ISSN 2970-2321
ISSN 2970-2321
Sottobacino : Sicilia
Scritto da : Salvatore Pasta ; Pietro Lo Cascio
Data di creazione : 27/05/2021
Per citare questa versione : PASTA, S., LO CASCIO, P. (2021). Foglio di cluster : Arcipelago Eoliano – Sottobacino : Sicilia. Atlas of Small Mediterranean Islands. https://pimatlas.org/explorer-atlas/clusters/arcipelago-eoliano/
Composizione del cluster : isole | 37 |
Composizione del cluster : arcipelaghi | ? |
Isole con almeno uno stato di protezione nazionale | ? |
Isole con almeno una protezione internazionale | ? |
Isole con almeno un ente gestore | ? |
L’Arcipelago Eoliano sorge nel Tirreno sud-orientale tra 38°21’ e 38°48’N e tra 14°20’ e 15°14’E, con una superficie complessiva di 115 km2. Comprende sette isole principali con una popolazione di 15388 unità (dati: 12/2015): nel settore centrale, Lipari (37,29 Km2; 602 m s.l.m.; 9727 ab.), Salina (26,38; 962; 2581) e Vulcano (20,87; 499; 1277); in quello NE, Stromboli (12,19; 926; 825) e Panarea (3,34; 420; 438); in quello W, Filicudi (9,49; 773; 384) e Alicudi (5,10; 666; 154). Vi sono inoltre una trentina di isolotti e scogli disabitati, la cui superficie è compresa tra 290000 (Basiluzzo) e poche decine di metri quadrati.
Le isole rappresentano la porzione emersa di un più vasto sistema vulcanico di forma semi-anulare, la cui origine ha una stretta relazione con i processi di subduzione legati alla convergenza tra le placche africana ed euroasiatica. L’inizio dell’attività in quest’area risale a circa 1 Ma, ma le isole attuali si sono formate soltanto nel corso degli ultimi 500000 anni e alcune (p.e. Alicudi, Stromboli, Vulcano) risultano molto più recenti (<100000 anni). Oggi i principali vulcani attivi sono La Fossa (a Vulcano), la cui ultima eruzione si è verificata tra il 1888 e il 1890, e lo Stromboli, dove l’attività è costante con frequenti eruzioni di bassa intensità e occasionali effusioni laviche; a Panarea, tra il 2002 e il 2003, un apparato sommerso è stato interessato da episodi parossistici dovuti alla sussistenza di “sacche” magmatiche che interagiscono con il sistema idrotermale superficiale.
Le precipitazioni hanno valori medi annui compresi tra 502 e 668 mm, mentre le temperature medie annue si aggirano intorno ai 18 °C; altitudine ed esposizione possono tuttavia determinare sensibili differenze climatiche tra le diverse isole. I valori di umidità relativa risultano generalmente elevati e in estate possono superare il 90% nelle ore notturne, con intensi depositi di rugiada che assolvono un ruolo importante sotto il profilo ecologico, apportando una fonte supplementare di acqua alla vegetazione. I venti dominanti sono quelli da W e NW; il 60% delle burrasche è originato da venti provenienti da questi quadranti, mentre solo il 20% da quelli di SE. Sotto il profilo bioclimatico, le isole ricadono in prevalenza nel piano Termomediterraneo con termotipo Superiore e ombrotipo Secco Superiore; i versanti costieri meridionali si inquadrano nel termotipo Inferiore e nell’ombrotipo Subumido Inferiore, mentre le aree sommitali rientrano nel termotipo Superiore e nell’ombrotipo Subumido Inferiore. Il piano bioclimatico Mesomediterraneo è infine rappresentato soltanto nella parte più alta di Salina, che – non a caso – ospita formazioni forestali mature e ben strutturate.
La presenza antropica sull’arcipelago vanta una storia lunga e complessa. I primi insediamenti risalgono alla fine del VI millennio a.C. (Lipari e Salina), e durante il Neolitico le comunità insulari sono molto attive nell’esportazione dell’ossidiana; anche l’età del Bronzo registra la presenza di villaggi rurali in tutte le isole (tranne Vulcano, disabitata fino al XVII secolo d.C.) caratterizzati da strette relazioni culturali con l’Egeo. Dopo alcuni secoli di abbandono, nel V secolo a.C. le Eolie vengono colonizzate da un nucleo di Cnidii che fonda la Lipàra greca, poi occupata dai Romani (II sec. a.C.); nell’alto Medioevo si verifica un nuovo periodo di abbandono, cui segue l’occupazione normanna (1090 d.C.). Da questo momento, la storia delle Eolie riflette le alterne vicende geopolitiche della Sicilia e, dopo il 1861, del Regno d’Italia. La principale risorsa economica delle isole è l’agricoltura, in particolare la viticoltura: ciò – insieme a una generale recessione – determina una profonda crisi e forti flussi migratori quando, alla fine del XIX secolo, la fillossera distrugge gran parte dei vigneti. A partire dalla seconda metà del XX secolo, il turismo si afferma come fattore trainante per le comunità locali, oggi nuovamente interessate da un trend demografico positivo.
Indagini botaniche sono state condotte a partire dal XIX secolo, principalmente a opera di G. Gussone e M. Lojacono-Pojero, e hanno registrato una positiva ripresa durante gli ultimi decenni, grazie a G. Ferro, S. Brullo, S. Pasta e vari altri ricercatori; sulla scorta di oltre 250 pubblicazioni che contengono dati floristici e sulla vegetazione, le conoscenze sul comprensorio possono essere considerate abbastanza esaustive, sebbene ad oggi manchi un compendio generale della flora dell’arcipelago.
A eccezione di poche segnalazioni ottocentesche prevalentemente riguardanti l’ornitofauna, la maggior parte delle conoscenze faunistiche si è invece delineata nel corso della seconda metà del XX secolo; le prime indagini sistematiche hanno preso avvio con le campagne del C.N.R. (Progetto “Piccole Isole”) e hanno avuto una significativa implementazione durante gli ultimi due decenni, con la descrizione di numerose delle specie endemiche di invertebrati attualmente note.
Dopo alcuni studi pionieristici condotti a cavallo tra la fine del XIX e i primi anni del XX secolo, le conoscenze sul patrimonio archeologico hanno registrato una felice stagione di scoperte di grande rilevanza, anche in termini di riferimenti cronologici e culturali per la preistoria e la protostoria del Mediterraneo, grazie al lavoro condotto da L. Bernabò Brea e M. Cavalier, cui si devono – in particolare – la realizzazione del Museo archeologico regionale di Lipari, gli scavi nei villaggi protostorici di Filicudi, Salina, Panarea e Lipari e quelli delle aree urbane di età greca e romana in quest’ultima. Attualmente le indagini proseguono con nuovi saggi nei siti dell’età del Bronzo a Filicudi e Stromboli e attraverso lo studio di copioso materiale che forma le collezioni del Museo di Lipari.
Le Eolie hanno costituito un riferimento fondamentale per lo sviluppo delle scienze della Terra, in particolare per quanto attiene la vulcanologia, e tale ruolo è stato pienamente recepito nelle motivazioni alla base dell’inclusione dell’arcipelago nella World Heritage List dell’UNESCO. Durante gli ultimi decenni è stata realizzata una sostanziale revisione della cartografia geologica di tutte le isole, sulla base dei nuovi risultati dovuti agli studi stratigrafici e dei terrazzi marini, mentre accurate datazioni con metodi sempre più raffinati hanno permesso di rivedere il quadro cronologico dell’origine e dell’evoluzione dell’Arco vulcanico eoliano; inoltre, una costante attività di monitoraggio degli apparati di Stromboli, Vulcano e Panarea ha permesso di acquisire importanti informazioni sulla dinamica degli eventi eruttivi e, più a vasta scala, anche sulla geodinamica del vulcanismo nel Basso Tirreno.
Box 1. Eliomys quercinus liparensis, un probabile caso di estinzione insulare.
La presenza a Lipari di Eliomys quercinus è stata accertata per la prima volta alla fine degli anni Cinquanta da H. Kahmann, che ha riferito la popolazione a una nuova sottospecie (liparensis) sulla base di alcune caratteristiche distintive (maggiori dimensioni rispetto alla media della specie, parte apicale della coda di colore nero). Lo zoologo tedesco la indicava come frequente negli ambienti a margine dei coltivi delle zone più elevate dell’isola [muri in pietra a secco, siepi di Opuntia ficus-indica (L.) Mill.], e ipotizzava che l’incremento della taglia dipendesse dalla forte competizione con Rattus rattus L., che occupava la medesima nicchia ecologica. In realtà, la specie era ben nota ai locali con il nome vernacolare “surici mastruognolu” e veniva usata addirittura come rimedio popolare, dandola in pasto ai bambini contro l’incontinenza. Le ultime osservazioni risalgono però ai primi anni Novanta. Nel 2004, M. Sarà e collaboratori hanno avviato una campagna di trappolamento, che però non ha fornito alcun esito; nelle località riportate da Kahmann è infatti risultato presente soltanto il ratto.
Bibliografia
Kahmann H., 1960. Der Gartenschläfer auf der Insel Lipari (Provinz Messina), Eliomys quercinus liparensis n. subsp., und die Gartenschläfer-Unterarten im Westteil des Mittelmeerraumes. Zoologischer Anzeiger, 164: 172-185.
Sarà M., 2008. Quercino Eliomys quercinus (L., 1758). In: AA.VV., Atlante della biodiversità della Sicilia: Vertebrati terrestri. Collana Studi e Ricerche 6, ARPA Sicilia, Palermo, pp. 54-56.
Con oltre 900 taxa vegetali vascolari complessivamente censiti, le Eolie risultano il cluster caratterizzato da maggiore ricchezza floristica tra quelli nei quali è suddiviso il sottobacino siciliano. Gli endemiti esclusivi sono sette: Anthemis aeolica Lojac., Bituminaria basaltica Miniss., C. Brullo, Brullo, Giusso & Sciandr., Centaurea aeolica Lojac. subsp. aeolica, Cytisus aeolicus Guss., Erysimum brulloi Ferro, Genista tyrrhena Vals. subsp. tyrrhena e Silene hicesiae Brullo & Signorello; per altri quattro endemiti, Dianthus rupicola Biv. subsp. aeolicus (Lojac.) Brullo & Miniss., Limonium minutiflorum (Guss.) O. Kuntze, Ranunculus spicatus Desf. subsp. rupestris (Guss.) Maire e Seseli bocconi Guss., l’areale risulta esteso ad alcune aree circoscritte nella vicina Sicilia, mentre l’arcipelago ospita diverse entità endemiche regionali e/o dell’area tirrenica, tra le quali Bellis margaritaefolia Huter, Porta & Rigo, Eokochia saxicola (Guss.) Freitag & G.Kadereit, Helichrysum litoreum Guss., Matthiola incana (L.) R.Br. subsp. rupestris (Raf.) Nyman e Micromeria graeca (L.) Rchb. subsp. consentina (Ten.) Guinea, o a distribuzione mediterranea centro-occidentale e piuttosto rare, come Hyoseris lucida L. subsp. taurina (Martinoli) Peruzzi & Vangelisti e Iberis semperflorens L.
Ad eccezione dei contesti ecologici più conservativi (litorali e isolotti, rupi), la struttura e la dinamica della vegetazione riflettono i processi di successione, tuttora in atto, che coinvolgono prevalentemente ex-coltivi; a seconda dell’età di abbandono, dell’altitudine e dell’esposizione, ma anche dell’incidenza dei vari fattori di disturbo, nei versanti delle isole – più o meno estesamente terrazzati – trovano grande diffusione le praterie xeriche (habitat 6220), le formazioni termofile con Euphorbia dendroides L. e, soprattutto, gli arbusteti termomediterranei (habitat 5330), che in condizioni ottimali e nelle zone più elevate evolvono verso formazioni dominate da Erica arborea L. e Arbutus unedo L. di notevole pregio. Anche se floristicamente “poveri”, degni di nota sotto il profilo ecologico risultano gli esempi di vegetazione pioniera riscontrabili sui vulcani attivi (La Fossa e Stromboli). Di contro, le formazioni boschive naturali e seminaturali si presentano estremamente degradate: nuclei di Quercus ilex L. di modesta estensione sopravvivono soltanto a Lipari, Vulcano e Stromboli, mentre a Salina ampie porzioni sommitali sono state riforestate con alberi alloctoni (M. Fossa delle Felci).
Tra i Vertebrati terrestri, l’elemento che riveste maggiore interesse sotto il profilo biogeografico e conservazionistico è il Lacertide endemico Podarcis raffonei (Mertens), distribuito soltanto su tre isolotti; il Gliride Eliomys quercinus ssp. liparensis Kahmann, endemico di Lipari, è invece probabilmente estinto da qualche decennio. L’avifauna comprende un vasto numero di specie (>200 censite), costituito soprattutto dai migratori che attraversano il Tirreno; tra quelle nidificanti (circa 40 specie), Falco eleonorae Gené, Falco peregrinus Tunstall, Puffinus yelkouan (Acerbi), Calonectris diomedea (Scopoli), Sylvia undata (Boddaert) e Hydrobates pelagicus L. rivestono particolare interesse conservazionistico, e l’ultima ha qui le uniche popolazioni riproduttive del Tirreno meridionale. Tra gli invertebrati, i gasteropodi Helicotricha carusoi Giusti, Manganelli & Crisci (genere endemico), Hypnophila incerta (Bourguignat), Limax aeolianus Giusti, Oxychilus alicurensis (Benoit) e O. lagrecai Giusti, l’omottero Adarrus aeolianus D’Urso, i coleotteri Anoxia moltonii (Sabatinelli), Anthaxia flaviae Lo Cascio & Sparacio, Catomus aeolicus Ponel, Lo Cascio & Soldati, Firminus massai Arnone, Lo Cascio & Grita, Leptoderis zelmerloewae Ferrer, Nalassus pastai Aliquò, Leo & Lo Cascio, Ocys beatricis Magrini, Cecchi & Lo Cascio, Otiorhynchus meligunensis Magnano e Pseudomeira aeolica Bellò, Pesarini & Pierotti, il lepidottero Hipparchia leighebi Kudrna, rappresentano gli elementi più espressivi della fauna endemica dell’arcipelago.
Box 2. Il citiso delle Eolie Cytisus aeolicus.
Alquanto isolata nell’ambito del proprio genere, tanto da essere collocata in una sezione autonoma (Dendrocytisus), questa specie costituisce un enigma biogeografico: la giovane età dell’arcipelago infatti si raccorda male al notevole grado di differenziazione di questo endemismo esclusivo, oggi presente a Stromboli, Vulcano e Alicudi. Tale distribuzione è chiaramente di tipo relitto; ancora nell’Ottocento la specie era certamente presente anche a Lipari, dove era stato descritto come taxon autonomo sotto il binomio Cytisus bartolottai Todaro & Mandralisca, ed è probabile che gran parte delle sue popolazioni siano andate distrutte nel corso della più intensa fase di disboscamento delle Eolie, tra il XVII e il XIX secolo. Prima di essere “riscoperta” da G. Gussone nel 1828, era stata celebrata già nella “Storia delle Piante” di Teofrasto (II sec. a.C.) per le sue virtù foraggere. L’attuale consistenza globale della specie è stimata in circa 1000 individui, prevalentemente concentrati in stazioni semi-rupestri sul versante orientale di Stromboli, a quote comprese tra 350 e 600 m s.l.m. e su una superficie di circa 2 km2. Di certo, la biologia e l’ecologia della specie non ne agevolano le prospettive di conservazione a lungo termine: il tasso di germinazione dei semi risulta molto basso, mentre quello di mortalità delle plantule nella fase iniziale di crescita è elevato; lo sviluppo è inoltre legato alla presenza nel suolo di batteri azotofissatori del genere Bradyrhizobium. Per tale ragione, Cytisus aeolicus Guss. è stato incluso in Allegato 2 alla Direttiva 43/92 ‘Habitat’ dell’UE come specie prioritaria.
Bibliografia
Conte L., Troìa A. & Cristofolini G., 1998. Genetic diversity in Cytisus aeolicus Guss. (Leguminosae), a rare endemite of the Italian flora. Plant Biosystems, 132 (3): 239-249.
Cristofolini G., Troìa A., 2006. A reassessment of the sections of the genus Cytisus Desf. (Cytiseae, Leguminosae). Taxon, 55 (3): 733-746.
Zaia R., Pasta S., Di Rita F., Laudicina V.A., Lo Cascio P., Magri D., Troia A. & Guarino R., 2020. Staying alive on an active volcano: 80 years population dynamics of Cytisus aeolicus (Fabaceae) from Stromboli (Aeolian Islands, Italy). Ecological Processes, 9: 64.
Box 3. Gli estremofili di Vulcano.
A partire dagli anni Ottanta, Vulcano è divenuta lo scenario delle più interessanti e promettenti scoperte nel campo degli organismi estremofili; più della metà degli Archaea e dei Bacteria ipertermofili attualmente noti a livello globale, ovvero decine di specie appartenenti ai generi Thermotoga, Staphylothermus, Thermodiscus, Pyrodictium, Pyrococcus, Archaeoglobus, Ferroglobus, sono stati isolati per la prima volta nelle fumarole e nei pozzi geotermici dell’isola. Al di là delle implicazioni biologico-evolutive – gli Archaea rappresentano quanto di più simile al nostro antichissimo progenitore unicellulare esista oggi sulla Terra e mantengono la stessa struttura da oltre 3 miliardi di anni – il crescente interesse dei microbiologi verso questi organismi è motivato dalle allettanti potenzialità di applicazione al settore delle biotecnologie dei loro processi metabolici e della termostabilità dei loro enzimi, caratteristiche che consentono loro di vivere e prosperare a temperature proibitive (oltre 100 °C) e in ambienti acidi, privi di ossigeno e saturi di sostanze tossiche come il metano e lo zolfo. L’eccezionale diversità degli ipertermofili di Vulcano è pari alla loro straordinaria abbondanza: la densità viene stimata intorno a 10000-100000 cellule per ml nei fluidi e addirittura a 100 milioni per cm3 nei sedimenti delle sorgenti idrotermali.
Bibliografia
Amend J.P., 2009. A brief review of microbial geochemistry in the shallow-sea hydrothermal system of Vulcano Island (Italy). In: Merkel B.J. & Schipek M. (eds.), 1st International Workshop “Research in shallow marine and fresh water systems” (Freiberg, 14-16 May 2009). Proceedings. Freiberg Online Geology, 22: 61-67.
Stetter K.O., 2005. Volcanoes, hydrothermal venting, and the origin of life. In: Martí J. & Ernst G.G. (eds.), Volcanoes and the Environment. Cambridge University Press, New York, pp. 175-206.
Come ormai ampiamente sperimentato a livello globale, il turismo apporta indiscutibili benefici all’economia di un territorio, ma è anche in grado di comprometterne rapidamente le caratteristiche ambientali e persino di snaturare i modelli culturali e sociali delle comunità locali. Il turismo è, allo stesso tempo, la maggiore risorsa e il problema principale delle Eolie: con 500000 presenze annue (probabilmente sottostimate), l’arcipelago rappresenta la più importante destinazione turistica tra i cluster siciliani. A partire dalla seconda metà del XX secolo, il turismo ha soppiantato la tradizionale economia di tipo rurale e determinato un irreversibile abbandono dell’agricoltura; se da un lato ciò favorisce un progressivo ripristino del grado di naturalità negli ex-coltivi diffusi sul territorio, dall’altro tale fenomeno ne espone una consistente parte a varie forme di degrado: l’assenza di manutenzione dei paesaggi a terrazze (in alcune isole estesi per il 30-40% della superficie) rischia di trasformarli in vaste e omogenee pietraie, causando una sensibile perdita di biodiversità; inoltre, la dismissione dell’uso del territorio determina l’insorgere di gravi problemi ambientali (incendi, erosione dei versanti, dissesto idrogeologico, espansione di specie invasive). Anche se oggi la situazione appare meno critica rispetto al recente passato, in alcune isole il turismo ha inoltre determinato un forte impulso allo sviluppo – spesso caotico – dell’edilizia ricettiva (residenziale e alberghiera): un caso limite è quello di Vulcano, dove l’area del porto e la penisola di Vulcanello sono state oggetto di una massiccia quanto repentina cementificazione e la superficie delle aree urbanizzate è passata da 5,6 ha nel 1954 a 193 nel 2007. Durante gli ultimi anni si è invece acuito il problema del massiccio afflusso di visitatori provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria a bordo di motonavi per crociere giornaliere; si tratta di migliaia di unità che determinano un forte impatto sulla “capacità di carico” delle isole più piccole (p.e. Panarea e Stromboli), anche se il fenomeno investe soprattutto i centri abitati e le aree costiere e solo marginalmente le aree di maggior rilievo biologico e conservazionistico. In generale, il picco di presenze turistiche nel periodo estivo determina problemi legati all’aumento del traffico veicolare e nautico e della dispersione nell’atmosfera e in mare di idrocarburi combusti, della produzione di rifiuti, del consumo dell’acqua, nonché un processo di “domesticazione” stagionale dei litorali sabbiosi o misti a sabbia e ciottoli: p.e., sempre a Vulcano questo è responsabile della drastica contrazione registrata per le aree occupate dal Cypero mucronati-Agropyretum juncei (Kühnholtz-Lordat 1923) Br.-Bl. 1933, l’aspetto più maturo di vegetazione dunale dell’arcipelago.
Tra gli altri fattori che incidono negativamente sugli equilibri dei contesti naturali vanno considerati: il pascolo brado di ovini e caprini (Alicudi, Vulcano, Stromboli); il bracconaggio e in generale l’attività venatoria (Lipari, Vulcano e Filicudi) che, oltre a produrre un disturbo diretto alla fauna, spesso sono all’origine di incendi dolosi; il disturbo connesso a transito e/o stazionamento di veicoli (Lipari e Vulcano), mezzi nautici (tutte le isole a eccezione di Alicudi) ed elicotteri (Panarea e Filicudi); l’espansione di specie vegetali alloctone e invasive (soprattutto Lipari, Panarea e Alicudi); l’incremento delle popolazioni di Larus michahellis (Naumann) (isolotti minori), fenomeno che in passato ha riguardato anche quelle di Corvus corax L. a causa della presenza in molte isole di discariche a cielo aperto, oggi dismesse ma quasi mai bonificate; l’uso di pesticidi nei vigneti a conduzione semi-industriale (Salina e Lipari). Infine, la scarsa percezione a livello locale dell’importanza delle valenze ambientali del territorio e dell’adozione di buone pratiche costituisce il tessuto antropologico sul quale si innestano molti dei problemi sopra richiamati.
La maggior parte dell’arcipelago risulta designata come Z.P.S. (ITA030044 ‘Arcipelago delle Eolie – aree marine e terrestri’), all’interno della quale vengono inoltre individuate 9 Z.S.C. (Lipari ITA030030; Salina ITA030028, ITA030029, ITA030041; Vulcano ITA030027; Stromboli e Strombolicchio ITA030026; Filicudi ITA030024; Alicudi ITA030023; Panarea e isolotti satelliti ITA030025). Nel 2009 è stato redatto un Piano di Gestione, contenente numerose prescrizioni e indicazioni operative, approvato dall’Assessorato al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con D.D.G. n. 120 dell’08/03/2013; tuttavia, la ripartizione delle competenze tra Regione, Provincia (convertita da una recente riforma in Città metropolitana) e municipalità locali in materia di gestione dei siti Natura 2000 risulta ambigua e talvolta anche contraddittoria, condizione che determina un’evidente stagnazione nell’avvio delle azioni previste.
Tra gli anni Ottanta e Novanta è stato completato l’iter istitutivo delle aree protette nelle isole Alicudi, Filicudi, Panarea, Salina e Stromboli, con regime di Riserva Naturale Orientata e, in qualche piccola porzione del territorio, di Riserva Naturale Integrale; a eccezione di Salina, affidata alla Provincia regionale di Messina e dotata di un presidio locale, le riserve sono gestite dal Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e del Territorio (già Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia), la cui azione è fortemente condizionata dall’assenza di sedi e di personale sul territorio. Altre due aree protette, individuate nelle isole Lipari e Vulcano, sono attualmente sospese a seguito di ricorsi presentati dal Comune di Lipari e da associazioni venatorie e parzialmente accolti dal Tribunale Amministrativo Regionale. Successivamente, la Legge n. 244 del 24/12/2007 ha previsto l’istituzione del Parco Nazionale delle Isole Eolie, ma tale iniziativa – che avrebbe potuto implementare e rendere omogeneo il livello di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali dell’arcipelago – non ha avuto seguito, anche per effetto dell’opposizione di alcune istituzioni locali. Analoga sorte ha riguardato anche l’Area Marina Protetta, prevista dalla Legge n. 979/82 e che sembrava sul punto di materializzarsi alla fine degli anni Novanta, prima di incontrare lo sfavore delle amministrazioni comunali di Lipari; tuttavia, l’argomento è ancora oggi al centro di un acceso dibattito e viene periodicamente riproposto.
Con il documento WHC-2000/CONF.204.21, nel 2000 le Eolie sono state iscritte alla World Heritage List dell’UNESCO per l’elevato valore scientifico e didattico del complesso di vulcani attivi e spenti che ha dato luogo alla formazione dell’arcipelago. Nel “Mission Report” WHC-07/31.COM, presentato alla 31a sessione del World Heritage Committee, è stata avanzata la proposta di estendere tale riconoscimento anche alla biodiversità terrestre e marina, ma fino ad oggi l’iniziativa non ha registrato progressi. Anche in questo caso, nonostante nel 2008 sia stato redatto un apposito Piano di Gestione del Sito UNESCO, la Regione Siciliana e le municipalità locali non hanno avviato il successivo percorso gestionale, né individuato o costituito un soggetto a tale scopo, vanificando così le molteplici opportunità – anche in termini di supporto finanziario – che potrebbero mettere il World Heritage Site Isole Eolie in condizione di investire nel recupero e nella valorizzazione del territorio.
Tabella riassuntiva dei cluster e delle isole nel sottobacino
NOMBRE DEL CLUSTER | NOMBRE DE LAS ISLAS E ISLOTESNOME DELLE ISOLE E DEGLI ISOLOTTI | NOME DELL’ARCIPELAGO | Area (ha) | Altitudine massima (metro) | Linea costiera (metri) | Distanza dalla costa (miglio nautico) | Coordinate geografiche | Proprietà | Isole con almeno uno status protetto | Presenza di un manager | |
Latitudine | Longitudine | ||||||||||
Aeolian Archipelago | Salina | 2680 | 962 | 21500 | 0,01 | 38,563417 | 14,835961 | ||||
Vulcano | 2100 | 23200 | 0,01 | 38,394025 | 14,972094 | ||||||
Stromboli | 1260 | 14200 | 0,01 | 38,793111 | 15,214811 | ||||||
Filicudi | 970 | 774 | 13400 | 0,01 | 38,571764 | 14,561325 | |||||
Alicudi | 520 | 675 | 8200 | 0,01 | 38,543119 | 14,353833 | |||||
Panarea | 340 | 420 | 7200 | 0,01 | 38,636408 | 15,066478 | |||||
Scoglio La Nave | 230 | 0,01 | 38,647003 | 15,064244 | |||||||
Lisca Bianca | 4 | 0,01 | 38,639161 | 15,114 | |||||||
Dattilo | 0,01 | 38,639208 | 15,097297 | ||||||||
Panarelli | 0,01 | 38,642217 | 15,099689 | ||||||||
Bottaro | 0,01 | 38,637581 | 15,110733 | ||||||||
Lisca Nera | 0,01 | 38,634692 | 15,106592 | ||||||||
Basiluzzo | 30 | 0,01 | 38,663497 | 15,114539 | |||||||
Faraglione del Perciato | 0,07 | 42 | 110 | 0,01 | 38,444583 | 14,942681 | |||||
Faraglione di Cala Fico Grande o di Terra | 0,36 | 32 | 245 | 0,01 | 38,479544 | 14,899164 | |||||
Faraglione di Cala Fico Piccolo o di Fuori | 0,15 | 31 | 155 | 0,04 | 38,479811 | 14,898647 | |||||
Scoglio delle Sirene,Faraglione di Porto Ponente | 0,15 | 21 | 165 | 0,03 | 38,4202 | 14,951086 | |||||
Faraglione di Punta Crapazza | 0,2 | 26 | 170 | 0,01 | 38,438761 | 14,954178 | |||||
La Canna | 0,35 | 71 | 225 | 0,800001 | 38,582222 | 14,521353 | |||||
a Parmara,Scoglio Torricella di Fuori | 0,32 | 34 | 285 | 0,04 | 38,492689 | 14,899369 | |||||
Pietra del Bagno | 0,33 | 21 | 220 | 0,2 | 38,474928 | 14,895967 | |||||
Pietra Lunga,Pietra Longa | 0,13 | 60 | 155 | 0,1 | 38,439733 | 14,943044 | |||||
Pietra Menalda | 0,15 | 28 | 165 | 0,2 | 38,438858 | 14,941764 | |||||
Pietra Quaglietto | 0,52 | 34 | 270 | 0,02 | 38,399811 | 14,938578 | |||||
‘u Briantinu,Scoglio Bastimento | 0,01 | 38,625339 | 15,061666 | ||||||||
Scoglio di San Giuseppe | 0,02 | 5 | 50 | 0,01 | 38,443762 | 14,959416 | |||||
Faraglione di Pollara,Scoglio Faraglione | 0,58 | 33 | 300 | 0,2 | 38,579417 | 14,800797 | |||||
Scoglio Giafante | 0,14 | 23 | 155 | 0,05 | 38,586778 | 14,546161 | |||||
Scoglio Torricella di Terra,Scoglio Lungo di Palmeto | 0,0800001 | 37 | 115 | 0,01 | 38,492228 | 14,900147 | |||||
Spinazzola | 0,52 | 79 | 305 | 0,02 | 38,6646 | 15,10808 | |||||
La Scarpa | 0,3 | 0,01 | 38,485972 | 14,897264 | |||||||
Formiche di Lipari | 17 | 0,0900001 | 38,443319 | 14,939831 | |||||||
Scoglio del Drago | 5 | 38,496006 | 14,901819 | ||||||||
U Brigghiu | 38,441778 | 14,9446 | |||||||||
Scoglio Montenassari | 38,582256 | 14,52711 | |||||||||
Lipari | 38,49023 | 14,9342 | |||||||||
Stromboliccio | 0,3 | 38,817221 | 15,251946 |