocellatus (Forsskål), mentre la segnalazione di Hierophis viridiflavus (Lacépède) necessita di conferma.

Di maggiore interesse risulta l’artropodofauna e, in particolare, la coleotterofauna, oggetto di alcuni studi, che comprende oltre 170 specie. Notevole la presenza del Geotrupidae Bobelasmus vaulogeri (Abeille de Perrin), specie considerata estremamente rara in Sicilia e presenta anche in Tunisia e Algeria, che probabilmente qui si alimenta delle feci di Oryctolagus cuniculus (L.). Per l’isola sono noti inoltre i Tenebrionidae Erodius siculus subsp. siculus Solier, Tentyria laevigata subsp. laevigata Steven, Stenosis melitana Reitter, Dichillus subtilis Kraatz, Oochrotus unicolor subsp. moltonii Canzoneri, endemici siciliani o siculo-maltesi; i Melyridae Dasytes metallicus (F.), endemico siciliano, e Dasytidius medius (Rottenberg), noto sulla base di pochissime segnalazioni per la Sicilia e la Tunisia, perlopiù storiche, che vive su infiorescenze di Chamaerops humilis. Tra gli altri insetti, va menzionata la presenza dell’ortottero Brachytrupes megacephalus (Lefebvre), a geonemia sardo-siculo-nordafricana.

A partire dal 2000, sull’isola nidifica Larus michahellis (Naumann), che attualmente conta circa 150 coppie; il sito rientra nell’area di foraggiamento di un altro laride, Larus audouinii Payraudeau, recentemente segnalato come nidificante nella vicina isola di Vendicari.

L’area sommersa che circonda l’isola è caratterizzata, su substrati rocciosi, da una successione di popolamenti a Cystoseira (C. amentacea var. stricta Montagne, C. elegans Sauvageau, C. barbatula Kuetzing e C. brachycarpa J. Agardh) riferiti all’habitat 1170. Si tratta di specie edificatrici in grado di formare comunità complesse, frutto della coabitazione di numerosi organismi animali e vegetali. I substrati sabbiosi sono colonizzati da vaste praterie a Posidonia oceanica (L.) Delile (habitat 1120), le cui foglie offrono rifugio a numerosi vertebrati ed invertebrati, di cui rappresentano anche la nursery. Cymodocea nodosa (Ucria) Aschers. è invece presente su sabbia mista a fango.

Un eccezionale interesse geo-paleontologico rivestono inoltre gli affioramenti fossiliferi a rudiste (es.: Hippurites cornucopiae De France, Sabinia aff. aniensis Parona, Microcaprina bulgarica Tzankov, ecc.) del Cretaceo superiore. Essi risultano molto ben visibili sulla scogliere nella punta orientale dell’isola, dove sono state messe in luce dalle attività d’estrazione di materiale lapideo durante la costruzione del castello.

Pressioni


L’unico disturbo alla componente vegetale deriva dall’accesso e dal calpestio dei bagnanti durante la stagione estiva e dalla presenza cospicua di Oryctolagus cuniculus; paradossalmente, è proprio questo animale che fornisce il pabulum indispensabile a garantire la permanenza del raro endemita Bolbelasmus romanorum, motivo per il quale appare quanto mai opportuno un programma di controllo demografico della specie in luogo della sua eradicazione. L’incremento delle coppie nidificanti di Larus michahellis costituisce invece un potenziale rischio sia per la flora e vegetazione locale, sia per la componente faunistica, e andrebbe attentamente monitorato.

L’ambiente marino è in gran parte integro e presenta un’elevata ricchezza di specie. Le principali forme di disturbo sono connesse all’attività di diporto durante la stagione balneare, dovuti perlopiù ai danni meccanici ai rizomi di posidonia causati dagli ancoraggi estivi sulle praterie e ad una non rispettosa fruizione delle coste da parte dei bagnanti, con conseguente calpestio e disturbo alla fauna. La specie aliena Caulerpa cylindracea Sonder ha parzialmente sostituito i locali popolamenti a Cymodocea nodosa; essa non sembra tuttavia costituire una grave minaccia per gli ecosistemi marini in quanto non mostra carattere invasivo.

Gestione e Conservazione


In seguito all’applicazione dei D.P.R. n° 365 e n° 637 del 30/08/1975, con i quali viene sancito il passaggio delle competenze in materia di beni culturali e ambientali dallo Stato alle Regioni, il forte di Capo Passero è divenuto proprietà della Regione Siciliana.

L’interesse biologico dell’isola giustifica ampiamente una nuova proposta di istituzione della Riserva Naturale Orientata “Isola di Capo Passero” tuttora inserita nel Piano regionale delle Riserve (1995). La prima istituzione, avvenuta nel 1995, è stata annullata da parte del T.A.R. di Palermo per vizi formali con sentenza n. 492/98 dell’11 dicembre 1997, depositata il 26 marzo 1998.

L’Isola di Capo Passero ricade all’interno dell’omonimo Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ITA 090001, mentre l’area sommersa che la circonda ricade nel SIC ITA090028 ’Fondali dell’Isola di Capo Passero’. Oltre ai già citati habitat 1120 e 1170, essa conta diverse grotte riferibili all’habitat 8330. L’ambito marino ospita comunità ben strutturate e presenta un elevato valore naturalistico e paesaggistico, con livelli significativi di biodiversità animale e vegetale. La presenza di popolamenti a Cystoseira e di estese praterie a Posidonia oceanica riveste una notevole importanza economica sia diretta, perché offre un prezioso sito di rifugio per numerose specie ittiche di grande interesse economico, sia indiretta, per il ruolo che tali organismi svolgono sia per il funzionamento complessivo della rete trofica locale sia per la fruizione turistica.

Sebbene il popolamento locale di Caulerpa cylindracea non maniefesti carattere di particolare invasività, il suo trend demografico merita di essere monitorato regolarmente.

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